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Rossi vs. Marquez, il messaggio sbagliato di un duello senza vincitori


rossi-marquezDunque alla fine c'è stata la necessità di un editto bulgaro. La FIM e la Dorna (ma sappiatelo è sempre la seconda che prende le decisioni) si sono rese conto che la situazione gli era sfuggita dalle mani e altro non hanno potuto fare che mettere il bavaglio al Gran Premio di Valencia. E' un bene o un male? Certo, ci sono state delle esagerazioni (specie da parte italiana), ma nascondere la polvere sotto il tappeto non è mai la scelta giusta. Significa coprire la responsabilità di chi ha alzato questo putiferio. E non ci interessa puntare il dito contro Rossi o contro Marquez. Non è questo il punto. Il punto è che chi era demandato a far rispettare la legge, in pista e fuori, ha clamorosamente fallito il suo compito. Parte tutto da lì. Delle responsabilità della Direzione di Gara abbiamo già parlato in Malesia: la loro decisione è stata tardiva e forse non propriamente corretta, ma ciò che è stato gravissimo, secondo me, è che individualmente i tre giudici, Mike Webb, Javier Alonso e Franco Uncini, fuori consesso hanno espresso il proprio parere personale. Per di più sollevando pesanti dubbi sulla correttezza del comportamento di Marc Marquez. Ora, a parte il fatto che i membri di una giuria non devono mai esprimere il proprio parere privatamente, qualora effettivamente avessero dubitato dello spagnolo avrebbero dovuto approfondire l'indagine. Chiedere i dati della telemetria, insomma andare a fondo alla faccenda. Non lavarsene le mani. Perché se battagliare non è proibito, qualora avessero trovato le prove di un comportamento scorretto, un colpo di freno a metà curva, il gas parzializzato in rettilineo, avrebbero dovuto perseguirlo. Da qui la nostra constatazione: non sono adatti all'importante compito loro affidato. C'è, però, un grosso punto interrogativo sul loro operato: la Direzione di Gara è veramente libera di scegliere o a partire dalla sua composizione prima di decidere pensa: cosa diranno gli organizzatori di ciò? Perché il problema è tutto qui. In qualsiasi consesso civile l'organo giudiziario deve essere assolutamente indipendente e libero da qualsiasi altro potere. Può essere libera l'Irta che dipende in toto dalla prosecuzione del suo rapporto con la Dorna? Secondo noi no. E la FIM? Quale potere ha la FIM attualmente se non mettere la firma sulle decisioni prese da altri? La Federazione Internazionale ha abdicato totalmente, ha venduto il suo prodotto ed oggi è un simulacro senza alcun potere. Ecco, da qui bisognerebbe ripartire perché il caso Rossi-Marquez ha portato alla luce la debolezza del sistema. Non è colpa di Carmelo Ezpeleta se lui è così forte ed oggi rappresenta il motociclismo in toto, Superbike e ammennicoli compresi, la colpa è che attorno a lui non ci sono altrettanti uomini forti. O, forse, semplicemente non ci sono uomini in grado di mettere sullo stesso piano il proprio guadagno ed il rispetto che hanno di sé stessi. Del resto, fateci caso, è sempre Ezpeleta, personalmente, a togliere le castagne dal fuoco. Ora lo dovrà fare un'altra volta e dimostrare di essere l'uomo intelligente che è mettendo al suo fianco uomini altrettanto validi e decisi. Gente capace di tenergli testa. Perché la MotoGP, come qualunque altra attività umana, non ha bisogno di yesman bensì di uomini coraggiosi e preparati. Se ci fossero stati non saremmo arrivati a Valencia in questa situazione. Dopo la conferenza stampa del Gran Premio della Malesia Rossi e Marquez sarebbero stati convocati. A Valentino sarebbe stata chiesta ragione delle sue accuse. Il Gran Premio di Sepang sarebbe partito con gli occhi della DdG puntati sulla coppia. Ma tutti noi sappiamo che sia Valentino che Marc sono considerati le 'star' del campionato e che a loro sono permesse cose proibite agli altri. Ecco un altro errore da considerare, ed eliminare. Un esempio? L'Irta dopo Sepang ha mandato una mail a tutte le squadre MotoGP invitandole a trattenere i propri piloti a firmare autografi nelle sessioni apposite, anche quando le 'star', dopo dieci minuti se ne vanno. Un magnifico esempio di come NON deve essere la gestione dei piloti che devono avere eguali diritti e doveri sia abbiano vinto quattro mondiali, nove o affatto. Mi preparo a partire per Valencia con una emozione nell'animo mai provata dal 1977 - anno da cui seguo il motomondiale in pista - ad oggi. Ed è negativa. E' un misto di apprensione, fastidio e rabbia. Ho vissuto, da testimone, grandi rivalità nel motociclismo ed in F.1 e non ho mai pensato di essere fra i protagonisti, ma solo un ragazzo fortunato che poteva vedere e toccare (quasi) tutto con la propria mano. Perché le opinioni si formano quando si ha questa possibilità. Ho avuto, e ho, amici fra i piloti, e la volete sapere una cosa? Quel che resta di una carriera è la stima di molti campioni, l'un l'altro e nei nostri confronti, anche se qualche volta, fra di loro o con noi, non siamo stati d'accordo. Per questo non ci è piaciuta l'aggressione verbale di Rossi contro Marquez in conferenza stampa. Era fallita una mediazione faccia a faccia? Possibile che un pilota potente politicamente come Valentino e intelligente come lui non potesse risolvere il (supposto) problema in un modo meno distruttivo per il motociclismo che dice di amare? Se si butta una bomba a frammentazione dentro una stanza l'ostaggio non si salva. Alla fine lo sport è questo: amare il proprio avversario perché solo lui ci permette di esprimere tutta la nostra grandezza. Odiarlo è semplicemente un nonsenso. Vincitori o vinti non ha importanza. La gloria è effimera. Lo sport è l'unica guerra giusta che ci è concessa. E non deve fare vittime.

Ashes and diamonds

foe and friend

we were all equal in the end

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