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SBK, Roberto Farinelli: il pilota più vincente del National Trophy

L’INTERVISTA - Con il terzo titolo della carriera nella classe 600, Roberto Farinelli è entrato nella storia del National Trophy: nessuno come lui. Ecco i segreti dietro al suo successo

SBK: Roberto Farinelli: il pilota più vincente del National Trophy

L’ultima, probabile, apparizione di una competizione motociclistica sui saliscendi dell’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola ha segnato una piacevolissima pagina di storia. Con la vittoria messa a segno lo scorso 8 ottobre in occasione della super finale del Campionato Italiano Velocità, Roberto Farinelli si è laureato Campione del National Trophy 600 per la terza volta in carriera, la seconda consecutiva. Un traguardo sudato, per niente scontato (più avanti scopriremo il motivo) e , non da meno, prestigioso. Il portacolori Black Flag Motorsport Kawasaki entra nell’olimpo della serie targata Motoclub Spoleto, affermandosi quale pilota più prolifico da quando il trofeo motociclistico più spettacolare e combattuto d’Italia vide la luce nel lontano 2007. Ecco che cosa ci ha raccontato il 31enne di Comacchio.

Roberto, sei consapevole di aver fatto la storia?

“Inizialmente non lo sapevo, me lo hanno comunicato prima di festeggiare sul podio e quasi non ci credevo. Il titolo di quest’anno, più che meritato, è stato ancor più bello e combattuto degli altri due. Me la sono dovuta sudare fino alla fine. Ho affrontato la gara decisiva senza commettere sbavature, stando sempre in testa. C’è chi mi ha avanzato complimenti per la gestione della situazione. In realtà mi sono sentito realizzato soltanto il mercoledì successivo quando me la sono rivista per... ho perso il conto ormai!”.

Svelaci un retroscena della corsa.

“Ho combattuto contro un forte fastidio al tibiale anteriore sinistro. Dovendo scalare anche quattro marce di fila in alcune zone del tracciato, col passare dei giri il muscolo tendeva ad infiammarsi, tipo sindrome compartimentale. Se nelle prove mi sono risparmiato, logicamente in gara non potevo comportarmi allo stesso modo. Mi sono detto che avrei avuto tutto l’inverno davanti per recuperare. Ho dato tutto me stesso, anche se nel finale di gara me la sono vista brutta: non riuscivo più a muovere la caviglia, una fatica immane”.

Roberto Farinelli in azione sulla Ninja ZX-6R di Black Flag Motorsport

Una volta transitato sotto la bandiera a scacchi le emozioni ti hanno travolto. Più gioia o dolore?

“Entrambi! Durante il giro di rientro ho urlato dentro al casco talmente tanto che al parco chiuso mi mancava la voce. Rispetto al passato mi sono voluto godere ogni singolo istante. Famiglia, amici e compagni di allenamento mi hanno sommerso di cori, abbracci e gesti celebrativi vari. Un momento davvero toccante e unico. Delbianco ironizzava che sarei stato un coglione se non avessi centrato l’obiettivo!”.

Dei tre titoli (2020, 2022 e 2023) quale ti resta più impresso?

“Probabilmente quest'ultimo. La soddisfazione è doppia perché, nel frattempo, su mia volontà sono cambiate dinamiche importanti della mia vita, soprattutto nella sfera privata”.

Ovvero?

“Mi sono lasciato con la mia fidanzata dopo una lunga convivenza di sette anni. Pur intraprendendo recentemente una nuova relazione, ho impiegato parecchio tempo ad abituarmi al cambiamento. Certe cose le avverte chiunque, anche un pilota la cui testa dovrebbe essere sempre sgombra da pensieri...”.

Le aspettative su di te e il team Black Flag Motorsport erano alte considerando i risultati del 2022. Perché non siete riusciti ad “ammazzare” il campionato malgrado i tre successi di fila in apertura di stagione?

“La costanza di rendimento dei miei avversari ha tenuto aperto ogni discorso: un ex Mondiale Supersport del calibro di Canducci ha superato una fase piuttosto buia della propria carriera tornando ad esprimersi ad alti livelli, il mio compagno di squadra Marcheluzzo si è confermato competitivo, mentre il rookie Vocino (ex CIV Supersport 300; ndr) ha saputo adattarsi in fretta alla categoria. Poi il colpo di scena nel round di settembre al Mugello...”.

Che cosa è successo?

“Guidavo la classifica generale con 30 punti di vantaggio, avrei potuto chiudere i giochi con una gara d’anticipo. Invece mi sono fatto sopraffare dalla tensione, scivolando mentre mi stavo giocando la prima posizione e ritrovandomi con appena 5 punti di margine in vista del week-end di Imola. Il mio primo errore in due anni è capitato nel giorno peggiore in assoluto. Come si suol dire: chi troppo vuole, nulla stringe! Da casa è facile criticare, ma come avrei dovuto comportarmi? Chiudere il gas quando avevo il passo per vincere? Sono un pilota, non un calcolatore”.

Da lì in avanti avevi tutto da perdere: dove hai trovato la forza di reagire?

“La domenica sera del Mugello sono partito per le vacanze col morale sotto i tacchi. Dormivo ogni notte con un occhio aperto, la vivevo male come mai prima d’ora... fortunatamente la mia nuova ragazza mi ha trasmesso l’energia e la positività che mi servivano. Non ho mollato e con tanta determinazione io e la squadra ci siamo presentati a Imola per vincere gara e titolo. Terminare secondi sarebbe stata una beffa atroce, a maggior ragione se a causa di un errore banale come quello... non me lo sarei perdonato!”.

Quali fattori in questi anni ti hanno portato a prediligere il National Trophy al CIV?

“Il motociclismo è costoso, si sa e nel National Trophy ho trovato la dimensione ideale per le mie capacità. La visibilità è ampia, la competizione agguerrita e con le Dunlop giriamo non troppo distanti dai riferimenti del CIV Supersport gommato Pirelli (dal 2024 subentrerà il mono-fornitore Dunlop; ndr). Per il prossimo anno mi piacerebbe proseguire con Kawasaki e ci sono alcune opzioni per prendere parte al CIV, da una parte sarebbe una bella sfida, qui però sto alla grande. Deciderò dopo aver scoperto il regolamento del National Trophy 2024”.

Sicuramente non resterai a braccia conserte durante la pausa invernale.

“Sono molto metodico, per prima cosa definirò il mio contratto. Al tempo stesso, in qualità di istruttore tecnico FMI, mi dedicherò ai corsi di guida sul circuito di Pomposa insieme alla PerotCamp43 di Fabrizio Perotti, con cui ho cominciato a lavorare quest’anno. Vogliamo essere un punto di riferimento per tutti coloro interessati ad approcciarsi alle moto”.

Photo credit: Micaela Naldi, Dani Guazzetti

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