Dovi e Ducati: 5 milioni di ragioni

Un ricco contratto biennale per tentare l'impresa con la Rossa mai riuscita ad un italiano


L'annuncio dell'accordo tra Andrea Dovizioso e Ducati ha tolto dal mercato l'ultima sella 'ufficiale' della MotoGP – e la più bollente. Stando ai risultati, la moto lasciata in eredità al 26enne forlivese da Valentino Rossi è la meno competitiva del lotto, inferiore addirittura a Honda e Yamaha satellite in diverse occasioni. Eppure il fascino di correre sulla Rossa esercita un forte richiamo, specialmente sui piloti italiani. Prima di Dovizioso, tre piloti italiani hanno provato, con fortune alterne, a domare la Desmosedici. Cosa attende Dovizioso alle porte di Borgo Panigale?

SORPRESA ALL'ESORDIO – Marca storicamente dominatrice nel campionato Superbike, la Ducati ha esordito nel motomondiale nel 2003 sfruttando il passaggio alle quattro tempi. Il progetto fu affidato a Loris Capirossi, che raccolse  fin da subito risultati insperati per la 'piccola' (rispetto alle controparti giapponesi) casa emiliana: terzo posto all'esordio assoluto in Giappone e vittoria al sesto appuntamento, sul circuito di Montmeló. 'Capirex' chiuse il campionato al 4º posto, raccogliendo altri quattro podi.

Capirossi in DucatiOCCASIONE MANCATA – Dopo un paio di stagioni a fasi alterne, il 2006 pareva destinato ad essere l'anno della consacrazione. Complici le difficoltà di Rossi e Yamaha, Capirossi si presentava al GP di Catalunya da capo-classifica, con una vittoria e due secondi posti in carniere, ma venne coinvolto alla prima curva in un incidente causato dal compagno di squadra Gibernau e fu costretto a correre diverse gare in condizioni fisiche precarie.

La competitività della moto però non è mai stata in discussione: oltre alla vittoria a Valencia da wild-card di un Bayliss in stato di grazia, la Rossa collezionò con il romagnolo un terzo posto nella classifica iridata (grazie a due ulteriori vittorie). A fine stagione, Capirossi venne affiancato dal giovane Casey Stoner.

ARRIVA IL CANGURO MANNARO - Le imprese dell'australiano in sella alla neonata 800 di Borgo Panigale sono ormai nella storia: 10 vittorie, 4 podi, ed il primo titolo iridato per la casa di Borgo Panigale nel motomondiale. Una volta sul tetto, è però difficile restarci, e dopo il 2007 la 'bestia' Desmosedici è diventata sempre più difficile da addomesticare. Stoner ha progressivamente ridotto il numero di vittorie nelle stagioni seguenti – 6 nel 2008, 4 nel 2009, 3 nel 2010 – ed è andata anche peggio ai suoi compagni di viaggio.

Marco Melandri in DucatiDISASTRO MELANDRI - La prima vittima illustre della Rossa fu Marco Melandri, che si presentò a Borgo Panigale da pilota di vertice della classe regina salvo poi raccogliere un misero 17º posto nella classifica iridata (miglior risultato: un quinto posto in Cina) e rescindere anticipatamente il contratto. La situazione non migliorò particolarmente con l'avvicendarsi di Nicky Hayden: un terzo posto a Indianapolis nel 2009, ad Aragon nel 2010, e Jerez nel 2011 sono finora gli unici podi raccolti dall'ex-iridato.

Valentino Rossi su DucatiLA CHIAMATA DEL "DOTTORE" – Il capitolo più amaro è stato però quello firmato a quattro mani con Valentino Rossi, accolto a Borgo Panigale come un messia e partito quasi in silenzio per leccarsi le ferite in Yamaha. I risultati del 'Dottore' in Rosso parlano di 2 soli podi (un 2° ed un 3°,entrambi a Le Mans) ed una crisi tecnica apparentemente inarrestabile nonostante diversi cambiamenti tecnici al pacchetto (118 i punti dopo 11 Gran Premi lo scorso anno, 91 nel 2012), senza considerare il danno d'immagine per pilota e casa.

I risultati della Ducati in classe reginaIL RISCHIO DI DOVI - Cosa ha spinto Dovizioso a raccogliere una sfida del genere, cambiando la terza moto in altrettanti anni? Innanzitutto, i galloni da pilota ufficiale. Nelle scorse settimane, 'Dovi' ha più volte ribadito il proprio interesse nel ricoprire l'inedito ruolo di prima guida. A 26 anni, il forlivese è all'undicesima stagione nel motomondiale. Un "giovane veterano" che può mettere in pista il giusto mix di ragione ed istinto necessari per guidare la Desmosedici fuori dalle paludi che ne hanno tarpato le ali. Da non sottovalutare l'aspetto economico, specialmente in tempi di crisi: si parla di un ingaggio di 5 milioni per due anni, un aumento consistente rispetto ai circa 350.000 euro che l'italiano percepisce attualmente.

IPSE (MELANDRI) DIXIT - Lo spirito analitico e la sensibilità del pilota romagnolo sono state riconosciute da più parti, tant'è che in Honda c'è chi rimpiange la sua assenza. Tali doti erano però universalmente accreditate anche a Rossi. Due le variabili fondamentali per definire la prossima stagione: l'entità degli investimenti da parte di Audi e l'integrazione di Dovizioso (ed il suo staff) nell'ambiente di lavoro Ducati. Per quanto riguarda la prima, Melandri ha commentato su un articolo di Paolo Gozzi sulla Gazzetta dello Sport: "Quando arrivai in Ducati sapevo di essere veloce e avere le giuste sensazioni per indirizzare lo sviluppo. Le difficoltà di Rossi mi hanno in un certo senso ridato credibilità. Per quanto riguarda Dovizioso, non credo avrà un compito facile perché in Ducati non vorranno certo spendere in sviluppo le cifre sborsate con Valentino".

Nel secondo caso, Dovizioso non ha uno staff tecnico di fiducia come Rossi, e per lui si vocifera di un rientro in Ducati di alcuni dei tecnici italiani di Stoner, che già nel 2007 portarono la Desmosedici al successo. L'importante sarà trovare una sinergia con il già esistente reparto corse, cosa mai accaduta a Rossi ed alla sua equipe prevalentemente australiana. La lingua comune è un buon punto di partenza, ma ancora più cruciale sarà lo sviluppo di un metodo di lavoro comune e armonico, che faccia riecheggiare dopo un lungo silenzio l'inno nazionale sul podio della classe regina. Per i primi riscontri dovremo attendere per lo meno i test successivi a Valencia, ma sognare è lecito fin da oggi.

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