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Honda a EICMA 2010: tutto sulla Crossrunner

Intervista a Hasegawa e Plaza, progettista e designer della 800 tuttofare

Moto - News: Honda a EICMA 2010: tutto sulla Crossrunner

Ad EICMA 2010, tra le tante proposte svelate in anteprima, Honda ha presentato una delle più grosse ed attese novità della Fiera, la Crossrunner, una moto decisamente futuristica dall’aspetto unico e che nasce per un vasto pubblico che vuole viaggiare in moto, divertirsi con ogni condizione dell'asfalto. Qualcosa adatto a trasportare il passeggero, ma che sappia muoversi anche in città con l’agilità di uno scooter. In poche parole una moto totale, in un'altra parola, Crossrunner.

YOSUKE HASEGAWA

L’ingegnere giapponese è lo Chief Engineer del reparto Product Development Division No.2, in pratica colui che ha progettato la nuova
Crossrunner. Parla discretamente inglese (con un marcato accento giapponese) e risulta essere simpatico e disponibile.

Questa è la prima crossover che fa Honda. Vi siete ispirati a qualche moto della concorrenza o è un prodotto totalmente nuovo anche nell’idea per voi?
Beh, la Crossrunner si rivolge ad un vasto pubblico, ci siamo naturalmente ispirati al segmento enduro stradale, abbiamo voluto creare una moto per tutti, un mix di diverse categorie, naked, enduro, una via di mezzo. Ma l’on-off offre una posizione comoda ma alta, noi abbiamo voluto creare qualcosa di più basso e dunque più facile, bello come una naked, facile come una on-off – una sorta di scrambler, un mix – si esatto, qualcosa che possa raccogliere un ampio bacino di utenza.

Nella cartella stampa parlate dell’uso della galleria del vento per lo sviluppo. Su cosa avete lavorato di più per renderla stabile e dove?
E’ una combinazione tra aerodinamica e studio del setting, abbiamo fatto tanti esperimenti.

E avete scelto le forcelle tradizionali e non le upside-down. E’ una scelta per economizzare?
No assolutamente no, la VFR standard, la 800, aveva queste forcelle, e noi abbiamo seguito questa filosofia, la moto andava bene così, non vedo perché cambiarla.

Per il peso, è più all’anteriore o al posteriore?
Posteriore 49% e anteriore 51%. C’è il motore a V4, come le auto sportive, Ferrari, Lamborghini e questi va posizionato in un certo punto per le autovetture in modo da bilanciare. Noi abbiamo fatto la stessa cosa, l’abbiamo posizionato nel miglior punto possibile per facilitare l’handiling.
Sono state fatte modifiche al propulsore o è lo stesso del VFR800?
Di base è lo stesso, è diverso l’airbox, lo scarico – sull’iniezione non avete toccato nulla dunque – no no, è tutto come nel VFR800.
Questa è una moto sviluppata più per viaggiare, per divertirsi o cosa?
Per tutto – sorride – è molto divertente da guidare, è per tutto, una commuting, per viaggiare, un po’ per tutto – ripete ancora –, una moto totale.
Beh è come una Varadero allora, voglio dire, forse è un po’ più sfruttabile, si adatta alle situazioni.
La Varadero è differente, è un bicilindrico a V, è molto più grande nella stazza, è più tourer.

Su cos’altro ha lavorato?
Sul VFR1200F, è stato il mio ultimo progetto prima della Crossrunner.
Cosa mi dice del futuro? Ci saranno altre versioni, o la moto rimarrà questa? Non so, magari più enduro, o più per il turismo…
Beh stiamo facendo delle ricerche, in particolare con questo tipo di motore, l’800 a V, sicuramente vedrete dell’altro nel futuro.

A microfoni spenti chiediamo dell’Africa Twin, un mezzo che tutti gli enduristi e gli appassionati del segmento chiedono. La risposta è semplicissima, "ora, non abbiamo un motore per questo tipo di moto".

TEOFILO PLAZA GARCIA

Il Dottor Plaza è spagnolo, ed è il Senior Designer del reparto Design Department, Styling Group. E’ subito a suo agio, tanto che iniziamo a darci subito del "tu". Un omone di grossa stazza, simpaticissimo e disponibilissimo. E’ un artista, perché chi disegna moto, questo tipo di moto, solo così può essere definito!

Una moto senz’altro diversa dal solito, qualche cosa d’innovativo come vuole la filosofia Honda. Nelle linee della Crossrunner, c’è molto poco enduro, e molto più turismo, per quale motivo?
Perché noi non abbiamo fatto una moto enduro, abbiamo fatto un crossover, seguendo un po’ quello che è successo nel mondo delle auto, è forse il modo più semplice per spiegarlo. Nel mondo delle macchine si è partiti dai fuoristrada un po’ di anni fa, dopo si è passati al Suv, e adesso quello che è diventato il tipo di auto più "amichevole", fruibile per la maggior parte della gente è il crossover. Nelle moto è la stessa cosa, noi praticamente abbiamo fatto una moto che ha un’impronta stradale, si vede a occhio nudo, però qui abbiamo aggiunto una certa versatilità delle moto da enduro.
Il ragionamento è questo: in tanti anni si è partiti dalle moto off-road, per poi avere motori più potenti, freni migliori, e si andava… – gesticola con le mani in segno di "avanzamento" – Noi abbiamo fatto il contrario, partendo da una moto stradale, abbiamo aggiunto quello che richiede l’off. Dunque la moto è una moto bassa, bassa di sella, anche per il passeggero. Questi ha una seduta inferiore della stessa Hornet, quindi è più facile salire per entrambi. E’ anche fatta per ogni tipo di guidatore, alto, basso, quando invece le moto on-off, sono moto dedicate a persone alte di statura. Noi offriamo una moto off limits per l’asfalto, perché quando si fa l’uscita della domenica, si esce dalla città, si prende l’autostrada, si fa la strada di montagna e tutto il resto… beh, queste cose la moto stradale le fa benissimo, ed anche in modo divertente. Quando arrivi allo sterrato per giungere all’agriturismo, le stradali si fermano, questa moto permette di andare oltre, non ti porterà mai in Africa (intende viaggiare nel deserto N.d.R.), ma sicuramente ti porta dove vuoi andare, ed anche con un certo confort, ed in sicurezza. Diciamo che abbiamo preso l’idea dell’on-off, ma più on, ed a portata di tutti, il vantaggio delle macchine crossover, e delle moto crossover – strizza l’occhio e sorride –.

E ti sei, o vi siete, ispirati a qualcosa di particolare per il design? Non lo so, un insetto piuttosto che una forma di una qualsiasi altra cosa…
L’ispirazione… da tante cose. Una cosa curiosa che avevamo non soltanto nel design, ma anche nel concetto, era che questa moto fosse divertente, ma a portata di tutti, non vorrei dire facile, ma sicuramente a portata di tutti. E proprio a questo, abbiamo pensato alle moto d’acqua. Queste sono prodotti molto divertenti, perché quando le vedi ti viene voglia di salirci sopra perché sai che ti divertirai un sacco, e non lo vedi come dei prodotti rischiosi, come impegnativi, insicuri, no.
La nostra moto è uguale, è una moto molto divertente che permette di fare tante cose, in sicurezza. Era uno spunto sì concettuale, ma anche stilistico, infatti se vedi le forme sono fluide e c’è una curva che ricorda un po’ questo tipo di moto d’acqua.
Uno dei tanti spunti, ma sicuramente quello più curioso.
Honda sta cambiando, –"E certo il mondo cambia!" esclama Teofilo – e certo, il mondo cambia, e Honda… anche, e soprattutto nel design, perché stiamo vedendo una vera e propria evoluzione/rivoluzione. Dove vuole arrivare con questo tipo di modelli? Perché comunque è veramente diversa rispetto alla concorrenza, mentre magari gli altri hanno sempre un qualche cosa che richiama ad un fanale, piuttosto che non so, una gibbosità del serbatoio o… Honda invece, è completamente diversa.
– Aggiungiamo – E’ finito il tempo in cui si dice: "I giapponesi copiano".
Ma secondo me il tempo è finito tantissimi anni fa. E’ un po’ una cosa che i giapponesi si portano dietro. La gente vede delle similitudini dove invece non ci sono. E poi sappiamo anche che Honda ha anticipato delle cose che quasi sicuramente nessuno poi se n’è accorto, ma vabbè, lasciamo stare.
Su dove va il nostro design, posso dire che la Honda ha una caratteristica che è risaputa: oltre ad essere leader del mercato da tanti anni, comunque noi vogliamo tenere le nostre tendenze, è una questione di… essere sicuri di quello che fai, più che "sbandare" andando a seguire il mercato. Nel design mancano i concetti, devi sentire la gente quello che vuole e devi offrire quello che non sapeva di volere, ma che in effetti… ha sempre voluto. E’ una cosa difficile, una via di mezzo tra le richieste e lo stare un po’ avanti rispetto a queste. E seguire la propria strada, noi abbiamo una filosofia molto concreta, Soichiro Honda ci ha dettato determinate regole che dobbiamo seguire. Non credo che gli altri debbano seguire o copiare, no, ognuno farà la sua scelta e prenderà la sua strada. La nostra è questa e siamo abbastanza sicuri perché comunque offriamo un prodotto con un’immagine che è attraente e soprattutto consistente nel tempo. Guarda il VFR1200F, è un design che sì deve essere rivoluzionario, ma né troppo avanti, né troppo indietro. Deve cercare il bilanciamento giusto per una cosa che sai che sorprende un po’ all’inizio, ma sai che rimarrà anche più a lungo. Vediamo se il tempo ci darà ragione.

Ve lo auguro! Una domanda che spesso pongo ai designer: forse non tutti sanno che, spesso e volentieri voi dovete confrontarvi con gli ingegneri, nel senso che magari voi avete in testa di fare un qualcosa che possa essere più o meno estremo, però poi, chi progetta la moto tecnicamente, vi dice di no e che non si può fare perché non ci entra, o piuttosto è troppo largo, o… su che cosa vi siete andati a scontrare con i progettisti, proprio a livello tecnico?
Niente di speciale, c’è sicuramente un confronto, ma non è una guerra. E’ semplicemente uno scambio, un accordo. Loro non sono contro di noi, loro vogliono supportare le nostre idee finché si può. Noi dobbiamo spingere sulle idee più pazze tante volte per vedere di andare avanti. Dunque è semplicemente un agreement. Non ci sono stati confronti difficili o punti in cui i designer sono arrivati ad uno stallo. E’ stato qualcosa di… no difficile, ma una competizione. Riuscire a fare, soprattutto nella zona della coda, un qualcosa che fosse leggero, ma nemmeno che puntasse troppo verso l’alto e che mettesse il passeggero ad un’altezza esagerata. Direi che questa è stata la difficoltà che ha richiesto un po’ di tempo.

E’ una moto che vuole più Honda Italia, che vuole più Honda Giappone, che vuole più Honda Europa…
E’ una moto sicuramente molto europea, anche perché la tradizione delle moto on-off, è europea. Curiosamente abbiamo riscontrato un interesse da parte di tanti mercati, però inizialmente le richieste sono partite dal mercato europeo, non direi italiano.

Quanto c’è lo "zampino" del Giappone? Il design da dove viene principalmente?
Per dirla in due parole, l’idea ed il design è partita dal nostro ufficio di Roma, mentre lo sviluppo lo si è fatto insieme, alla pari. Il Giappone alla fine è la Casa madre, c’è un know-how incredibile.

Teofilo, cos’altro hai progettato per Honda?
Ho lavorato in diversi progetti, l’SH 2005 è uno di quelli che mi è piaciuto di più. Deuville, CBR1000RR, ho lavorato anche con il prototipo EVO6 diversi anni fa, VFR, però sono collaborazioni a diverse percentuali diciamo.

Il design è comunque inventiva, un po’ come il musicista.
Ma guarda, sia design, sia ingegneristica… nello sviluppo della moto, devi avere passione! Tanta passione e tante idee. Ma le idee secondo me vengono con la passione. Diceva Picasso che "le idee vengono lavorando". Le idee buone vengono quando lavori, e lavori molto quando c’è molta passione.
Una cosa che magari, da fuori del mondo Honda non sembra, è che dentro la Honda c’è un sacco di gente con tantissima passione.

Ultima domanda: preferisci lavorare a mano libera, o con il computer?
Sorride. Lavoro molto con il computer, però io sono innamorato della mano libera. Ora come ora parto con la mano libera, poi passo al pc. Capisco i vantaggi, però io sono nato con la mano libera.

Vorrei semplicemente aggiungere che prima quando mi hai chiesto da dove è partita l’idea, vorrei specificare che da Roma l’idea è partita soprattutto da un mio collega Daniele Lucchesi. Daniele è il Responsabile del Marketing, ed è stato fondamentale per lo sviluppo dell’idea. Come dicevi tu prima, noi abbiamo tante idee, spunti qua e la,e lui capisce il mercato, è un uomo attivo, dunque gli spunti che ci da lui sono altri. Noi osserviamo il mercato come designer, lui parla con il mercato, per noi è la voce del mercato, dunque il concept di questa moto l’abbiamo sviluppato alla pari. Tante discussioni, tante sigarette, tanti caffè… tante litigate, finché siamo riusciti a dare una forma a questa idea.

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