Sacchi: "Noi, come la Minardi"

Giampiero presenta la CRT e pensa al futuro. "Moto3? Ci saremo"

Strano scegliere una città dove è persino vietato l'uso della bicicletta per presentare una moto da Gran Premio. Anzi due, perché Ioda Racing ha fatto issare, sino al primo piano di Palazzo Vendramin Calergi, sede invernale del Casinò di Venezia, tanto la CRT con cui correrà Danilo Petrucci, quanto la Moto2 affidata a Simone Corsi.

Probabilmente, una location (come s'usa dire) scelta dallo sponsor principale delle due compagini: la CAME di Dosson di Casier, paesino lungo le rive del Sile, fiume che ai tempi della Serenissima Repubblica, collegando (come oggi) la laguna a Treviso, era una delle vie d'acqua più battute dai nobili veneziani presi (come scriveva Goldoni) dalle “smanie della villeggiatura”.  Le ville sono rimaste e, nella campagna, sono cresciute aziende che ancora oggi, nonostante le difficoltà proposte dalla congiuntura mondiale, fanno affari.

“Cosa volete, è come essere in barca, e trovarsi ad affrontare una tempesta” afferma Paolo Menuzzo, presidente della CAME, prendendo a prestito  una immagine tutta lagunare. “Bisogna bucarla, la tempesta. E se qualche altra barchetta non ce la fa, beh...”. Al marketing, la sua azienda dedica più o meno dieci milioni; una parte discreta è destinata alla moto. Un interesse recente (la CAME si è fatta le ossa in Superbike) ma non soltanto una passione, “perché l'impresa è soprattutto razionalità”.

Giampiero Sacchi, cervello e cuore della Ioda, è indeciso: non sa se sorridere, se sospirare (qualche pensiero ce l'ha) o emozionarsi.  Alla fine, decide per l'emozione. O l'emozione decide per lui. Fatto sta che, proprio quando ha appena iniziato a descrivere il progetto 2012, mentre pensa alla strada fatta ed a quella ancora da fare, la voce si rompe. GiPi è costretto a rimaner zitto per un momento, e ricacciare le lacrime in gola.

Giampiero parla tre lingue (italiano, spagnolo, inglese) e le straniere abbastanza bene da poter governare le sfumature. Così, se in italiano afferma che il progetto Ioda non è neppure un sogno, perché nessuna persona sensata potrebbe impegnarsi in un progetto così difficile, in inglese devia leggermente, e consegna a chi l'ascolta l'affermazione forse più vera: “un sogno bisogna sempre averlo. Ma a volte è difficile sognare così tanto”.

Quando chiude gli occhi e ci riesce, si vede costruttore, più che gestore di squadre.  Ciò che ha presentato oggi, se vogliamo metterci al suo posto, dobbiamo immaginarlo come un passo. Importante, probabilmente decisivo ma un passo. Nella direzione di un Motomondiale che ancora non c'è, ma che vede profilarsi. Lui, a farla breve, è d'accordo con Carmello Ezpeleta: la MotoGP dei prossimi anni dovrà poggiare sulla base della CRT. Con aggiustamenti regolamentari che rendendo sempre più comparabili le prestazioni dei prototipi puri a quelli dei Claiming Rule Team, trasformino la classe regina in qualcosa di simile a quella che era la F.1 di un tempo.Quella dei garagisti.

Per questo, forse non è un caso che, per immaginare quale potrà essere il campionato 2012 nella massima categoria, utilizzi proprio come termine di paragone la categoria più famosa dell'automobilismo. “Quant'è, oggi,  la differenza tra una CRT ed una MotoGP? Impossibile dirlo con esattezza; dipenderà da circuito a circuito. Più ridotta a Jerez, dove il motore gira al massimo regime per pochissimi istanti. Più ampia in Qatar, per esempio, dove la prestazione top è richiesta per maggior tempo. Tra sei, sette gare – questo è ciò che credo io – bisognerà controllare il gap che esisterà tra le due tipologie. Che ci sia, non importa: l'importante, è che non sia strepitoso. Perché anche in F.1 sono sempre esistiti team che non avevano la possibilità di competere con i big, ma che pure a loro modo sono stati protagonisti e capaci di contribuire a creare la leggenda del Circus: pensate a quanto piloti si sono seduti sui seggiolini della Minardi....”

Sacchi continua. “In MotoGP, il nostro ruolo non può che essere quello, oggi. Trovare un pilota giovane, e farlo crescere. Per forza di cose, nel nostro budget il pilota deve rappresentare un costo decisamente minore che per altri...”.

Il progetto Ioda CRT prevede una gestione che impegni più o meno 4 milioni di euro in un anno. Sacchi, per essere precisi, indica la cifra in “tre milioni e 300 mila, più iva”.  Per la Moto2, i numeri sono più bassi, a cavallo del milione e duecentomila. Ma le aspettative, dal punto di vista del tabellone, sono maggiori: Puntare al titolo. Simone è un pilota di incredibile talento. Non voglio esagerare, affermando che sia un piccolo Stoner, ma possiede una caratteristica simile: sa essere veloce subito, appena salito in sella. Possiede una innata sensibilità per la moto. Ha ottenuto fino ad oggi meno di quanto avrebbe potuto. Per lui, si tratta solo di rendersene conto, e comportarsi di conseguenza”.

L'argomento più complicato da trattare è quello della Moto3. Ci si aspettava che ci fosse anche la più piccola delle cilindrate, oggi, in  riva al Canal Grande. Manca perché non tutto, nelle relazioni allacciate per costruirne la presenza in griglia è andato come previsto. E se, da un lato, Sacchi garantisce: “ci saremo”, dall'altro non sa in che modo. Se con un proprio team (ed in questo caso, sarebbe anch'esso uno Ioda-Came) oppure per i colori di un'altra formazione. Ma, In ogni caso, dicono i suoi, “Lugi Morciano, su una Ioda TR002, in Moto3, ci sarà”.


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