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SBK, Rea: "Ero nervoso, dopo i primi giri sulla Yamaha i dubbi sono scomparsi"

"Oggi ho visto solo aspetti positivi, alla seconda curva mi sembrava già di essere sulla mia moto. Ho confrontato i miei dati con quelli di Toprak, in alcuni punti sono più veloce. Il limite della R1 è ancora lontano, quando arriverò inizierò a lamentarmi"

SBK: Rea:

Se il buongiorno si vede dal mattino, Jonathan Rea può definirsi un uomo felice. Dopo 9 anni con Kawasaki, oggi a Jerez è iniziata la sua nuova avventura con Yamaha e dai sorrisi che dispensa, si intuisce come sia andata. Anche il cronometro lo rassicura: 4° tempo nonostante appena 12 giri sulla R1. Sembra che fra il britannico e la moto di Iwata sia stato un colpo di fulmine.

“Finalmente ne posso parlare - ride - Questa mattina ero molto nervoso per capire come mi sarei sentito in moto, se sarei stato veloce, tutte le diverse informazioni che avrei avuto. Dopo la prima uscita, ero sicuro che anche il più piccolo dubbio era scomparso, mi sono sentito già a casa. Era molto strano trovarmi in quel box e non sapevo come sarebbe andata in pista ma, quando ho lasciato la pit lane e ho messo il ginocchio a terra alla seconda curva, era come se fossi sulla mia moto. Ci sono solo un paio di dettagli da sistemare, la posizione del cruscotto e quella della leva del freno non erano perfette, ma a ogni uscita mi sentivo sempre più a mio agio”.

La Yamaha ha tenuto fede alla sua nomea di moto facile?
Ci sono moto che sono più amichevoli di altre, con cui è facile girare a un secondo dal passo di gara, ma essere veloce è sempre la cosa più difficile. Mi piace il carattere del motore Yamaha, si adatta al mio stile di guida, ha un’erogazione lineare. È chiaro che i piloti e i collaudatori hanno fatto un buon lavoro su questa moto, ma lo sapevo già perché l’avevo seguita spesso in pista. Sabato avevo sorriso quando Locatelli mi aveva passato a pochi giri dalla fine della gara perché stavo pensando che era quello che volevo: una moto meno faticosa negli ultimi giri. Guidando la R1 ho capito perché Toprak guidi in quel modo, perché la moto ha un buon potenziale nel finale di gara. È solo l’inizio, bisogna continuare a lavorare e fare giri, ma è stata una partenza molto positiva”.

Da dove hai iniziato?
Sono partito da una base che usano molti piloti Yamaha, un assetto che i tecnici pensavano potesse funzionare per me. Non l’ho toccato, ho fatto solo qualche aggiustamento per la posizione in sella”.

Non è mancata neppure la prima caduta…
All’ultima curva avevo Biaggi davanti, sono uscito largo, su una chiazza di asfalto umido, e immediatamente sono caduto. In quella curva, come alla prima, alla seconda, alla quinta, le condizioni non erano perfette. Poi è iniziato a piovere e abbiamo deciso di non usare la mezza giornata del pomeriggio, se domani pioverà allora potrebbe essere utile provare sul bagnato”.

Sembra una moto adatta te.
Vedremo, è solo il primo contatto. Sono sicuro che quando raggiungerò il limite della moto inizierò a lamentarmi di qualcosa, ma ora è tutto nuovo e sono lontano da sfruttare tutto il potenziale. Dovrò cambiare il mio stile, cercare di essere a mio agio, già domani inizierò a fare qualche modifica all’assetto. Procederò passo dopo passo, c’è tanto tempo da qui alla prima gara a Phillip Island, non bisogna avere fretta”.

Prima di iniziare hai chiesto qualche consiglio a Locatelli?
Ci siamo parlati solamente questa mattina, ma come amici, era importante che avere le prime sensazioni a mente libera. Ho parlato con Canepa nel box ed è stato molto utile, abbiamo già iniziato a confrontare i miei dati con quelli degli altri piloti. La forza di Yamaha è avere un team satellite con piloti veloci e questo è utile per lo sviluppo”.

Anche vedere i dati di Toprak aiuta?
Naturalmente, può essere utile confrontarmi anche con lui in alcune aree e l’ho già fatto, è stato il pilota più vincente con Yamaha nei tempi recenti. Ho visto che in alcuni punti sono più veloce di lui, in altri devo migliorare. Io mi confronterò con qualsiasi pilota sia veloce sulla R1, compresi Ray e Baldassarri, questo tipo di comunicazione è un beneficio per tutti”. 

Questa mattina il tuo vecchio team ti ha salutato in corsia box, hai provato tristezza?
Ho passato dei momenti tristi quando ho preso la decisione di lasciarli perché sono stati la mia famiglia per 9 anni, non puoi evitare certe sensazioni. Quando ho fatto questo cambiamento nella mia testa, mi sono sentito molto positivo e ho capito subito di avere trovato un’altra famiglia in Yamaha. Non sono stato triste questa mattina quando mi hanno salutato, ma contento e auguro loro il meglio, soprattutto al mio team”.

Hai dovuto lasciare anche Riba, il tuo storico capotecnico.
La relazione con Pere è stata incredibile, l’ho detto spesso. Ho ottime sensazioni con Andrew Pitt, un grande rispetto per lui, ma naturalmente gli servirà tempo per capire al meglio i miei commenti. La relazione è già buona, inoltre è stato un pilota quindi riesce a capire la mia mentalità, non solo gli aspetti tecnici e ha fatto un grande lavoro con Locatelli. Oggi vedo solo aspetti positivi.

Yamaha ti sembra una Casa più orientata alle corse rispetto a Kawasaki?
“È difficile fare un confronto, sono appena arrivato. Come ho detto prima, penso che il punto di forza di Yamaha sia che lo sviluppo è fatto in Europa e che abbia tanti dati che arrivano da piloti veloci. In Kawasaki ho capito quanto fosse difficile con solo due moto ufficiali in pista, è un metodo diverso di lavoro e mi piace”.

C’è una possibilità che in futuro tu possa correre la 8 Ore di Suzuka con la R1?
Non ne abbiamo parlato, ma amo Suzuka. Non si sa cosa accadrà nel futuro”.

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