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SBK, Redding: “A Razgatlioglu non importa cosa succede agli altri”

“Ho provato a lottare con lui ma non me lo ha permesso, ma è il suo stile e serve adattarsi. Servirà parlarne, rischiamo un grosso incidente. Il podio? Inaspettato e bello, sarei stato felice anche del terzo posto”.

SBK: Redding: “A Razgatlioglu non importa cosa succede agli altri”

Nella lotta tra Rea e Razgatlioglu lui è stato il terzo incomodo oggi, ma Scott Redding ha tanto per cui gioire dopo una gara condotta per larghi tratti e caratterizzata da una bella lotta con il turco per la vittoria. In un weekend dove il britannico della Ducati ha fatto fatica, chiudere con un secondo posto gli permette di conquistare 20 punti utili per una rincorsa al secondo posto nel Mondiale che, visto lo zero di Jonathan Rea, ora è più vicino. “Avrei potuto vincere, ma non avevamo davvero il ritmo, sarei comunque stato contento di un podio, pensavo che sarei stato felice anche di chiudere al terzo posto – ha esordito Redding – Questo weekend, questa non è stata proprio una pista Ducati, abbiamo fatto un po’ fatica, in gara è andata un po’ meglio e mi sono sentito bene. Fare una buona qualifica è stato importante, ho spinto al limite in qualifica e ciò e ha reso le cose un po’ più semplici”.

Redding è stato poi spettatore della battaglia tra Rea e Razgatlioglu che non si sono risparmiati le carenate nei primi giri di gara: “Nei primi giri sono andato via con loro, sono partito bene ed è stato fondamentale. La lotta tra loro (Rea e Razgatlioglu, ndr) è stata un po’ pazza, ho cercato di stare un po’ lontano perché temevo qualche caduta davanti a me e stava anche per succedere a un certo punto nella curva lenta verso sinistra, si sono toccati e Jonathan si è scomposto. In realtà è successo almeno un paio di volte, ho cercato di stare attento. Diciamo che alla fine stavo aspettando che cadessero. Poi ho pensato di prendere la leadership e di provarci, sperando che loro continuassero a lottare, permettendomi di prendere un po’ di vantaggio, ma non è andata così. Sono stato superato di nuovo, Jonathan poi è caduto, era davanti a me, mi ha superato e mezzo giro dopo è scivolato. C’era del vento trasversale in quel punto, lui è entrato in quella curva in quel modo e poi l’ho visto cadere”.

Dopo la caduta di Rea è partita una nuova gara con Redding a giocarsi la vittoria con un Razgatlioglu carichissimo: “Stavano spingendo tantissimo, poi sono rimasto in testa e ho pensato di non avere il ritmo adatto, ma mi sono detto che bisognava capire se Toprak avrebbe voluto superarmi. In più ho tenuto sotto controllo il secondo gruppo e ho visto che ci stavamo allontanando, quindi mi sono detto di continuare così. Sapevo che non mi sarei allontanato da Toprak, non volevo esagerare, nel corso del weekend non avevo il ritmo, ho cercato di essere intelligente – ha proseguito – Poi mi ha superato, abbiamo iniziato a battagliare un po’ ma ogni volta che mi superava diventava sempre più aggressivo in curva 1 mandandomi largo. Volevo lottare con lui ma non me lo stava proprio permettendo. Ho provato a entrare un po’ dopo, ma lui è sempre stato pronto a controbattere, che ci fosse spazio oppure no. Lo si era visto anche con Jonathan all’inizio. Poi ho iniziato anche a stressare l’anteriore, perché sia provando a passare Toprak sia provando a tenerlo dietro l’ho usato molto e ho avuto anche qualche momento. Quindi ho pensato che avrei potuto provare a passarlo sul traguardo, perché non riuscivo a stargli dietro nel punto dove c’è curva 8 ed ero costretto a spingere nelle ultime due curve e dopo aver visto Jonathan cadere ci sono stati dei momenti in cui l’anteriore mi scivolava. Lui poi ha preso un piccolo vantaggio verso la fine, il mio anteriore non era ottimo, all’ultimo giro non ce l’ho fatta, prima dell’ultima curva ho perso prima l’anteriore e poi il posteriore ed è finita lì”.

Redding comunque trova positivo un risultato per lui inatteso: “È stato comunque bello chiudere sul podio, è bello quando è inaspettato ma ciò rende le gare più interessanti perché sei più concentrato. Ho notato un paio di punti dove migliorare la moto domani, per rendermi la vita più semplice. Penso che se Jonathan fosse rimasto in gara, potenzialmente lui e Toprak avrebbero potuto scappare via, io avevo un po’ di ritmo in più, specialmente all’inizio, io avevo la moto che scivolava tanto e loro ne avevano di più. Speravo lottassero di più nei primi 5-6 giri così da poter prendere il ritmo”.

Non manca una stoccata a Toprak: “Sono felice per oggi, sinceramente, c’è solo da vedere come poterlo battere, è la seconda volta che è stato difficile battere Toprak, perché quando inizi a lottare con lui ed è forte in frenata, anche quando si trova dietro e ci prova ha un vantaggio, perché a lui non importa cosa succede a te, sia che tu cada sia che tu stia in piedi, non penso che gli venga in mente, dunque devi stare attento se vuoi finire la gara. Io mi dico che non mi importa se vinco o no, Jonathan è caduto, ho conquistato 20 punti e posso ancora chiudere secondo. Se invece ci provo, lui mi tocca e io cado, torno allo stesso punto di prima. Ma questo è il suo stile, serve adattarsi, io magari devo essere più aggressivo qualche volta per marcare il territorio ma non voglio. Servirà parlarne perché potrebbe anche capitare un grosso incidente”.

A Most è successa la stessa cosa, a grandi linee.
“L’ultimo giro a Most eravamo a 4 curve dalla fine, lui era lontanissimo, è entrato in curva ma l’ha anticipata tanto ed è andato largo di 4-5 metri. Se io mi fossi trovato lì, mi sarei ritrovato a terra. Ho detto, ‘ok, vediamo le ultime curve’, è successa la stessa cosa, ed è andata così anche in curva 1, sono passato, avevo un piccolo gap, ho frenato e nel momento in cui volevo inserirmi in curva lui era lì”.

Scott, com’è possibile che un pilota del Mondiale possa frenare molto più tardi rispetto a un altro pilota del Mondiale?
“Bella domanda, penso che molto sia dovuto alle caratteristiche della moto, penso anche che la sua moto sia settata per gli stoppie, che le caratteristiche della Yamaha gli permettano di avere una moto bassa e pronta per le frenate e che vuole girare in modo naturale. Le altre moto non sono così, devi ruotarle e in frenata fai un po’ fatica. La mia teoria è questa. Anche il suo stile di frenata è un qualcosa a cui si è adattato. Lui però non è imbattibile, è la seconda volta che non sono stato fortissimo. Sono arrivato da dietro nel corso del weekend, ho cercato di adattarmi al momento, mi sono chiesto come passarlo, come non esagerare in frenata, dove perdo e come recupero… a Most mi ha battuto ma aveva superato il limite, in gara-2 avevo invece provato a crearmi un gap. Mi piace correre contro gli altri, è divertente, ma c’è un limite. Sono comunque felice, lui ha fatto un buon lavoro perché negli ultimi due giri era più veloce, adesso vediamo come andrà domani”.

Hai fatto la scelta giusta a livello di gomme?
“Dietro sì, ho provato l’altra opzione disponibile ma non mi piace, davanti invece non c’è tanta differenza tra le due opzioni. Qui con le buche e con la nostra moto che fa fatica a girare devo avere un minimo di aiuto, abbiamo cercato un compromesso in un’area per migliorarne un’altra. Ho usato la SC1, in frenata andavo meglio ma facevo fatica a girare. Stiamo cercando di creare un pacchetto il migliore possibile per lottare per il podio”.

Sei sorpreso dai rischi presi da Toprak dopo la caduta di Jonathan?
Lo sono, a metà gara quando mi sono trovato in testa ho pensato che ci avrebbe provato ma che non si sarebbe messo a lottare, ma ha fatto tutto il contrario. Mi ha sorpreso che si sia preso tutti questi rischi, ma allo stesso modo la maniera con cui sorpassa non lo porta a cadere. Sta solo alzando il limite del rischio per quando sarò io a passarlo, un giorno l’interruttore si spegnerà, io lo passerò in maniera aggressiva e lui non finirà la gara. In quel momento diventerà un problema perché io ho steso il leader del Mondiale. Un giorno potrebbe succedere. Vediamo cosa succederà domani, mi aspetto di essere un po’ più rapido e potrei fare fatica a stare con loro ma sarò sempre me stesso, sarò felice di finire sul podio”.

Infine una battuta sulla pedalata da Jerez a Portimao: “James Toseland mi ha preso un po’ in giro dicendomi che i migliori al Mondo non lo fanno. Non vede Jonathan correre e poi fare 360 km in bici, o Toprak o altri. Non sono loro, non sono Márquez o Valentino, sono diverso ed è per questo che piaccio alla gente”.
 


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