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Adrian Newey e Gigi Dall’Igna: la tecnologia cambia, il genio no

Entrambi hanno scritto pagine fondamentali del Motosport a quattro e due ruote. Adrian saluterà Red Bull a fine anno, tanti lo vedono in Ferrari, per salvarla come fece Dall'Igna con la Ducati

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Quando si pensa ad un progettista in MotoGP è naturale che sia Gigi Dall’Igna ad entrare prepotentemente in scena. Se si fa lo stesso pensando alla Formula1, è altrettanto normale che sia Adrian Newey a ricoprire quel ruolo. Il perché è molto semplice e riguarda le strisce vincenti messe in piedi da entrambi i progettisti e dai rispettivi mezzi che hanno calcato le piste dopo essere passati per il loro tavolo da disegno.

Newey è l’uomo che ha cambiato per sempre la Formula1, ha iniziato farlo con la Leyton House, ha continuato a farlo con la Williams, la McLaren e la Red Bull. Ha sempre lasciato il segno con idee coraggiose, pensando spesso talmente fuori dagli schemi da lasciare di sasso tutti i rivali ogni volta che veniva mostrata una ‘sua’ monoposto. Ha visto vincere con le sue vetture uomini come Mansell, Prost, Hill, Hakkinen, Vettel e Verstappen, tanto per citarne qualcuno.

Dall’Igna ha invece iniziato con le due tempi, poi ha portato al trionfo Aprilia in SBK con la mitica RSV4 di Biaggi e poi Guintoli ed in seguito è diventato l’uomo destinato a rendere di nuovo grande Ducati, riuscendo nell’impresa grazie a Pecco Bagnaia in MotoGP ed Alvaro Bautista in SBK.

Entrambi questi uomini hanno sempre potuto contare su collaboratori di altissimi livello, nessuno dei due ha mai disegnato ogni singolo componente di una vettura o di una moto. Ma entrambi hanno tracciato la direzione, hanno scovato buchi nei regolamenti sempre più stringenti, hanno superato i limiti ogni volta che qualcuno ha tentato di tarpare le ali alle loro menti. Quindi possiamo affermare con certezza che hanno tanto in comune.

Il 2024 sarà l’ultimo anno di Newey in Red Bull Racing, l’annuncio era nell’aria già da qualche giorno ed è stata ufficializzata la separazione con una nota congiunta, specificando che il periodo di gardening leave, ovvero la pausa dovuta prima di poter lavorare in squadre concorrenti, cesserà il 1° gennaio 2025. Una tempistica perfetta visto che nel Circus si prepara un’altra rivoluzione tecnica, con dei nuovi regolamenti che cambieranno senza dubbio gli equilibri in campo. Quindi avere una mente come Newey al posto di comando sarà preziosissimo, esattamente come è stato nel 1998 quando riportò la McLaren nell’Olimpo interpretando meglio di chiunque altro il nuovo quadro tecnico.

Una sfida che affronterà anche Gigi Dall’Igna in Ducati, visto che dal 2027 scatterà il nuovo attesissimo regolamento, di cui ancora non si conoscono i dettagli, ma che di certo saranno tesi a ridimensionare l’efficacia dell’aerodinamica, limitarla al massimo. Una rete di regole sempre più stretta, che richiederà senza dubbio un pensiero fuori dagli schemi per essere sfruttata al meglio, per trovare i famosi buchi che possano consentire ad un Costruttore di affermarsi sugli altri.

Newey dovrà fare altrettanto molto presto e tutti indicano nella Ferrari l’approdo naturale per l’ingegnere, che ha sul piatto offerte anche da Mercedes e Astin Martin, ma che probabilmente in Ferrari troverà il giusto sfogo per tutte le sue idee. Forse gli sarà dato anche modo di progettare una nuova supercar stradale, così come ha fatto con la Valkyrie, brandizzata Aston Martin ma completamente progettata da Newey.

A differenza di Dall’Igna quando arrivò in Ducati, Newey non troverà in Ferrari una squadra in netta difficoltà, ma anzi quella che si può definire la prima tra le umane dopo l’inarrivabile Red Bull che porta la sua firma. La missione è semplice, ovvero trovare la formula per riportare il Cavallino sul tetto del mondo, con un titolo piloti che manca dal 2007, con la magica Interlagos firmata da Kimi Raikkonen. Troverà in squadra una coppia di piloti mica da ridere, con Hamilton e Leclerc, due autentici fenomeni. Avrà insomma la strada spianata da un certo punto di vista.

Dall’Igna arrivò in Ducati nell’epoca post Valentino Rossi, quando anche solo una top five rappresentava un successo per la Casa italiana. A Jerez cinque Ducati hanno chiuso la gara davanti a tutti, possiamo affermare che l’impresa è stata compiuta abbondantemente e si è andati oltre, fino rendere la Ducati lo spauracchio di tutti sia in MotoGP che in SBK.

Newey e Dall’Igna rappresentano il meglio del meglio nei rispettivi settori, proprio per la capacità di trovare strade alternative. Un grido di libertà creativa contro un sistema che tende a castrare la fantasia degli ingegneri sempre di più. Ricordiamo le parole di Mauro Forghieri, un altro mito che ha portato la Ferrari sul tetto del mondo per tanti anni ed in diverse categorie del Motorsport. “Volete scoprire chi è l’ingegnere migliore? Facciamo un regolamento in cui viene assegnato solo un massimo di energia spendibile in un Gran Premio, ad esempio il limite di capienza del serbatoio, e le misure delle gomme. Poi massima libertà e vediamo chi è il più bravo”. Una vera utopia, sia chiaro. Ma immaginate che razza di vettura potrebbe partorire Newey con un regolamento del genere? E quale moto farebbe nascere Dall’Igna non avendo le mani legate?

Non lo sapremo mai, questo è ovvio. Ma sappiamo tutti che entrambi sarebbero i migliori nei rispettivi campi. Forse dal 2025 vestiranno entrambi di rosso, da una parte quello di Maranello e dall’altro quello di Borgo Panigale. Magari è un sogno oggi, ma immaginiamo un periodo in cui a vincere nel Motorsport c’è sempre una vettura rossa e una moto rossa. Presto scopriremo la vera destinazione di Newey, ma diavolo quanto vorremmo che fosse davvero la Ferrari.

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