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La corsa ai 300 Km/h: Kawasaki Ninja ZX-12 R

La maxi di Akashi era la più sportiva e potente tra le rivali, ma non riuscì a spuntarla contro la Hayabusa

Moto - News: La corsa ai 300 Km/h: Kawasaki Ninja ZX-12 R

Era la metà degli anni '90 quando ebbe inizio un periodo caratterizzato dalla corsa delle maggiori Case giapponesi a raggiungere il primato dei 300 Km/h su una moto di serie. All'epoca le moto supersportive erano la punta di diamante della produzione. E ieri, così come oggi, rappresentavano il faro tecnologico di ogni Casa costruttrice. Ma questo non bastava evidentemente agli uomini del marketing. C'era bisogno di andare oltre, di un qualcosa di più immediato da presentare, che potesse lasciare un segno indelebile nella mente degli appassionati. Il "magico elemento", il dato che, ancora di più della cavalleria, potesse in qualche modo suscitare clamore immediato nonché la superiorità di un'azienda di moto, era la velocità. Ed il Graal fu presto individuato: raggiungere per primi i 300 Km/h su strada. Ad aprire le danze fu la Honda CBR 1100 XX, alla quale seguirono Suzuki GSX-R 1300 Hayabusa e Kawasaki ZX-12 R. Sono loro le tre regine della velocità e, dopo aver esaminato CBR 1100 XX e Suzuki Hayabusa, è la volta adesso dell'ultima protagonista della "Corsa ai 300 Km/h".


Kawasaki Ninja ZX-12 R: carattere da sportiva


Quando venne presentata nel 2000, la "super Ninja" aveva un unico scopo: quello di battere la strapotente Hayabusa. Per farlo ad Akashi misero in campo l'enorme know-how derivato dalla ricerca aerospaziale per creare superfici quanto più possibile efficienti in fatto di penetrazione aerodinamica. Le forme della ZX-12R non apparivano estreme come quelle della rivale Hayabusa, né eleganti come quelle della Honda CBR 1100 XX, puntavano soprattutto alla pulizia delle linee, abbinata alla migliore protezione del pilota allo schiaffo dell'aria, ma soprattutto a fare rendere al meglio il 4 cilindri in linea accreditato di 179 CV, 4 CV in più della più diretta rivale Suzuki. Ad Akashi si scommetteva su una moto dalla vocazione maggiormente sportiva, con posizione del pilota più caricata in avanti e doti di guida più svelte se confrontate con quelle delle due rivali.


Spuntano le alette


Una caratteristica del design della ZX-12R era la presa d'aria separata dal resto della moto: una soluzione che garantiva una "bocca" che pescava aria lontano dal mascherino, in una zona dove i filetti di aria sono ancora "puliti", senza il disturbo delle superfici della carrozzeria. Il vantaggio di questo espediente è quello di migliorare l'efficienza dell'airbox alle elevate velocità. La grande esperienza di Kawasaki Heavy Industries in fatto di aerodinamica si notò anche per la presenza di due alette poste ai lati della pancia della carenatura, per avere filetti fluidi più ordinati tra la zona superiore ed inferiore della carena (che in quella parte è diversa per curvatura) e creare anche una certa deportanza.
Altra peculiarità della Ninja ZX-12 R risiedeva nel telaio monoscocca. Una soluzione che aveva il merito di diminuire la sezione frontale, con la struttura che passava sopra il motore (invece che di lato come con il sistema doppio trave laterale). Sezione minore che si traduce in un migliore inserimento del pilota nel corpo della moto contribuendo così alla maggiore efficienza nel fendere l'aria.


Nonostante l'impegno dei tecnici Kawasaki, la maggiore delle Ninja non riuscì a scalzare il trono dell Hayabusa. Con i suoi 305 Km/h la Ninja, nonostante qualche cavallo in più del motore, non riuscì a superare i 312 km/h della GSX-R 1300. Velocità comunque notevoli, per quella che, fino alla uscita della turbocharged H2R, è stata la "verde" più veloce di sempre. Anche della successiva ZZR-1400 (conosciuta anche come ZX-14 e presentata nel 2006): quest'ultima infatti, pur con un potenziale maggiore, uscì sul mercato con velocità limitata a 298 Km/h. In onore del gentlemen agreement che le giapponesi stipularono per porre un freno ad una pericolosa corsa alle super velocità su strada.

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