Moto3, Morciano: sono stato sacrificato

Dopo una stagione sulla lentissima Ioda oggi 'Gigio' è a piedi

Moto3, Morciano: sono stato sacrificato

La sua stagione non è stata granché, per usare un eufemismo. Per parlare più chiaramente l'avventura di Luigi Morciano nel motomondiale in Moto3 si è conclusa quest'anno con zero punti.

Nel dettaglio Gigio - questo il suo soprannome - ha tagliato il traguardo solo otto volte su 17 Gran Premi, sempre nelle posizioni di bassa classifica, con un 21° posto a Misano come miglior risultato. Per di più si è fatto anche male, ad Aragon, saltando tre gare.

La diretta conseguenza di una stagione così disastrosa è che attualmente Morciano è a piedi. Non dovrebbe succedere a diciotto anni, anche perché stiamo parlando di uno dei piloti sul quale la FMI aveva puntato nel 2012.

Una fiducia che, nel suo caso, si è rivelata un dramma visto che Gigio, che avrebbe dovuto correre come Fenati e Tonucci con la Ioda, è stato poi in effetti l'unico a rimanere con il cerino in mano quando la federazione si è resa conto che il progetto lanciato da Giampiero Sacchi era in effetti un binario morto che non avrebbe portato da nessuna parte.

Così mentre Fenati e Tonucci si salvavano passando alla FTR-Honda, a Morciano toccava la via crucis di una Moto3 mai uscita dallo stadio di prototipo sperimentale.

Lo scotto da pagare da parte della FMI per non rompere completamente un contratto che vedrà il manager ternano incassare comunque anche quest'anno parte del compenso pattuito.

Luigi Morciano"Che sarebbe stata dura si era capito fin dai test invernali - racconta Luigi Morciano - in Qatar, poi, sul dritto prendevamo 20 Km/h…a me dissero che poiché ero il più esperto contavano su di me per i collaudi, ma la realtà è che la moto non stava assieme abbastanza per girare. Ogni volta che si fermava era sempre per un particolare da 'cinquanta centesimi', ma la realtà è che, rotture a parte, il motore perdeva olio, sempre, tanto che in alcune condizioni, come sul bagnato a Le Mans, mi sono fermato subito perché sarei stato un pericolo per me e per gli altri".

In quella gara il compagno di squadra di Morciano, Folger, conquistò però il miglior piazzamento per la Ioda, l'11° posto.

"Jonas è un pilota fortissimo sul bagnato ed in Francia appunto pioveva - ricorda Gigio - Fu una gara stranissima con tantissime cadute, finirono in quindici. Folger fu bravissimo, ma nel complesso durante la stagione in prova  non c'era molta differenza".

E naturalmente è difficile spingere al massimo quando non si hanno i mezzi.

"Il problema, più che altro, è che guidando con quell'assillo delle perdite d'olio non sei mai tranquillo…Io però mi sono comportato sempre da professionista, ma non credo di essere stato trattato come tale. Per l'intera stagione ho continuato ad allenarmi puntigliosamente. Non ho mai parlato male della moto e ce ne sarebbero stati i motivi, sotto gli occhi di tutti".

Con quale obiettivo?

"Pensavo che dopo un anno di purgatorio il 2013 sarebbe stato diverso…ed invece eccomi qui senza nemmeno una proposta per fare il CIV che sia basata su qualcosa di concreto".

Cosa ti aspettavi?

"Il mio sogno è una terza moto nel Team Italia".

Cosa provi quando vedi i tuoi colleghi prepararsi per la prossima stagione?

"Scoppierei a piangere. Tanta rabbia, ma non per loro. Fenati ha fatto un'ottima stagione, la migliore che un debuttante possa fare. Non è stato il rookie dell'anno solo per una questione di punti ma è indubbio che il migliore sia stato lui. La rabbia è perché penso di essere stato sacrificato".

Secondo te cos'è che è andato veramente storto con la Ioda?

"Com'è noto avevamo tantissimi problemi. All'inizio della stagione, tanto per dirne una, la frizione era durissima. Un pezzo di legno. Mi si bloccava l'avambraccio dallo sforzo…ma già da metà campionato si era capito che il progetto non sarebbe decollato. Lo aveva capito anche Sacchi. Hanno tirato i remi in barca. Si è reso conto di aver fatto delle scelte sbagliate e non ci ha creduto più. Ma si può fare sviluppo quando chi ha costruito la moto non viene nemmeno alle gare a vedere cosa succede?".

In effetti il progetto è parso su un binario morto fin dall'inizio, tanto che la Federazione lo ha abbandonato subito…

"Sì, io però ci sono rimasto impigliato e credo di meritarmi una seconda possibilità. Guardate a ciò che ha fatto Folger non appena ha avuto una moto competitiva. Non si fanno i miracoli con una moto che non va, è anche una questione di fiducia e ne abbiamo avuto l'esempio anche in MotoGP".

C'è un lato positivo della storia?

"Sono più forte mentalmente e fisicamente di quando ho iniziato. Non ho mai smesso di allenarmi. Io alle gare vado da solo, senza mio padre Vittorio che pure mi è vicino. La Federazione mi ha promesso un piccolo supporto, e li ringrazio, ma ci si fa una gara, non un campionato…".

Il problema è dunque il solito.

"Sì, io la valigetta con i soldi non ce l'ho".

 

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