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Marc Marquez aspetta un 'nemico'. E non può essere Valentino Rossi


rossimarquezLa domanda che tutti si pongono alla vigilia del Gran Premio d'Olanda è una sola: qualcuno riuscirà a battere Marc Marquez? No, perché se nessuno ce la farà Marc oltrepasserà le colonne d'Ercole delle 7 vittorie consecutive sorpassando il Valentino Rossi del 2002 ed iniziando a nuotare in acque profonde. Quelle nelle quali si sono trovati Mick Doohan (10), John Surtees (11) e Mike Hailwood (12). Ed anche se la spiaggia alla quale approdò Giacomo Agostini è ancora lontana - 20 successi consecutivi fra il 1968 ed il 1969 - ci vengono già i brividi lungo la schiena. Diciamo subito che nell'età dell'oro del motomondiale, quella pressapoco che è possibile individuare fra il 1978 ed il 1997, di serial winner al livello del giovane spagnolo non ce ne sono stati. I vari Roberts, Lawson, Rainey, Schwantz, Gardner, Spencer hanno sì vinto tanto, a livello di titoli mondiali, ma proprio perché erano in molti a dividersi la torta, non facevano incetta di Gran Premi. Tanto per dire nel suo anno trionfale, il 1978, all'esordio in 500 King Kenny vinse 4 GP di fila, non di più. Ma è vero anche che si correva molto di meno: quell'anno furono disputate appena 11 gare. Il grande californiano continuò con quella media anche nelle stagioni successive - parliamo sempre di vittorie a raffica - 3 nel 1979, 3 nel 1980. Gli furono sufficienti per conquistare tre titoli consecutivi. Nel 1981 nel suo anno magico Marco Lucchinelli vinse il titolo con una tripletta, l'anno successivo a Franco Uncini bastò centrare una doppietta. Erano gare divertenti perché non si riusciva a capire in anticipo chi sarebbe stato il vincitore. O lo sconfitto. Perché nel 1983 Roberts pur vincendone tre in fila le prese, in campionato, da Freddie Spencer. Anche nell'anno magico che fu per Fast Freddie il 1985 il velocissimo ragazzo della Louisiana non riuscì a compiere l'impresa già riuscita a Marc Marquez quest'anno: vinse tre gare in fila, poi fu battuto e successivamente ne infilò quattro di seguito. Quattro è anche il numero massimo di di vittorie in apnea di Eddie Lawson, nel 1984, a tre invece si è fermato Wayne Gardner nell'anno del titolo, il 1987 e per ritrovare un recordman all'altezza quasi del mitico Ago dobbiamo arrivare a parlare di Mick Doohan: 4 nel '92, 6 nel '94 ed infine 10 nel 1997. E c'è da dire, per amore della verità, che in quella stagione si ritrovò praticamente quasi da solo ed a battersi con Taddy Okada, Nobuatsu Aoki, Alex Criville e Takuma Aoki. La Honda allora occupò i primi cinque posti del mondiale. Così tanto per far capire quali erano i valori tecnici in campo. Ecco, tranne forse le ultime due stagioni di Mick assistemmo a mondiali estremamente combattuti e anche quando ci siamo trovati di fronte a vincitori seriali, il campionato non appariva essere una formalità come quello di quest'anno. E ciò non va bene. Non andava bene ai tempi, figuriamoci ora che la TV ci porta 'dentro' l'avvenimento con le dirette che, seppure in pay TV, influenzano assai più di prima l'opinione pubblica e gli appassionati. C'è da dire però che gli sportivi amano molto i 'serial winner', si appassionano ai loro successi, scavano nella loro personalità. Un vincente scatena come poche altre cose la fantasia degli appassionati. Ma dopo un po' si comincia a cercare un rivale e poiché oggi i miti tendono ad essere consumati più velocemente rispetto al passato, per la MotoGP forse quel momento è già arrivato. Mai come oggi dunque il motociclismo ha bisogno del ritorno di un 'cattivo' nella MotoGP. Un pilota che non solo sia capace di fermare Marc, ma che sia anche il suo riflesso allo specchio. C'era, e ci aspettavamo che ci fosse quest'anno, Jorge Lorenzo. Il maiorchino era perfetto per questo ruolo, ma l'inizio del suo campionato è stato deludente. Si riprenderà, probabilmente, ma ormai il danno - mediatico - è fatto. Valentino Rossi, invece, non veste né vestirà mai i panni del cattivo. Lui si è presentato sempre come il 'buono' per antonomasia. Lo è stato nei duelli contro Max Biaggi, Sete Gibernau e Casey Stoner. E lo è ancor più oggi che il rivale si chiama Marquez, un fuoriclasse che teneva il poster di Vale nella sua camerette e che si è fatto fotografare da bambino accanto al suo idolo. Dunque, cosa possiamo aspettarci dai Gran Premi a venire? Un soprassalto di orgoglio di Dani Pedrosa, il Calimero della MotoGP oppure il ritorno, ma definitivo, di Lorenzo. Altre sorprese non ne vediamo all'orizzonte e con la Ducati sottotono - le prestazioni della Rossa sono un motivo di interesse consolidato - ci sentiamo di poter dire che se questo mondiale non è ancora decollato non è certo colpa del suo passaggio sui canali satellitari di Sky. L'imprevedibilità del risultato, al di là dello spettacolo offerto, è sempre basilare. In qualsiasi tipo di sport.

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