Guido Meda: anche la Superbike "c'è"

La voce della MotoGP: "gare come quelle di Donington sono manna dal cielo"


Guido Meda è la voce della MotoGP in Italia da più di dieci anni, da quando nel 2002 il circus del motomondiale è arrivato su Mediaset “e io mi sono ritrovato quasi per caso dietro al microfono a fare il commentatore di moto – spiega – Cereghini voleva smettere di andare in giro per il mondo tutto l’anno e io ero un super appassionato di motori”. La carovana delle due ruote è così diventata la sua seconda casa, “metà della mia vita”, e lui l’ha raccontata fra divani usati come poggiapiedi e gli immancabili “c’è”. Lo farà ancora per due anni, poi quando Italia 1 lascerà la MotoGP lui probabilmente la seguirà.

Come hai accolto la notizia del mancato rinnovo del contratto per i diritti del motomondiale?

Non sono disperato, in un certo senso ero preparato, certe cose le intuisci. Diciamo che sono un po’ disorientato, ma è nel mio carattere vedere sempre le cose in positivo piuttosto di avere rimpianti. Ho vissuto delle bellissime emozioni in questi anni e spero di viverne altre nei prossimi”.

Hai già pensato a quale sarà il tuo futuro?

Lo farò nel 2014, manca ancora tanto tempo e molte cose possono cambiare, non lo dico per fare diplomazia. Adesso bisogna concentrarsi per fare al meglio queste due stagioni di MotoGp e dalla prossima la Superbike”.

La commenterai tu?

Probabilmente il prossimo anno continuerò con la MotoGP, anche se non c'è ancora niente di sicuro, poi si vedrà. Penso che mi chiederanno di seguire la SBK, ma è troppo presto per parlarne. Potrei anche decidere di dedicare più tempo ai miei figli, vedremo quando succederà”.

C’è chi dice che a te le derivate di serie proprio non piacciano.

Mi hanno spesso attribuito queste parole, ma io non l’ho mai dette. Per forza di cose io sono il personaggio più esposto e spesso mi si dà la responsabilità di affermazioni fatte da altri. Io guardo tutte le gare e sono molto divertenti”.

Più della MotoGP?

In questo momento sì, basta guardarle per saperlo. Lo ha ammesso anche Valentino e io a lui do sempre ragione (ride)”.

C’è buon materiale per un commentatore.

Due gare come quelle di Donington di domenica scorsa sono manna dal cielo per qualsiasi telecronista. Ma non si può incolpare Stoner perché va troppo forte e non si fa prendere da Lorenzo, sono due spettacoli diversi. In SBK il prezzo del biglietto lo valgono le battaglie, i sorpassi, le sportellate, in MotoGP vedere portare al limiti delle moto difficilissime da guidare”.

Fra gli appassionati dei due campionati non corre buon sangue. Dicono che nelle derivate ci sono i piloti veri, nei prototipi delle fighette.

Sono generalizzazioni che lasciano il tempo che trovano, come si fa a dire che Rossi, Stoner, Lorenzo e Pedrosa siano delle fighette? Io vedo due campionati con gente che ha molta passione, quella che lascerò da una parte la troverò dall’altra”.

Da un punto di vista mediatico non gode ancora però dei riflettori della MotoGP.

Ma il potenziale c’è, i margini di crescita sono certi. La Superbike offre spettacolo in pista e noi abbiamo la capacità per farlo vedere al meglio. Le derivate di serie hanno bisogno di più visibilità e i team di più soldi, una buona copertura televisiva può aiutare. Del resto le Case non corrono per filantropia, ma per affermare il loro nome e vendere più moto. In MotoGP siamo riusciti a dare maggiore valore all’immagine del campionato, senza dimenticare l’influenza che ha avuto Rossi, e cercheremo di fare lo stesso con la Superbike. Sarà un grande lavoro, dire SBK significa parlare anche di Supersport e Superstock, il prossimo non sarà un anno facile”.

Ce la si può fare?

Mi ricordo nel 1993 quando Mediaset acquistò i diritti del Giro di Italia. L’abbiamo rivoltato come un pedalino, ci siamo inventati i villaggi a inizio e fine tappa per richiamare il pubblico, abbiamo introdotto le riprese dall’elicottero e chiamato i migliori tecnici sulla piazza. Vediamo cosa sappiamo fare adesso”.

Una bella sfida?

Sicuramente, di quelle che fanno crescere. Non capisco chi dice che alcuni sport debbano rimanere di nicchia, se aumentano gli ascolti, gli spettatori, la visibilità ci guadagnano tutti. Anche i piloti sarebbero maggiormente attratti dal campionato”.

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