Siamo rimasti un po' indietro con le Chronicles, e me ne scuso. In Australia è sempre difficilissimo lavorare perché nove ore di fuso orario sono un ostacolo quasi insormontabile con l'Italia. Si va a finire che si scrive sempre di notte anche perché, lo sapete, nei giornali anche oggi nell'era di Internet prima delle quattro del pomeriggio non c'è quasi mai nessuno.
E' vero, noi a GPOne.com facciamo Internet in tempo (quasi) reale, ma l'avere davanti tempo a disposizione dilata gli spazi e gli appuntamenti con piloti e manager sono meno serrati che in Europa. La si tira lunga, così per il sottoscritto ma anche per Matteo (ha anche lui un quotidiano) il risultato è ritrovarsi comunque davanti al portatile fino alle due di notte, per poi alzarsi come sempre alle sette per andare in circuito.
Non fa bene alla salute, ma soprattutto mi ha impedito di scrivere per piacere. Come faccio in questo blog.
Comunque ora siamo in Malesia, e la diaspora continua. Fra ieri sera e stasera arriveranno tutti, con le solite storie di ritardi ed altre amenità da aeroporto.
I team ricchi con i top rider sono all'ex Pan Pacific Hotel, oggi ribattezzato Sama Sama, gli altri sparsi fra il Concorde, l'Ecuatorial ed altri vicini all'aeroporto, perché il circuito di Sepang è proprio lì.
Il grosso del Circo aveva un diretto da Melbourne nella tarda notte, o se preferite, all'alba del martedì.
Io ho viaggiato su un volo della Singapore con uno scalo al Changi che è uno dei più begli aeroporti del mondo.
Esci dal finger, ti interroghi su dove sarà il gate per la connessione e lì,
a pochi passi da te, c'è uno scanner: ci passi il biglietto ed oltre all'uscita in video appare una bella mappetta del percorso da fare e del tempo che ci si impiegherà.
Hai bisogno del hi-fi? Altro scanner, ci metti il passaporto e quello ti da la password per una connessione free e veloce.
Qualche anno fa ho letto da qualche parte che l'aeroporto di Fiumicino aveva preso come consulenti quelli che avevano realizzato lo scalo di Singapore.
Evidentemente non si devono essere capiti bene.

Con me, per tornare alla MotoGP, hanno comunque viaggiato il boss della Pramac
Paolino Campinoti (lui in First obviously) e
Dani Pedrosa.
Il boss l'ho fotografato, Dani no.
Ho sempre un certo rispetto per i piloti durante i loro trasferimenti e penso che perlomeno durante i viaggi non gli si debba rompere le scatole.
Ormai faccio anche fatica quando incontro qualche illustre ex a tirarci fuori un articolo. Mi sembra di sfruttarne l'amicizia. Ciò detto ho fatto parziale eccezione per
Jeremy Burgess e
Wayne Gardner quando ci siamo incontrati nel paddock, anche se in realtà perlomeno Wayne è una presenza fissa visto che il figlio, Remy, corre in Moto2.
Il grande assente, invece, è stato sicuramente Casey Stoner che aveva un padiglione a lui dedicato all'ingresso del circuito. Così, a pelle, mi è sembrato che dei tre campioni del mondo australiani Casey sia tuttora il più amato.
Jeremy, o meglio Geremia come lo chiamava Valentino Rossi è molto più disteso, ora.
"Non so proprio come facessi a reggere tutto quello stress", mi ha detto.
Ora il suo stile di vita prevede delle sane partire a Golf con un gruppo di amici fra i quali, il rookie, l'ultimo arrivato, è quello che deve preoccuparsi che le birre siano sempre numerose e fredde.
"Ci vuol poco a capire che questo è sempre alla ricerca di un nuovo membro del gruppo per passare la mano", ha concluso Jerry con una risata.

Nel retro box ho incontrato anche Mick Doohan con un gruppo di amici ed il simpaticissimo Garry McCoy, Mr. derapata, con il quale ho condiviso tante risate ai tempi del team Alfa in 125 gestito da Alessandro D'Alesio, ma di loro non ho parlato.
Lo faccio ora per una notizia sensazionale: dopo anni di lontananza dalla Capitale il re della derapata controllata parla ancora perfettamente il romanesco.
"Garry come va con l'italiano, te lo ricordi ancora?".
"Limortaccitua".
Esame superato.
Di Rossi, Lorenzo e della grande sfida, vi parlerò in seguito. Sui quotidiani, ma anche su Internet, non si scrive d'altro. Personalmente sono un po' stanco. Il bello del trittico asiatico è la riscoperta della comunità del motomondiale, meccanici, ex piloti, manager. Della quale, credo, si racconti veramente troppo poco.