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Max Biaggi ritorna in Superbike. Ma se ne è mai andato? Perché lui, da solo, non può risolverne i problemi


Biaggi-Bayliss-Mugello-2014Sfortunata la terra che ha bisogno di eroi. Quando lo ha scritto Bertolt Brecht non pensava a Max Biaggi. Rispondeva invece - attraverso la sua penna - Galileo a chi gli diceva 'Sfortunata la terra che non ha eroi'. Ora sostituiamo la parola 'terra' con SBK ed il parallelo è chiaro. LA CRISI SBK - Il mondiale delle derivate di serie è in crisi nera. Non va al di là del suo zoccolo duro. Non penetra, non sfonda. Fuori Troy Bayliss, fuori Max Biaggi non ha saputo creare personaggi. Non lo è stato mai il bravissimo Carlos Checa, né tantomeno lo sono Tom Sykes o Jonathan Rea. Come peraltro mai lo è stato il pianista James Toseland o Sylvain Guintoli. E la conferma diretta ce la da Mediaset che nonostante oggi trasmetta il campionato in chiaro e su un canale di alta visibilità non supera i numeri della MotoGP che può contare su un bacino di telespettatori minore quale è il satellite di Sky. LA RISPOSTA NEI PERSONAGGI ? - Il cuore della Superbike è fermo ed a confermarcelo c'è già stato il ritorno di Troy Bayliss in Australia al posto di Giugliano, un colpo di defibrillatore che non ha risvegliato lo sfortunato paziente, come temiamo non riesca a fare nemmeno l'atteso ritorno del Corsaro a Misano e a Sepang di cui ormai si parla da due anni! Ci diceva Romano Albesiano il 12 novembre del 2013 su GPone: "Sì, Max Biaggi potrebbe tornare a fare qualche gara-spot con noi. A lui piacerebbe l'apertura stagionale in Australia, ma è difficile logisticamente. Sarebbe più facile farlo correre a Misano, per esempio. Secondo noi Max è ancora perfettamente in grado di correre da protagonista. Non è stato deciso nulla, ma ci stiamo pensando. Magari nel futuro Biaggi potrebbe essere un perfetto team owner: è un personaggio di alta levatura ed abbiamo bisogno di gente come lui". RIDIMENSIONATI - Ha ragione Romano: la Superbike ha bisogno di Max, ma di un Max a tempo pieno, di qualcuno capace di smuovere un ambiente sonnacchioso. Di un pilota tosto, a volte scomodo. Ma diciamocelo: sotto questo punto di vista Biaggi ha già dato. Dove sarebbe la novità? Del resto Max non se ne è mai andato. Ha continuato ad essere il velocissimo collaudatore dell'Aprilia, ha distribuito scappellotti ai suoi ex colleghi dalla cabina di commento. E' sempre lui, insomma, il punto di riferimento della categoria. Un Max Biaggi veloce è nelle speranze di molti, ma anche qui: qualora battesse i più giovani, dove sarebbe la notizia? A rimetterci, ad esserne ridimensionati, sarebbero i più deboli, quelli che già molto poco hanno raccolto in carriera. Qualora invece il pilota romano si limitasse solo a fare una bella figura, come ha già fatto Troy, non potremmo certo a 43 anni accusarlo di non aver fatto il massimo. PROBLEMI IRRISOLTI - Dunque alla fine dei giochi la presenza del Corsaro non aggiungerebbe né toglierebbe nulla ai problemi della Superbike. Avremmo una gara o forse due con una audience migliore, poi il campionato sprofonderebbe nuovamente nei media mainstream nelle 'brevi' da poche righe. Il discorso sarebbe diverso se veramente il mondiale delle derivate di serie prendesse coscienza della sua necessità di cambiare. A farlo per prima potrebbe essere l'Aprilia che di un uomo come Biaggi potrebbe aver bisogno più come frontman che come pilota o collaudatore. "Il problema di Max è che da manager vorrebbe guadagnare come da pilota", ci disse quando era ancora in forza alla casa veneta Gigi Dall'Igna. E sia pure, ma sono stati calcolati i benefici in termini di immagine ed anche di organizzazione cosa potrebbe portare Max alla casa di Noale? Con lui nei box una situazione come quella attuale di Melandri in MotoGP non sarebbe neanche potuta accadere. Poi, ovviamente, andrebbe rivisto in questa ottica tutto il campionato. Perché l'Aprilia da sola non basta, come ormai non basta più solo la Ducati, né sono sufficienti con la loro presenza Kawasaki, attualmente vincente, o una Honda in sedicesimo od una Suzuki che fa quel che può. Se, infatti, la Superbike deve essere la vetrina dell'industria per quanto riguarda la produzione di serie, allora sarà meglio che le Case si impegnino di conseguenza. Partecipino. O direttamente o attraverso i propri importatori. Facciano qualcosa. Magari pensino anche ad una soluzione tecnica che riequilibri i valori in campo. Evidentemente la differenziazione di cilindrata non basta più ora che la discriminante, piuttosto, è l'elettronica, la benzina ed il numero dei motori o dei test, come ha dimostrato la MotoGP. Un impegno, questo di trovare nuove soluzioni, al quale sono chiamati anche gli sponsor della categoria, finora attratti soltanto, ma speriamo non solo, da una visibilità low cost rispetto a quella offerta dalla MotoGP. Perché se attualmente i numeri sono simili, la qualità è ben diversa. E tutti noi sappiamo che una cosa è uscire sul Corriere della Sera, un'altra sull'Eco della Parrocchia. Senza avere la pretesa di trasformare la Superbike nel motomondiale - una cosa che sapeva bene di non poter fare nemmeno un innamorato delle corse quale Maurizio Flammini ai tempi della sua gestione - è il momento di rilanciare alla grande il mondiale delle derivate di serie, perché è il mercato stesso che ne ha bisogno e lo chiede. Altrimenti continueremo sulla falsariga attuale e chi sarà la prossima star? Bayliss ha già dato, Biaggi sta (forse) per dare, ricordiamo l'apparizione di Marco Simoncelli... magari il prossimo anno si potrà chiedere a Nicky Hayden… Tutto questo mentre i (supposti) migliori cercano di passare ad ogni costo in MotoGP e la Superbike rimane un potenziale inespresso o, come dicono alcuni con i quali non siamo d'accordo, la serie B del motociclismo.  

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