Tu sei qui

Il caso Rossi-Marquez: perché la MotoGP deve essere esempio e non solo superamento dei limiti


panetta-lambruschiniIl calcio non mi è mai piaciuto, preferisco gli sport individuali ma non è questo il motivo principale per il quale non lo amo. Del calcio soprattutto non sopporto la tifoseria esasperata, quel dovere a tutti i costi più che tifare a favore di qualcuno tifare 'contro' qualcuno. Insultarlo, metterlo alla berlina e, qualche volta è accaduto anche questo, aggredirlo oltre ché verbalmente anche fisicamente. Non mi piace questo stare ad ogni costo con la squadra del cuore, senza vederne i limiti agonistici ed i difetti, per questo per me il calcio è uno sport ai margini del mio campo visivo. Ne riconosco l'importanza come fenomeno di massa, ma non mi coinvolge emotivamente. Le uniche partite che praticamente guardo sono quelle della Nazionale, e nemmeno tutte. Lo faccio perché è comunque bello sentirsi riuniti ad un enorme gruppo di persone, oserei dire come 'popolo'. E, certo, se vinciamo sono contento, ma se la squadra in campo non riesce ad avere ragione dell'avversario riconosco il valore del gioco in assoluto. Soprattutto mi piacciono i grandi campioni, le loro giocate, ma non arrivo al punto da tifare Maradona senza se e senza ma. Ne ho ammirato le magie ma anche i grandissimi hanno i loro punti deboli. Cadono vittima di passioni, preda della droga, si comportano in modo discutibile, barano nella vita e nello sport. Io cerco di distinguere: il campione non si discute, ma poi deve esserlo anche nella vita e se ha sbagliato deve anche dimostrare di saper redimersi. Perché diavolo dovrei essere tifoso cieco di uno che, al di là del suo talento, non è capace di dimostrarmi che si può reagire 'a ferite e battiture' come direbbe Shakespeare, mostrandomi la via da seguire nella vita? Aiutandomi ad essere migliore? Diciamocelo, lo sport è soprattutto esempio, non solo superamento dei limiti. Ci insegna cioè che con il sacrificio si può diventare speciali. L'empatia parte da lì. Mi immedesimo in qualcuno perché mi offre degli spunti emotivi per migliorarmi. Il mio amore per l'atletica mi fa alzare in piedi, tremante, quando vedo Panetta aiutare Lambruschini a rialzarsi nei 3000 siepi di Helsinki del 1994, perché Francesco non vede in Alessandro un avversario in meno, ma l'uomo a terra. Il gesto del campione europeo uscente capace di dare la carica al grande mezzofondista di Fucecchio che vince poi la gara è un grande momento di sport. Dunque di vita. E' la catarsi. Mi fermo qui, per il momento. Prendo fiato mentre leggo l'ignobile gazzarra che è nata attorno al caso Rossi-Marquez e che ha fatto prendere la penna in mano a gente che la moto non sa nemmeno cosa sia. Non posso nemmeno prendermela con quelli che, su Internet, gridano al complotto, mentre nascono le teorie più assurde. Sui quotidiani vedo anche di peggio. E penso all'ultima domanda che ho fatto a Valentino e alla quale non ho ricevuta risposta: perché tutti i tuoi avversari, prima o poi, diventano nemici da abbattere? Dallo sport voglio vedere più Panetta-Lambruschini e meno Rossi-Marquez.

Articoli che potrebbero interessarti