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SBK, ESCLUSIVA - Lavilla: “Non siamo qua per fare business sulla vita dei piloti”

“Nell’ultima settimana ho sentito tante opinioni sbagliate e senza fondamento. Volendo possiamo anche cancellare la SuperSport300, a Dorna basta la Superbike per reggersi in piedi. Il prossimo anno la SSP300 avrà meno pilota il via, questo significherà meno lavoro e opportunità”

SBK: ESCLUSIVA - Lavilla: “Non siamo qua per fare business sulla vita dei piloti”

Portimao ha celebrato nella giornata di sabato la vittoria del titolo di Huertas, giunta sette giorni dopo la tragica scomparsa di Dean Berta Vinales. Una settimana non certo semplice per gli appassionati delle corse, ma soprattutto per il paddock delle derivate, di scena questo weekend sul tracciato di Algarve per l’ultimo round del trittico.

In merito ai recenti fatti, Gregorio Lavilla ci ha voluto dedicare parte del suo tempo per concederci una lunga intervista, incentrata prevalentemente su quanto accaduto lo scorso weekend sul tracciato andaluso.

“Nell’ultima settimana ho sentito tante opinioni e dichiarazioni – ha detto Gregorio – tutte le opinioni sono da ascoltare, ma la maggior parte di queste sono sbagliate e senza fondamento. Ho sentito parlare di business, denaro. Ho letto che a Dorna interessano solo i soldi a discapito della vita dei giovani piloti. Tutto ciò è falso è sbagliato, nonché privo di ogni fondamento. E voglio subito spiegare il perché”.

Certo!
“A Dorna basta la Superbike per reggersi in piedi, dato che la maggior parte dei nostri investimenti ed entrate derivano proprio dalla top class. Questo è il primo punto che ci tengo a chiarire, perché volendo possiamo anche cancellarla questa SuperSport300, ma non credo sia intelligente. Mi dispiace però sentire che ci servono i soldi dei giovani di 15 anni per fare andare avanti lo show. Non è assolutamente vero. Volete sapere cosa facciamo dei soldi della SuperSport300? Li utilizziamo per investire e dare opportunità rivolte ai giovani, creando nuove piattaforme per esprimere le loro qualità. Questo facciamo con i soldi della SSP300, ovvero dare opportunità per correre in un contesto professionale come quello del paddock della Superbike, che come ben sappiamo ha dei costi. I costì da sostenere sappiamo bene quali sono poi: i commissari, gli addetti ai lavori e tutta la gente che opera all’interno di questo paddock per consentire la buona riuscita di ogni evento. Oltre a questo ci sono poi i premi per i risultati ottenuti. Il discorso economico è un aspetto che vorrei chiarire fin da subito, perché non è ammissibile sentire dire che a noi interessa dei soldi senza badare alla vita di un giovane. Anch’io sono stato un pilota in passato e so bene cosa significhi”

Gregorio, non pensi che quanto accaduto poteva essere evitato?
“Io sono dell’idea che il nostro compito è operare per prevenire, ma purtroppo certe fatalità non possono essere evitate. Credo siano inevitabili e di questo ne sono profondamente colpito, fidatevi. Quando una moto ti rimane davanti purtroppo è un problema e l’abbiamo visto. La prima regola del nostro mondo è: “Motorsport is dangerous”, questo significa che c’è una percentuale di pericolo, alla quale non vogliamo pensarci quando entriamo in pista, ma che esiste. O accettiamo questo rischio oppure iniziamo a correre da soli senza altri piloti in pista. Non ci sono tante altre alternative. Questa è la realtà”.

L’altro giorno, durante la conferenza di Austin, Rossi ha detto che non conta l’età, ma l’aggressività dei giovani. Condividi?         
“In questo sport, come anche negli altri, si vuole emergere per mostrare le proprie qualità e questo porta inevitabilmente a un confronto tra persone o piloti. I giovani hanno voglia di mostrare il proprio potenziale nel mondo delle moto, così come in tutti gli altri sport. Il nostro compito è quello di prevenire cere dinamiche affinché non si verifichino nuovamente”.

C’è poi la questione legata al numero dei piloti. Cosa pensate di fare?
“Il prossimo anno ci sarà una riduzione del numero dei piloti al via. Questo posso dirlo fin da ora senza alcun tipo di problema. Abbiamo iniziato un confronto con FIM e poi ne parleremo anche con le squadre nelle prossime settimane. La riduzione dei partecipanti alle gare sarà un primo punto di partenza in vista del 2022. Occhio però che la riduzione dei piloti comporta un problema e lo spiego subito”.

Intendi posti di lavoro?
“Esatto, meno piloti vuol dire meno team, di conseguenza meno personale che lavora all’interno del paddock. Al tempo stesso anche meno opportunità per i giovani di crescere e mettersi all’opera in un contesto come quello della SBK. Questo sarà inevitabile per tutti noi e dovremo accettarlo. Lo dico fin da ora"

Settimana scorsa hai parlato con i piloti della 300 a Jerez. Cosa è successo durante la riunione?
“Ho parlato con loro dicendogli cosa volessero fare. Molti di loro non volevano correre, ma i loro manager premevano da dietro per farli scendere in pista. A questi ho detto: portatemi dai vostri manager che ci parlo io di persona e vorrei capire chi sono e perché hanno determinate idee a riguardo. Alla fine siamo arrivati alla decisione di continuare il weekend, come tra l’altro ci ha chiesto la famiglia Vinales. Potevamo anche fermarci, non sarebbe stato alcun problema per Dorna interrompere il fine settimana nella giornata di sabato. Lo scorso anno abbiamo fatto i conti con il COVID, che ci ha colpito pesantemente a livello economico, non credo fosse un contraccolpo fermare una giornata di gare”.

  

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