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MotoGP, DOPING. L'avvocato di Iannone: "l'accusa nega prove scientifiche"

Il legale De Rensis: "Stovicek si è limitato a mostrare delle foto di Andrea in mutande, vogliamo solo un processo equo"

MotoGP: DOPING. L'avvocato di Iannone: "l'accusa nega prove scientifiche"

Il caso Iannone torna a fare discutere e al centro delle polemiche c’è il pubblico ministero del processo, l’avvocato ceco Jan Stovicek. Antonio De Rensis, il legate del pilota dell’Aprilia, sulle pagine del Corriere della Sera, ha messo in dubbio la competenza dell’accusa al processo.

Si è presentato da solo, senza periti o consulenti a dispetto di una materia ipertecnica - ha dichiarato De Rensis - Noi avevamo portato un chimico di grande esperienza, il professore Alberto Salomone, e e perizie redatte da due esperti di fama. Lui si è limitato a mostrare venti foto di Andrea in mutande, asserendo che dimostravano chiaramente l’assunzione di drostanolone ‘a scopi estetici”.

Non è la sola rimostranza che l’avvocato di Iannone ha sottolineato. Stovicek avrebbe anche “aggredito verbalmente il nostro consulente e poi opposto alla acquisizione del report con l’analisi del capello”. La Corte Disciplinare Internazionale, però, non ha accettato la sua opposizione, ma gli ha fornito 5 giorni per replicare.

Sotto la lente sono finiti anche i vari incarichi di Stovicek, che oltre che avvocato fa anche parte del board della Federazione Motociclista Internazione, è presidente della federazione ceca, oltre che, attraverso il suo studio legale, procuratore di alcuni piloti, tra cui Filip Salac, per cui ha curato l’accordo con il team Snipers per correre in Moto3.

Anche la presenza di un giudice di nazionalità ceca, la stessa dell'accusa, non è andata giù a Iannone.

Logicamente, alla difesa di Iannone tutto questo non sta bene. “Andrea chiede un processo equo. Vogliamo che le prove siano valutate con attenzione e rispetto, che ci sia dato atto che il test del capello dimostra che lui non è un assuntore di steroidi e che la tesi della contaminazione alimentare sia valutata con attenzione, non liquidata in due secondi come ha fatto l’accusa” ha continuato l’avvocato.

Come detto, il pubblico ministero avrò 5 giorni per replicare alla tesi della difesa che poi ne avrà sua volta altrettanti. La Corte potrà quindi decidere se convocare un’altra udienza o pronunciarsi direttamente. Nel caso di colpevolezza, Iannone potrà ricorrere al TAS (Tribunale Arbitrale Sportivo) ma in questo caso i tempi dell’appello sarebbe molto lunghi e certamente dovrebbe perdere l’inizio della stagione.

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