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Viaggi: 700 Ore in India con una Royal Enfield – Prima parte - FOTO

Ecco il racconto delle prime cinque tappe del viaggio di Giuseppe Santucci, raccontate in esclusiva a OmniMoto.it

Moto - News: Viaggi: 700 Ore in India con una Royal Enfield – Prima parte - FOTO

Qualche mese fa vi avevamo parlato di un incredibile viaggio in India, fatto completamente in solitaria e in sella a una motocicletta che per molti sarebbe solamente un ferrovecchio. Un viaggio di oltre tremila chilometri sulla sella scomoda di una Royal Enfield 500 Machismo (da noi meglio nota come Bullet). Un viaggio in solitaria come questo non può che diventare un importante momento di introspezione per chi lo affronta, e infatti l’esperienza di Santucci è diventata oggetto del libro di cui vi abbiamo recentemente parlato. E oggi torniamo sull’argomento facendoci raccontare da Santucci l’itinerario che ha portato a termine in India nell’arco di 20 giorni, 3.050 km divisi in undici tappe. Chilometri che sull’asfalto europeo, con una moderna tourer, si digerirebbero in tre giorni, lì hanno richiesto un tempo superior per le difficoltà che chiunque può immaginare. Ecco come è andata.

TAPPA 1 - IN VIAGGIO VERSO LA CATENA DELL'HIMALAYA
21 dicembre 2012 - Delhi - Haridwar 240 km - 4 ore

Partenza da Delhi in tarda mattinata. Uscire dalla città è un vero incubo: 22 milioni di abitanti, un traffico in cui muoversi è complicatissimo. La parte iniziale della tappa è semplice, la statale 58 (che nella prima parte è a pagamento, ma non per le moto: ai caselli, le moto hanno una corsia dedicata, tutta a sinistra, che permette di passare senza pagare) è abbastanza buona per i primi 150 km. Poi diventa doppio senso, e la parte finale attraversa paesini e mercati. Si guida, spesso, nel fango. L’arrivo ad Haridwar è sconvolgente. Il navigatore porta all’albergo passando per un bazar pieno di negozi, una strada strettissima. La vista degli indiani che si bagnano nel Gange e le fiammelle che scorrono lungo il fiume la sera lasciano senza parole.

TAPPA 2 - SEGUENDO IL GANGE
23 dicembre 2012 - Haridwar - Srinagar - 130 km - 5 ore

La tappa più lenta del viaggio. La statale 58, dopo Haridwar, segue il corso del Gange e, dopo pochi chilometri passa per Rishikesh, dove i Beatles, nel 1968, trovarono l’ispirazione per le canzoni del White Album. Rishikesh è nota come "La porta dell'Himalaya": subito dopo averla attraversata la strada e il paesaggio cambiano drammaticamente. Sterrati, guadi, tornanti che si snodano lungo la valle scavata dal Gange. La velocità media è precipitata. La strada sempre più brutta, il paesaggio sempre più bello. La natura ti prende completamente. Il Gange diventa veramente pulito e si intravedono le montagne innevate, alte verso il Tibet (oltre 7000 metri). Una sosta forzata a Srinagar, un albergo sul Fiume, per recuperare le forze.

TAPPA 3 - ALLE PENDICI DEL TIBET
24 dicembre 2012 - Srinagar - Almora - 238 km - 8 ore

Una tappa estenuante. Gli ultimi chilometri lungo il Gange che apre vallate da sogno ed è contornato, a tratti, da lunghe spiagge bianche, quasi caraibiche. Poi, dopo circa 60 chilometri, il percorso abbandona la statale 58, sfiorando le pendici del Tibet e puntando verso il Nepal. Quasi otto ore di guida su strade inenarrabili, senza fermarsi un istante. Quando il contachilometri raggiungeva, anche per un istante, i 40 chilometri all’ora si prova un senso di esaltazione. Troppa strada e il freddo comincia a farsi sentire. Nell’ultimo tratto si viaggia al buio, sotto lo zero, unica guida dei cerchi tondi di vernice bianca, dipinti sulla montagna vicino alla strada, la versione indiana dei catarifrangenti. Divinando le buche e con la frase " Non conto assolutamente di guidare di notte… " che echeggia nella mente.

TAPPA 4 - CORRENDO VERSO IL DESERTO
26 dicembre 2012 - Almora - Delhi - 311 km - 9 ore

L’esperienza del giorno precedente spinge a rivedere il percorso, cancellando il giro al confine col Pakistan del nord. Con quella velocità media sarebbe stato impossibile. Anche il deserto del Rajastan era a rischio. L’idea è andare subito verso il deserto sperando di scaldarsi. Il viaggio prosegue con due giornate di trasferimento per raggiungere Jaipur. Nel lasciare Almora, però, una deviazione per Raniket, un isolato altipiano che permette di guardare verso sud-est, verso il Tibet. Poi giù, verso la pianura, con la strada sempre più stretta. Se non fosse per le pietre miliari, con le scritte in hindi, potrebbe essere una strada secondaria degli appennini umbri. Ci si lascia alle spalle il sole che batte sull’Himalaya per immergersi in una grigia e fredda foschia. Dicembre è un periodo di transizione e, in pianura, la nebbia è frequente. Ore e ore di viaggio nella nebbia e nel freddo, una sosta per dormire in un anonimo albergo nella nebbia, poco prima di Delhi.

TAPPA 5 - I COLORI DEL RAJASTAN
27 dicembre 2012 - Delhi - Jaipur - 377 km - 9,5 ore

La mattina si riparte nella nebbia, un terribile ingorgo a Delhi, si procede a passo d’uomo. Poi, l’autostrada Delhi-Jaipur, un vero incubo. Traffico pesante, deviazioni a non finire, fondo stradale terribile. La tappa più lunga del viaggio. Finalmente il lungo trasferimento finisce e si arriva a Jaipur. La capitale del Rajasthan, progettata agli inizi del 1700 da un Maharajah appassionato di astronomia. Un traffico coloratissimo. Persone, palazzi, veicoli, merci nei bazar. Tutto brilla di colori vividi, caldi, allegri. Su uno sfondo rosa. Il navigatore porta all’albergo attraverso strade improbabili con una precisione implacabile. Rassicurante. Il cielo è pieno di aquiloni. Malgrado la stanchezza la giornata termina con una visita al bazar, uno dei più colorati tra quelli visitati durante il viaggio.

Appuntamento tra una settimana con la seconda parte del viaggio in India in solitaria di Giuseppe Santucci.

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