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MotoGP, Honda può solo risorgere dopo il 'caso Marquez', lo dice la storia

Ci sono due domande che oggi tutti si stanno facendo: la prima, ovviamente, riguarda la competitività di Marc Marquez con la Ducati. La seconda, indiscutibilmente, è se e quanto ci metterà la Honda per recuperare competitività in MotoGP

MotoGP: Honda può solo risorgere dopo il 'caso Marquez', lo dice la storia

Ci sono due domande che oggi tutti si stanno facendo: la prima, ovviamente, riguarda la competitività di Marc Marquez con la Ducati. La seconda, indiscutibilmente, è se e quanto ci metterà la Honda per recuperare competitività in MotoGP.

Perché è indubbio che tornerà forte quanto e più di prima. A dirlo è la sua storia. Ad oggi la casa di moto più grande al mondo è in testa alla classifica delle Case vincenti, con 313 vittorie in Gran Premio, l’ultima  quest’anno ad Austin con Alex Rins.

Il 2022 è stato il suo anno terribile con zero successi ed alle sue spalle, a quota 245, staccata, c’è la Yamaha.

Da notare che la Honda, dopo aver corso sino al 1967, riapparve nella classe regina solo nel 1979, a Silverstone, con l’avveniristico progetto della NR, unico quattro tempi (con pistoni ovali, doppie bielle e 8 valvole per cilindro) nell’era conclamata dei motori a due tempi.

Non fu un successo, tutti gli appassionati ne conoscono la storia e l’umiliazione di quel debutto con Takazumi Katayama e Mick Grant partiti dopo non essere qualificati grazie all’acquisto dei due ultimi posti da due piloti privati. Un Gran Premio che terminò poco dopo il via ma che fu la prima scintilla di un fuoco che portò la Honda a rientrare definitivamente nel 1982, dopo aver addirittura ingaggiato il campione del mondo della categoria, il nostro Marco Lucchinelli, affiancandolo nuovamente a Katayama e all’astro nascente Freddie Spencer.

Quell’anno Fast Freddie vinse due Gran Premi, il primo sulla difficilissima Spa-Francorchamps, Katayama raddoppiò ad Anderstorp e Spencer si confermo al Mugello.

Honda così terminò la stagione con il 3°, il 7° e l’8° posto assoluti.

L’anno dopo, tutti ricorderete come andò a finire. In una campionato di 12 Gran Premi, Spencer ne vinse sei, decisiva la vittoria di Anderstorp, in Svezia, davanti in volata a Kenny Roberts. Fu la sfida del secolo, ma anche la consacrazione della creatività dell’HRC che dopo aver investito nel suo 500 quattro tempi NR, vinse il titolo con la NS500, una tre cilindri due tempi che batté la concorrenza equipaggiata da motori quattro cilindri.

Quell’anno furono otto le Honda in pista perché all’ufficiale NS500 fu affiancata la RS dedicata ai piloti privati. E ricordiamo che proprio con una RS quell’anno debutto il futuro campione del mondo Wayne Gardner, ad Assen, nell’esordio reso famoso dall’incidente con Franco Uncini.

L’anno successivo le Honda in pista furono addirittura 12 e stante il primo mondiale vinto da Eddie Lawson, si classificarono dal 2° al quinto posto assoluto bissando il mondiale costruttori già vinto l’anno precedente.

Il 1985 fu un’altra stagione topica per il colosso giapponese, che bissò il successo in 500 con Spencer che si portò a casa anche il titolo della 250. Ultimo pilota a vincere due titoli nello stesso anno.
In quella stagione le Honda in pista furono 16, i restanti piloti su Yamaha e Suzuki.

Insomma, chi si preoccupava, come anche il nostro Carlo Pernat della possibilità che la Honda si ritirasse dalle competizioni può stare tranquillo. La Honda rimarrà nel mondiale e tornerà più forte di prima.

 

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