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Capirex a Valencia su tutte le MotoGP

"Guiderò Honda, Yamaha, Suzuki, oltre alla Ducati. Il premio di fine carriera"

MotoGP: Capirex a Valencia su tutte le MotoGP

Capirossi: “E' incredibile, ma dopo venti anni di questo mestiere, mi capita ancora di scendere in pista su un tracciato che non conosco”. Il circuito di Aragon, a metà strada tra Saragoza e Valencia, in una zona  a densità abitativa bassissima, colline di terra rossa e “mesa” che disegnano fondali da film western, è stato iscritto nel calendario del Motomondiale appena l'anno scorso. Anche se pochi lo elencano tra i tracciati favoriti, tutti quanti, nessuno escluso, gli hanno attribuito voti alti per quello che riguarda pista e struttura: da buono a molto buono,  e perfino qualche “eccellente”.  Capirossi allora non era della partita, appiedato da una frattura alla mano, conseguenza di un incidente con Niki Hayden, a Misano. “Concordo” afferma Loris.Ho percorso soltanto un paio di giri in motorino, ma da devo ammettere che l'impressione è davvero favorevole:  Aragon è fantastico”. Detta da chi ha calcato l'asfalto delle piste più di chiunque altro, rappresenta una attestazione non da poco.

Dopo aver annunciato, nel week-end del GP di San Marino, che questa sarà la sua ultima stagione, il pilota di Pramac sta vivendo l'ultima parte del  2011 sul filo del rimpianto. “Un po' il magone mi viene, quando ci penso. Il momento peggiore, lo immagino già, mi si rovescerà addosso a gennaio: gli altri riprenderanno la preparazione, io starò seduto sul divano. Però, sono convinto di aver scelto bene”.

Prima di abbandonarsi alla pelle ed alle stoffe delle poltrone di Montecarlo, Capirossi desidera però fortemente realizzare un progetto nel quale non si accontenta di impegnarsi in prima persona: per  trasformarlo in realtà ha coinvolto anche Carlo Pernat, suo manager da tempo immemorabile, che ha avviato una attività di sondaggio. “Ebbene sì” conferma Loris. “Avevo detto che a fine stagione, nei test che si fanno giusto all'indomani dell'ultimo Gran Premio, mi sarebbe piaciuto salire in sella a tutte le 800 disponibili. La Yamaha mi è sembrata propensa a rispondermi sì, e la Suzuki anche”. La Ducati non rappresenterà un  problema: ce l'ha in dotazione. Resterebbe la Honda: ed a loro lo ha fatto sapere Carletto.  “Però, insomma, dai: con Honda ho anche vinto un titolo, ed i rapporti sono sempre rimasti buoni. Per cui...”. Per cui, le probabilità di vederlo saltabeccare da un seggiolino all'altro sono notevoli. Prevedibilmente, ci sarà grande curiosità, attorno alla manovra: nessuno ha mai realizzato nulla del genere prima. Si tratta di una occasione mai offerta in precedenza a nessun pilota in servizio permanente effettivo. Ma di cui non potrà raccontare nulla: i placet avranno in cambio garanzia di riserbo assoluto. E lui, già lo promette, assolutamente riservato sarà.

Probabilmente, non avrà modo di compiere più di tre o quattro giri con ogni moto; abbastanza, insomma, per ricavare da ciascuna di esse una sensazione, ma non a sufficienza per un collaudo. D'altro canto, collaudatore proprio no: “Escluso. L'idea non mi mi piace”. Invece, ha affrontato con maggior interesse alcuni colloqui, ne corso dei quali gli si è prospettata la possibilità di vestire i panni del manager (“per una squadra già esistente”, ha precisato lui) e di operare come rappresentante dei piloti. Solo pochi mesi fa avrebbe escluso una propria partecipazione al Motomondiale in un qualunque ruolo che non fosse quello di chi sta in sella. Adesso, pare meno deciso nel dire basta: “le altre attività procedono bene” ha affermato. Come dire: un qualcosa da fare dovrò trovarlo.

Intanto, ha trovato per lo meno la ragione per andare a Motegi, e correre un Gran Premio che la grande maggioranza dei piloti (ma anche del paddock, per la verità) contesta in privato, ma che nessuno è riuscito ad evitare. Lui, a cinque gare dal termine di una  lunghissima, grande carriera, avrebbe anche potuto dire di no. “L'Arpa, agenzia incaricata dalla Dorna, afferma che non ci sono pericoli; uno studio realizzato per conto della Ducati dice lo stesso; dello stesso tenore, due indagini realizzate per conto della squadra di Abraham. Non è che tutto quello che mi si dice dal Giappone mi convinca. Però, vado per rispetto di chi va:  mi sono comportato da professionista tutta la vita, non me ne resto a casa quando gli altri partono solo perché sono alle soglie della pensione”.

 

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