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MotoGP, Di Giannantonio: "a volte serve tempo, Roma non è stata costruita in un giorno"

Il romano firma il suo primo podio in MotoGP, terzo dietro a Bagnaia. "avrei voluto provare un sorpasso su Pecco, ma ho pensato di non rischiare, si sta giocando il titolo. La Ducati? un onore guidarla, facile fare paragoni dall'esterno, ma coi dati ho imparato molto dai colleghi di marca"

MotoGP: Di Giannantonio:

Fabio Di Giannantonio ottiene il suo primo podio in MotoGP a Phillip Island. Lo fa con la foga di chi in MotoGP vuole restarci e dopo una buona partenza tiene il passo dei più veloci, con un Martin in fuga contro il tempo, duellando stretto tra la KTM di Binder e la Ducati di Bagnaia. Gli ultimi giri, "da moto3" dirà poi l'italiano, sono un mix di sorpassi e di decisioni, come quella di non rischiare un sorpasso su Bagnaia, come forma di rispetto per il collega di marca che si sta giocando il titolo. Al parc Fermè, dove prima in indonesia era stato immortalato in lacrime accanto alla sua moto dopo aver sfiorato il podio, una foto lo ritrae ora rilassato ad occhi chiusi, la testa appoggiata con dolcezza al cupolino. Un terzo gradino del podio importante  per il pilota romano, che mai come ora aveva bisogno di un'occasione per dire a tutti che in fondo "Roma non è stata costruita in un giorno".

Hai lavorato duramente per questo successo.
"E' stata una gara davvero lunga - racconta Diggia - come dice anche Pecco, non eravamo perfettamente preparati per una gara su queste distanze al sabato. E' stata una gara di puro divertimento, ho fatto una grande partenza, nei primi giri ho spinto per non restare indietro rispetto al gruppo di testa, poi ho cercato di gestire la gomma posteriore. Quando ho raggiunto Brad e sono riuscito a sorpassarlo, il piano era di creare dello spazio tra noi ma non è stato possibile anche per colpa del vento contrario. E' stato un grande weekend in cui siamo rimasti sempre competitivi. Negli ultimi giri in cui le gomme erano al limite per tutti, è stato come tornare in moto3, con tanti sorpassi e ammetto di aver pensato per un momento che la vittoria fosse possibile. Mi sono divertito davvero".

Alla curva 4 ne avevi di più, raccontaci il tuo ultimo giro.
"Sapevo di essere forte in quel punto del tracciato, onestamente mi sarebbe piaciuto provare a superare Pecco in quel punto, ma alla curva 3 aveva tracciato bene la traiettoria. Così alla curva 4 ho intravisto uno spiraglio ma ho pensato che fosse rischioso, in fondo loro si stanno giocando il titolo e ho pensato fosse più saggio salvare la vita a tutti. Allo stesso modo quando ne ho avuto l'opportunità, dopo che Pecco mi ha sorpassato, ho superato anche Jorge. E' stato un ultimo giro molto combattuto".

Vieni da un periodo difficile, non solo in pista ma anche fuori. Questo risultato a differenza di Zarco deve averti provocato una bella esplosione di gioia nel casco.
"E' stato incredibile, sopratutto vedere le immagini delle persone a me vicine spingere per festeggiarmi, tutti davvero felici per me. E' stato ovviamente un grande lavoro di squadra, sia da chi è a casa che qui. E' stata un'esplosione di gioia per tutti".

Ora che hai ottenuto questo risultato, non devi dimostrare di meritare di stare in MotoGP. Tutto questo avrà un impatto sul tuo futuro per poter correre anche nel 2024?
"A volte ci vuole anche un pizzico di fortuna, trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Tutto ciò che è successo con Marc è successo in modo così veloce e con tutta questa pressione forse tutto sarebbe stato più facile da gestire per me. In fondo è solo il mio secondo anno in MotoGP e chiaramente tutti i piloti hanno dato il massimo sin dalle prime, ma a volte ci vuole anche del tempo per poter crescere, Roma non è stata costruita in un giorno - cita il pilota romano - Bisogna lavorare sodo, imparare come funzionano le cose, anche fidarsi. A volte le cose non sono facili ma crederci e lavorare per un obiettivo darà sempre i suoi frutti".

Guidare una Ducati in MotoGP in questo momento può essere un grande vantaggio, ma per Fabio Di Giannantonio il peso del confronto potrebbe essersi rivelato molto duro negli ultimi due anni.
"E' stato un onore guidare una Ducati in MotoGP, ci sono tre Ducati sul podio, è evidente che è una macchina con enorme potenzialità, veloce e competitiva. E' stata però anche l'occasione, per me, di imparare molto dagli altri piloti che le utilizzano grazie ai dati condivisi. E' un'opportunità di crescita incredibile, ma capisco che da un punto di vista esterno quale è il vostro, è facile guardare solo ai risultati. Competere in MotoGP e' un processo e come tale richiede del tempo, parte del processo è anche commettere errori e imparare da essi. Facendo un bilancio non posso che essere felice di aver avuto questa opportunità".

Prima di questo podio, se avessi potuto scegliere, dove ti sarebbe piaciuto fare un risultato come questo?
"No no, a me Phillip island va benissimo! - scherza il pilota - è bello fare podio qui, è uno di quei circuiti in cui devi avere le palle. Forse se fosse arrivato in un altro periodo dell'anno mi avrebbe aiutato a mantenere la sella in Gresini ma va bene così" - prosegue l'italiano.

Per un momento sei stato secondo, l'idea della vittoria su Martin, in difficoltà per la scelta della morbida, ti ha mai sfiorato?
"Forse se non avessi spinto così tanto per passare Brad avrei avuto una chance, ho spinto per 2-3 giri prima di riuscirci e questo ha rovinato la mia gomma posteriore. Da quel momento il calo in trazione è stato evidente, e a differenza di Zarco non avevo più lo stesso passo, ma anche questa alla fine è esperienza".

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