Tu sei qui

Moto Guzzi Falcone 500: il suo "minimo", è davvero il massimo!

Forse la migliore evoluzione del motore monocilindrico orizzontale ideato da Carlo Guzzi

Moto - News: Moto Guzzi Falcone 500: il suo

Il secondo conflitto mondiale era da poco tempo passato lasciando il Paese in ginocchio, ma con una gran voglia di ripresa; tutto presto cominciò a rigenerarsi dalle macerie ed anche le fabbriche tornarono a ritmi di produzione, prima accettabili e poi pieni, ottimali. La Moto Guzzi, famosa Casa motociclistica lariana, partorì, nel 1950, una due ruote che sarebbe divenuta il vanto dell’industria motoristica italiana: il Falcone 500, che all’epoca rappresentava la versione sportiva della turistica Astòre, oltre ad essere il top di gamma ed a prendere il posto dell’ormai vetusta GTW, dotata ancora di molle delle valvole esterne.


Un Falcone nato dalla aquile


Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Settanta del secolo da poco passato, molti dei modelli di “aquile” nate a Mandello del Lario sono stati chiamati con nomi di volatili: Airone, Cardellino, Astòre, Albatros, Lodola, Nibbio, Stornello, Chiù, Zigolo, Condor e via dicendo. Il Falcone venne prodotto proprio nel bel mezzo di tal periodo, con un nome che sarebbe passato alla storia e che avrebbe rappresentato il più importante competitor della celeberrima Gilera Saturno Sport 500 cc, sua memorabile avversaria.
Il Falcone, come tutte le Moto Guzzi 500 cc che lo hanno preceduto, è dotata di un ampio e pesante volano che ricorda quello delle famose affettatrici olandesi Berkel: la somiglianza dei due grandi dischi rosso fuoco con il contorno cromato ha portato molti appassionati a chiamare confidenzialmente la veloce monocilindrica con l’appellativo di “affetta prosciutto”. In effetti il volano, tanto peculiare e benevolmente deriso, influenza moltissimo, con la sua azione, il comportamento del motore: l’inerzia del primo, infatti, fa sì che il propulsore sia molto pigro nell’aumento dei suoi giri e molto lento, quando il centauro chiude la manopola del gas, a perdere gli stessi; un altro curioso aspetto del volano è rappresentato dall’effetto giroscopico che esso produce girando in senso contrario a quello di marcia: ciò tende a far sensibilmente raddrizzare la due ruote nelle curve.


Motore e ciclistica


Il propulsore del quale il Falcone è dotato, molto basso, lungo e robustissimo, è il classico monocilindrico orizzontale da 500 cc di 88x82, primo vero sportivo di serie ad avere la testa completamente racchiusa con tutti gli organi in bagno d’olio; la motocicletta è dotata inoltre di: accensione a magnete, trasmissione primaria ad ingranaggi, cambio in blocco a quattro marce e ruote in lega leggera ad alto profilo Borrani da 19".
La velocità massima che il Falcone riesce ancora a toccare è di 135 Km/h, garantita da un rapporto di compressione pari a 6,5:1, da un carburatore Dell’Orto SS 29 A, un albero a camme spinto e da un pistone a testa bombata. Con le dovute elaborazioni dell’epoca però, la due ruote di Mandello riusciva agevolmente a guadagnare 15 chilometri orari, che facevano la differenza.
La ciclistica del grande falco vede anteriormente una forcella telescopica e posteriormente un sistema composto dal un forcellone oscillante comandato da due sospensioni a compasso, a frizione, tarabili a piacimento, complete di due molle alloggiate in un fodero a forma di binocolo, posto sotto il blocco motore.
Dalla fisionomia di un felino impegnato in un lungo balzo, il Falcone permette di avere una posizione di guida molto sportiva ed aerodinamica, anche con l’ausilio del piccolo cuscinetto posteriore sito sul parafango posteriore, sul quale il centauro si allunga per ottenere una minore resistenza dell’aria.


Condurre un Falcone è come ballare un sensuale tango: subitanee virate, sferzanti accelerate, dolci strette ed una piacevolissima, forte intesa

Articoli che potrebbero interessarti