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MotoGP, "Qualsiasi cosa si faccia nella vita, bisogna farla al 100% se si vuole godere"

La seconda stagione della premiata serie di documentari brevi "Behind the Dream" si immerge nel personaggio più richiesto dagli spettatori: Santi Hernandez.

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Una colonna portante al fianco di Marc Marquez, Santi Hernandez ha iniziato a lavorare con il #93 nel 2011, quando ha fatto il suo debutto nel Campionato del Mondo Moto2. Insieme hanno vinto sette campionati del mondo, sei nella classe regina con i prestigiosi colori del Repsol Honda Team, Santi a capo di un affiatato gruppo di lavoro. Ma il barcellonese non si considera il vero leader della squadra: "Per me il leader della squadra è Marc. Quando succedono cose belle o brutte, lui rimane sempre lì. Per me è come un leader. Non sono io il leader, cioè faccio parte del progetto, ma chi fa la differenza è Marc perché alla fine, quando è sulla moto, è lui. Da solo".

Il 2013 non è stato il primo successo del 47enne con il Repsol Honda Team: nel 1999 ha lavorato con Alex Criville come ingegnere delle sospensioni durante il suo percorso verso il campionato. "All'epoca, quando lavoravo con Alex (Crivillé) o con Valentino (RossI), era esclusivamente per cercare di aiutare con la messa a punto delle sospensioni", riflette Santi Hernandez. "Il mio ruolo è molto più completo. Soprattutto, l'obiettivo è aiutare il pilota con quello che ti dice l'ingegnere delle sospensioni, quello che ti dice l'ingegnere degli pneumatici, quello che ti dicono gli ingegneri della Honda HRC, del motore e del telaio. Organizzare tutto con i meccanici".

L'ultimo capitolo della serie Behind the Dream approfondisce anche come e perché "Santi" sia arrivato a lavorare in MotoGP dopo un'infanzia passata ad adorare il calcio. "Quando ero piccolo, mi piaceva il calcio. Ma a casa mia, mio padre ha fatto il meccanico per tutta la vita. Quando avevo 12 anni, mi regalò una moto. Ho iniziato ad apprezzarle e a guidare uno scooter", ricorda. Hernandez è oggi uno dei "crew chief" di maggior successo della MotoGP e attribuisce gran parte del suo successo ai genitori: "Vorrei essere il 50% di mio padre. Una persona che, senza studiare, senza avere le opportunità che ho avuto io, lo ha fatto per passione, si è divertito e ha ottenuto quello che ha ottenuto... Per me questo è il consiglio che prendo da mio padre e da mia madre, entrambi".

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