Antonelli e Fenati: italiani d'America

Romano e Niccolò al giro di boa del campionato, tra gli USA e i bilanci


Gli Stati Uniti esercitano sempre un grande fascino, che li si ami o li si odi è difficili rimanerne indifferenti. Le skyline delle città dominate dai grattacieli, i grandi spazi, le autostrade dalle mille corsie e gli immancabili fast food da ogni lato della strada. E’ così per tutti, la prima volta non si scorda mai e neanche i piloti fanno eccezione. Soprattutto quando non hai ancora l’età neanche per la patente e il GP di Indianapolis e hai l’occasione di vedere con i tuoi occhi quello che fino a pochi giorni prima conoscevi solo attraverso film e serie tv. Niccolò Antonelli e Romano Fenati sono sbarcati negli States, debuttanti sia in pista che al controllo passaporti.

La prima cosa che ho visto uscito dall’aeroporto è stata una limousine, non mi era mai capitato prima, gli ho fatto anche una foto - confessa il pilota del team Gresini – Mi sembrava di essere arrivato in un altro mondo”. La stessa sorpresa l’ha condivisa anche l’ascolano: “non pensavo fosse così, come la vedi al cinema, con le catene di fast food lungo le strade. E’ esattamente quello che ho studiato a scuola, anche gli interruttori della luce che si alzano e si abbassano. Tutto identico”. Da chi fa della velocità la sua vita ti aspetteresti un commento su auto o moto, invece rivelano una certa sensibilità architettonica. “Le case di legno sono incredibili” dicono all’unisono. Poi Niccolò, da buon sportivo, fa un appunto salutista: “certo che qua le persone sono veramente grasse”.

Ma alla fine il loro dna viene fuori e allora iniziano a parlare del circuito, fin dall’ingresso. “Quando entri ti emoziona, l’ambiente al di fuori del tracciato è incredibile” inizia Romano. “Non conosco tutta la sua storia –confessa candidamente Antonelli  - forse per questo mi ha impressionato poco. Il tracciato dove corriamo è nella media, non bellissimo, ma è veramente difficile da imparare. Piatto e con pochi riferimenti”. Anche Fenati non si sottrae al commento tecnico: “dopo tutto quello che avevo sentito credevo fosse peggio, invece è una pista carina, meglio di quando pensassi”.

Romano Fenati e Niccolò AntonelliIn attesa di vedere cosa riusciranno a fare in qualifica e in gara viene il momento di un loro primo bilancio a Indy, inizio dell’ultima parte della stagione. Entrambi sono molto simili e autocritici nei propri confronti. “Mi giudico sempre severamente – inizia Niccolò – ma alla fine penso che sia andata bene . Certo è mancato il podio, ma ho anche cambiato moto in corsa e non mi lamento troppo. Potevo evitare qualche errore di troppo, ma sono contento, il 9° posto in classifica non è male”. Qualcosa da recriminarsi ha anche Romano: “ho avuto degli alti è bassi, più bassi direi – afferma – Dopo le prime due gare pensavo di fare di più, ho avuto qualche momento difficile e non è stato facile riprendersi, cambiare mentalità, quando perdi fiducia. Ma ce l’ho fatta e anche se ho fatto degli errori mi sono serviti per imparare”.

I due enfant terrible del motociclismo italiano non sono solo avversari in pista, ma anche grandi amici nella vita. “Battagliare con Romano al Mugello è stato bellissimo – dice Antonelli – mi sembrava di essere tornato indietro di un anno, al CIV, mi sono veramente divertito”. Anche Fenati è d’accordo: “bellissimo, anch’io mi sono ricordato dei duelli all’italiano. Mi piace lottare con Niccolò, lui è come me, diverso da tutti gli altri piloti, è una persona di cui ti puoi fidare. Abbiamo fatto tanti bei duelli in pista e spero che continueremo”. E noi con loro.

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