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Per una MotoGP entusiasmante e combattuta ripartiamo dalle gomme


Corrado Cecchinelli Corrado Cecchinelli

I recenti test invernali chiusisi in Qatar all'inizio della settimana hanno apparentemente confermato che quest'anno il mondiale dovrebbe essere più combattuto del precedente, ma questa è solo una ipotesi. Il passo mostrato da Marc Marquez in più di una occasione, infatti, è parso dimostrare che il campione del mondo ha ancora un vantaggio sui suoi avversari. La domanda dunque è cosa si può fare per rendere la MotoGP più spettacolare ed evitare il ripetersi di quanto accaduto nel 2014. Più facile a dirsi che a farsi perché se Marc è magico la sua Honda RC213V lo è altrettanto: va forte, frena bene, consuma poco carburante e non è aggressiva con le gomme. E', questo, forse l'unico punto su cui lavorare ma ricordate? I tempi in cui gli pneumatici si deterioravano costringendo i piloti a finire la gara sulle uova sono cosa del passato. Già dai tempi delle Michelin i giri record si facevano a fine gara e con l'aumento degli aiuti elettronici oggi si va al cento per cento per l'intero Gran Premio, al più modificando la mappatura al volo quando il posteriore perde (leggermente) grip. "Mi piacerebbe vedere una perdita progressiva di aderenza - è la dichiarazione di Corrado Cecchinelli, direttore tecnico della MotoGP per la Dorna - senza però che questo innescasse pericolosi cedimenti. Dovrebbe essere una cosa lineare". Già perché normalmente più una gomma ha grip, più diventa imprevedibile, ma questo era un problema del passato. E nel (lontano) passato nessuno vuole tornare, tantomeno la Michelin che prenderà in mano la faccenda nel 2016. Nicolas Goubert, responsabile della casa di Clermont Ferrand è già contento dei risultati delle gomme francesi e lo ha detto senza mezzi termini: "ci impegneremo per far sì che il rendimento dei nostri pneumatici sia costante in modo che i piloti possano fare il proprio giro più veloce nella volata finale". E già perché questo risultato è addirittura più spendibile, pubblicitariamente, della velocità assoluta di una copertura. Dice al cliente, guarda che potrai sfruttare i tuoi pneumatici fino all'ultimo chilometro. E la Michelin, che ha addirittura voluto tornare al cerchio da 17" per essere vicino al prodotto di serie, non rinuncerà a questo messaggio. Come le Case, d'altro canto, non rinunceranno a tutta l'elettronica che è divenuta anche un elemento di marketing, oltreché di sicurezza, per proporre e vendere le nuove moto. Dunque cosa si può fare? "Bisogna stare molto attenti - riprende a spiegare Cecchinelli - perché qui entriamo nella sicurezza dei piloti, che è imprescindibile". In realtà recentemente non si è poi guardato così lontano. La riduzione a 800cc di cilindrata portò a moto più difficili da guidare e così la riduzione del carburante disponibile. Tanto che oggi si sta pensando, dopo essere tornati a 1000 cc di fare un passo indietro anche in questo settore. "Più le moto in effetti sono facili da guidare, più piloti possono battersi per la vittoria - riconosce Cecchinelli - quindi l'obiettivo è quello, assieme alla riduzione dei costi e solitamente questi due fattori vanno d'accordo". Per la cronaca giova ricordare che questo problema si è presentato anche in F.1. Intendiamo quello di dare vita a gare più combattute. Ma come sempre quando si devono mettere insieme esigenze di spettacolo e di tecnologia le soluzioni proposte sono andate in direzioni divergenti. Da un lato infatti oggi abbiamo le costosissime 'Power Unit', dall'altra gli pneumatici Pirelli a 'degrado controllato', con l'obbligo di usare le mescole a disposizione per il Gran Premio. Si potrebbe pensare a qualcosa di simile per la MotoGP? Difficile, e non parliamo ovviamente dell'introduzione di sistemi di recupero di energia, ma solo di gomme. Si potrebbe obbligare i team a correre con due tipi diversi di pneumatici? La risposta è: difficile. In Superbike, forse, con due manche riunite in una gara di oltre 200 Km. Potrebbe essere un bello spot per il gommista. Nei Gran Premi, poco più di 100 Km a tutto gas, è attualmente impossibile. Allora cosa? Per esempio obbligare le squadre a correre il Gran Premio con la gomma usata in qualifica. Non oggi, ovviamente, ma a partire dal 2016. Sarebbe, questa, una ulteriore sfida per la Michelin: produrre gomme performanti nei primi due giri secchi e capaci di resisterne 30. Una coperta corta. Pensandoci, però, sarebbe una buona idea perché i migliori cercherebbero di avere la prestazione in vista della durata, i meno veloci cercherebbero l'exploit in prova (che darebbe peraltro loro visibilità). Si introdurrebbe, inoltre, un po' di ragionamento nelle tattiche dei team, portando sotto i riflettori un aspetto tecnico delle squadre. Che ne pensi Nicolas Goubert? Del resto negli anni d'oro le gomme erano proprio così.

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