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Kawasaki ZX-R 400: l'ammazza grandi

Una grintosa sportiva che per molti era un sogno, il gradino intermedio prima del salto tra le maxi. Era l'alternativa alle sibilanti 250 2 Tempi race replica

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Tra la fine degli anni '80 e gli inizi degli anni '90 in Europa e soprattutto in Giappone spopolavano le sportive da 400 cc con motorizzazioni plurifrazionate a 4 Tempi. Erano delle repliche in scala delle (all'epoca) SBK da 750 e proponevano tutta la tecnologia applicata alle sorelle di maggiore cubatura. Kawasaki, Honda, Suzuki e Yamaha avevano in listino mezzi dalle raffinate doti tecniche, condite da linee elettrizzanti: FZR, VFR, GSX e ZXR. Piccoli gioielli che, soprattutto sul mercato italiano, erano accessibili a ben pochi fortunati appassionati. L'allora mercato delle piccole cilindrate era fortemente contingentato dalle politiche protezionistiche messe in atto per non togliere spazi vitali alle moto di casa nostra. E dunque, sia per il limitato numero importato che per l'IVA al 38% (sulle moto "oltre" 350 cc), era raro vedere quelle accattivanti 400 "made in Japan" sulle nostre strade.


Piccola SBK


La Kawasaki, con la sua ZX-R 400 rappresentava, un'eccezione in questo contesto, seppure non disponibile in grandi numeri. La Casa di Akashi decise l'importazione in Italia di questa piccola, ma potente, 4 cilindri che richiamava fortemente il modello 750 e che puntava ad essere l'alternativa alle bicilindriche 2T, Suzuki RGV e Yamaha TZR in testa, nella classe delle cosiddette piccole (l'Aprilia arrivò dopo qualche stagione, nel 1994).
La ZX-R 400 debutto nel 1989 con la serie H, che venne poi soppiantata nel 1991 dalla versione L. La differenza ad occhio tra le due consisteva in una carenatura più affilata a contraddistinta da un singolo gruppo ottico integrato nel cupolino in luogo del doppio faro della prima serie.
Tra le caratteristiche che più ricordano gli appassionati segnaliamo l'iconico doppio "snorkel" che portava l'aria, pescata dalla zona anteriore del cupolino, fino all'air box, oltre al motore che era un concentrato di cattiveria: il 4 in linea Kawasaki erogava nella versione ultima 62 CV a 13.500 giri/min con coppia di 43 Nm a 10.000 giri/min e con un fondoscala del contagiri fissato a quota 17.000. Valori notevoli e che oggi farebbero impallidire le nuove sportive di piccola cilindrata a 4 tempi.


Ciclistica al top


Sul fronte ciclistico l'allestimento era di prim'ordine con il bel telaio doppio trave in alluminio abbinato ad un forcellone, sempre in alluminio, con struttura scatolata e sospensioni pluriregolabili e con forcella anteriore a steli rovesciati.
Le dimensioni complessive della moto parlano di un interasse di 1385 mm abbinate ad un peso dichiarato a secco di 160 Kg.
Questi dati facevano della piccola ZX-R una vera moto "ammazza grandi". Se portata da mani esperte non era raro vederla spuntare su mezzi di ben altra cubatura e cavalleria. Sui percorsi misti era temutissima, oltre che ammirata per quella sua aria da autentica race replica.
Un tipo di moto che oggi, con le nuove norme che di fatto hanno eliminato le moto a 2 Tempi, potrebbe avere ancora molto da dire, soprattutto in termini di carattere ed appeal estetico. Un esempio tecnico che non guastarebbe poter riproporre, con l'intento di dare uno scossone ad un segmento che oggi, più di ieri, è cruciale nello stimolare e formare nuove generazioni di giovani motociclisti.

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