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BMW S 1000 R, pro e contro

La streetfighter bavarese si dimostra capace di svolgere ben più del “compitino” da bruciasemafori, ma in alcuni dettagli ha terreno da recuperare

Moto - Test: BMW S 1000 R, pro e contro

É giovane la BMW S 1000 R, nata 6 anni fa come alternativa “nuda” alla superbike S 1000 RR, e deve molto alla carenata ma è riuscita ad accaparrarsi il suo pubblico tra gli amanti delle streetfighter, diventando presto uno dei punti di riferimento del segmento.

Tanti punti forti e qualche dettaglio migliorabile caratterizzano l’esemplare della nostra prova, allestito di tutto punto con l’intera gamma di accessori disponibile sul catalogo dedicato. Ecco quindi pregi e difetti della bruciasemafori “Made in Germany”.

BMW S 1000 R, pro e contro

Lo sguardo, col doppio faro asimmetrico, è diverso da quello delle sorelle da enduro della gamma GS, ma in qualche modo richiama al DNA bavarese della S 1000 R, che nella versione HP trova il suo massimo stilistico.

Una volta in sella è facile accorgersi di come la distribuzione dei pesi e l’ergonomia rendano questa hypernaked facile e godibile ovunque.

In città è agile e leggera nelle manovre a bassa velocità, sul misto permette di usare il corpo per accompagnarla in cambi di direzione repentini o curve pennellate con gusto e precisione, e nel caso in cui, anche solo per poco, ci si volesse godere il panorama, si può apprezzare la comodità della S 1000 R, un plus non da poco per una della sua categoria. Merito del manubrio largo, della sella sostenuta e delle pedane, arretrate ma non troppo, che restituiscono comfort a chi, come me, sfiora il 1,90 mt.

Le emozioni più forti però, appena premuto lo starter, le regala il quattro cilindri della serie S. Derivato dal propulsore della S 1000 RR 2017, rinuncia ad un pò di potenza per avere una coppia che risponde presente sin dai medi regimi. 999 cc, 165 CV a 11.000 giri e 114 Nm quando il contagiri tocca quota 9.250 sono i numeri che può vantare questo motore potente e affilato, dall’ottima erogazione e dalla generosissima coppia, che rimane sopra i 10kgm dai 4.000 fino a oltre 11.000 giri. Un vero piacere!

La ciliegina sulla torta per la S 1000 R è lo scarico Akrapovic di serie: bello da vedere, e soprattutto da sentire.

I boati di rilascio sono una scarica di adrenalina, e la partenza al semaforo regala ancora più emozioni grazie alla sinfonia slovena. Potente, inconfondibile ma mai troppo rumoroso o sgraziato.

Difficile trovare difetti in grado di mettere in ombra le qualità della S 1000 R, qualche dettaglio migliorabile però c’è, ad iniziare dal cambio elettroassistito Pro, il Quickshifter bavarese.

Convince senza dubbio in scalata (novità introdotta nella versione 2017), dove innesta la marcia più bassa in maniera rapida e decisa, rimane però duro in salita.

Quella riportata è un’impressione da primo contatto, quindi non incontrovertibile, ma la sensazione è che ci sia una netta differenza tra l’Up e il Down.

Condividiamo con gli ingegneri BMW la scelta di non installare una frizione idraulica sulla streetfighter bavarese, per rimarcare il DNA sportivo ed essenziale della S 1000 R, però ci avrebbe fatto piacere vedere una leva regolabile nella posizione.

Vista la leggerezza e la manegevolezza della moto, il pubblico eterogeneo della S 1000 R sicuramente avrebbe gradito sentire ancora più feeling con la hypernaked tedesca.

Più che un difetto, un invito. Lo schermo LCD non rende più giustizia alla S 1000 R, soprattutto in virtù del buon lavoro fatto da BMW Motorrad con la creazione di uno strumento TFT pregevole e di successo, come quello ormai in uso sulle GS, sulla S 1000 RR e sulla gamma scooter C 400.

La strumentazione rimane leggibile e completa, ma non vediamo l’ora di vedere anche la S 1000 R equipaggiata con la stessa tecnologia completamente digitale della sorellona supersportiva.


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