Ormai sulla rivoluzione del mondiale Superbike sapete già tutto.
Sono cambiati gli orari in cui si disputeranno le gare, ma anche i giorni. La gara divisa in due manche - un marchio di fabbrica del campionato - è rimasta, ma la prima verrà disputata il sabato e la seconda la domenica.
Le prime avvisaglie del fatto che la Dorna, nuovo gestore del campionato, volesse cambiare qualcosa si erano già avute all'inizio di quest'anno, con alcuni esperimenti su un cambio di orario, ma per la prossima stagione si è deciso di voltare pagina.
La realtà è che
la formula 2015 non piaceva a nessuno: non ai piloti, che avevano troppo poco tempo fra Gara1 e Gara2, non alle squadre, che in caso di incidente rischiavano di non fare in tempo a riparare le moto, né tantomeno agli spettatori televisivi, inchiodati in casa dalle 10 della mattina di domenica.
Incredibilmente anche il pubblico presente in pista aveva subito una drammatica diminuzione, così si è deciso di cambiare.
L’obiettivo è quello di aumentare gli ascolti in TV e contemporaneamente portare più pubblico in circuito, offrendo una programmazione diversa.
Dunque il nuovo format prevede due turni di prove libere il venerdì, un altro il sabato e poi la Superpole al mattino. La prima gara sarà invece alle 13, lo stesso orario in cui si correrà domenica.
E' la scelta giusta?
Difficile dirlo ora. La volontà di cambiamento, come abbiamo detto, era generale così la Dorna si è presa la responsabilità di prendere una decisione.
"A noi non va bene, va benissimo - ha spiegato
Fabio Pravettoni -
responsabile della produzione dell'aerea motori di Mediaset - sicuramente è un grosso passo avanti per i piloti. Parlando con Max Biaggi mi ero reso conto che i piloti avevano meno di un'ora di relax fra una manche e l'altra, ma soprattutto era difficile seguire l'intera giornata in TV. Così dal nostro punto di vista, e Mediaset ha i diritti del campionato fino al 2018, dico va bene. E' un tentativo da parte della Dorna che conferma come gli organizzatori abbiamo ascoltato il paddock".
In effetti dal punto di vista televisivo Gara1 ha maggiori possibilità di essere vista alle 13 del sabato piuttosto che alle 10 di domenica mattina. Dunque questo potrebbe essere un punto a favore della Dorna.
D'altro canto,
perlomeno sui social, la reazione degli appassionati è stata decisamente negativa, anche se non è facile capire se a parlare siano quelli soliti recarsi in pista, che così vedono ridurre alla metà lo spettacolo alla domenica, o piuttosto gli appassionati da divano.
Se posso capire i primi che per assistere all'intero show dovranno programmare una giornata in più in circuito, con conseguente aumento dei costi, sinceramente faccio più fatica a comprendere i secondi, anche se non sono del tutto d'accordo sulla frammentazione dell'emozione: se è vero infatti che probabilmente è molto più facile seguire Gara1 all'ora del pasto, d'altro canto
assistere alla 'rivincita' di Gara2 con 24 ore di ritardo porterà sicuramente ad una diluizione dell'adrenalina.
Insomma, vedremo.

Purtroppo però
ancora una volta non si è messo mano a quello che è il nocciolo duro del problema: cosa è la Superbike, cosa rappresenta nell'ambito motoristico.
Una volta infatti era facile comprenderlo: da una parte c'erano le 500 2 tempi, mostri a cui la strada era inaccessibile, dall'altra c'era un mondiale destinato alle derivate di serie, 750 4 tempi, moto di produzione preparate.
Oggi, concedetemelo, la situazione è assai meno chiara. In pista, sia in MotoGP che in SBK, vediamo tutte 1000 4 tempi, completamente carenate, indistinguibili all'occhio meno esperto l'una dall'altra.
Ci sono, è vero, differenze di prestazioni ma, diciamocelo, non tali da rendere la competizione abissalmente diversa, anche perché il livello delle Supersportive 1000 oggi è elevatissimo e pur con le continue 'messe a punto' regolamentari la Superbike è destinata a vedere sempre più moto sofisticate aggiungersi allo schieramento di partenza.

Quest'anno per esempio, è rientrata
la Yamaha che giustamente pubblicizza la sua R1 come derivata dalla M1 di Valentino Rossi e Honda seguirà presto, già nel 2017 con un mezzo che molto probabilmente deriverà dalla RC213V-S già in produzione limitata a 188.000 Euro.
Dunque
non abbiamo scalfito nemmeno la superficie del problema.
La risposta alla domanda: cosa rappresenta la Superbike? non l'abbiamo trovata.
E nemmeno è d'aiuto cercare di scoprirla fra i partecipanti, i piloti.
Attualmente infatti la griglia di partenza è composta da specialisti della categoria con l'immissione di alcuni campioni di ritorno dalla MotoGP - l'esempio è Nicky Hayden - più qualche giovane o relativamente tale che, o non ha avuto successo fra i prototipi o ha ritenuto l'alternativa, la Moto2, una categoria altrettanto in cerca d'autore.
Il giochino ha funzionato, relativamente, fintantoché abbiamo potuto giocare sullo scontro fra i campioni di ritorno e gli specialisti della Superbike.
Alex Barros, Carlos Checa, Max Biaggi, Marco Melandri, nomi noti al grande pubblico seppure in percentuali diverse, hanno fornito un qualche appiglio ai media per fare delle aperture. Ma il giochino è durato poco.
Ed è durato poco anche perché la MotoGP è sempre stata, ed ancora è, una calamita per Case e piloti ansiosi di fare il salto di qualità. Come se poi l'erba del vicino fosse davvero più verde.
Il fatto è che finché il campionato di Maurizio Flammini è stato fiero avversario di quello di Carmelo Ezpeleta, c'è stata una lotta fra le due serie che ha fatto progredire entrambe. Forse però i traguardi che entrambi gli organizzatori si erano proposti più che favorire, tranne che per un certo periodo, hanno danneggiato entrambi. Se infatti i problemi della Superbike sono sotto gli occhi di tutti, anche la MotoGP solo nell'ultimo anno si sta lasciando alle spalle problemi mica da ridere. Se Sparta piange, Atene non ride.
E tuttavia, anzi nonostante tutto, le due categorie non sono ancora riuscite a differenziarsi. Superbike mascherate da prototipi hanno corso in MotoGP con il nome di CRT, la Moto2 ha preso il posto della 250 in netta sovrapposizione sulla Supersport.
Insomma ve lo domandiamo per la terza volta: cosa rappresenta la Superbike? In cosa si mostra come un campionato diverso dalla MotoGP se non per piloti meno famosi e moto (un po') meno performanti?
Torniamo a noi è alla novità delle due manche in due giorni diversi, al sabato e alla domenica, cioè all'argomento iniziale.
Il DNA della Superbike, ciò che ne è rimasto è tutto qui. Solo qui. Il monogomma, un'altra sua caratteristica, è approdato dapprima in F.1 e poi nel motomondiale; la bellissima Superpole è sparita, per poi essere riproposta in formati simili fra di loro nelle varie categorie del motorismo.
La conclusione che traiamo da tutto ciò è che
oggi i contorni che dividono le due specialità sono indistinti, sfumati, sfuocati.
Lo abbiamo scritto altre volte:
non siamo fra quelli che vorrebbero arrivare ad una fusione fra MotoGP e Superbike. Qualora questa si trasformasse semplicemente in una gara della MotoGP sparirebbe come identità, così come Moto3 e Moto2 sono semplice corollari alla sfida dei pesi massimi del motociclismo.
Piuttosto
ci piacerebbe un cambiamento più netto, che rafforzasse il concetto di moto derivata dalla serie. Che rappresentasse la sfida di un mezzo di produzione.
In Superbike si dovrebbe tifare più la moto, che il pilota.
Si dovrebbe favorire la partecipazione di team privati ma professionali, ci viene in mente la scelta, quest'anno, di BMW e Yamaha di affidarele proprie moto a squadre affidabili.
Questo potrebbe riportare anche pubblico sugli spalti - un grande problema attualmente - perché se nello schieramento di partenza è difficile trovare piloti identificativi del tifo, c'è una falange di ducatisti, hondisti, kawasakisti, bmwuisti eccetera pronti a far garrire bandiere.
Ci si arriverà mai?
L'identificazione, però, passa attraverso la differenziazione e secondo noi la gara divisa in due manche non basta. Non basta più, anche perché porta con sé problemi di gestione, lo abbiamo visto.
A noi - ma questo è un parere puramente personale, da semplice appassionato -
piacerebbe una gara singola, più lunga, con cambio gomme e rifornimento obbligatorio. 150 Km che così, pur essendo continuativi, riproporrebbero le due manche.
I punti a favore di una Superbike così fatta sarebbero
concentrazione dello spettacolo, finalmente un solo vincitore per manifestazione, dimostrazione di
affidabilità dei mezzi, che è ciò che si chiede ad un prodotto di serie. E poi
professionalità maggiori nei team, strategie di cambio gomme e rifornimenti (tutte cose acquisite dalle gare di durata) ed infine anche
totale distinzione dai Gran Premi che sono a tutti gli effetti gare-sprint.
Se oggi una manche dura 40 minuti si potrebbe arrivare all'ora ed un quarto. Non crediamo che ci sarebbe da annoiarsi.
100 miglia, da percorrere a tutta manetta ma con l'alea di organizzare anche un pit-stop. Dorna provaci.