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Gli assenti hanno sempre torto. Breve storia della comunicazione a Sepang


fotoAssistere ai primi test della stagione è sempre una emozione. E' da quando si corre a Sepang che non mi perdo una apertura di campionato sulla pista malese. Ma ricordo anche quei blitz invernali al reparto corse dell'HRC, quando c'era Yochi Oguma che ti lasciava vedere, ma non sempre fotografare, le nuove moto. C'era una grande complicità, allora, fra le Case ed alcuni giornalisti, quelli più curiosi, più appassionati. Era un'epoca in cui si correva senza sponsor, se non quelli tecnici, e la comunicazione - pur con le mille difficoltà dell'epoca, fra telex, fax (più avanti) e rullini da sviluppare - funzionava. Il periodo successivo, quello degli sponsor tabaccai, fu l'età dell'oro. Marlboro, Rothmans, HB, Fortuna, Gauloises, Lucky Strike: c'erano tutti. Ogni squadra faceva a gara per essere cooperativa, pubblicando a volte veri e propri opuscoli con ogni sorta di informazione utile. Tutta roba che arrivava poi sui tavoli delle redazioni dei grandi quotidiani. Ed oggi? Beh, a giudicare da quanto visto a Sepang, siamo tornati indietro. E di un bel po'. Possiamo capire che, con i tempi che corrono, non si facciano più delle presentazioni come Dio comanda. Del resto se anche la Phillip Morris quest'anno ha messo un punto al Wrooom di Madonna di Campiglio, un motivo ci sarà. Quello che però sinceramente non comprendiamo è questo macchine indietro tutta dei team. Quasi come se non fosse importante avere sul campo di gara un proprio rappresentante. Eppure è stato questo desolante scenario che Sepang ha offerto. A cominciare dalla conferenza stampa della Yamaha fatta ad uso e consumo dei soli locali. Sei moto schierate - c'erano anche quelle del team Forward - per flettere un po' i muscoli ma in realtà con nulla da presentare. Una gran rottura di Kando*, se nessuno si offende per il facile gioco di parole. La politica della HRC non è stata diversa: una presentazione in Giappone, subito dopo i test ed una successiva in Spagna per i 20 anni della sponsorizzazione Repsol, ma così, fra di loro. Quasi clandestina. I team Satellite hanno fatto anche di peggio, presentandosi quasi tutti a Sepang dopo aver lasciato a casa i loro addetti stampa. Una scelta che, sinceramente, facciamo fatica a comprendere, e la cui unica giustificazione è un risparmio di un migliaio di Euro o poco più. Briciole rispetto al costo anche di un solo set di dischi in carbonio. E la Dorna? Nessun responsabile dell'ufficio stampa anche per loro. E dire che magari sarebbe stato utile per lanciare la collaborazione con SKY. Del resto, avranno pensato, a che serve andare fin in Malesia se anche la stampa diserta questa prima occasione di lancio del motomondiale? Dobbiamo essere onesti, è vero. Per i quotidiani c'era il solo Filippo Falsaperla per la Gazzetta, il sottoscritto per il Corriere dello Sport, Matteo Aglio (che è anche collaboratore de La Stampa), per GPOne.com,  e poi Enrico Borghi per motosprint. Nessuna agenzia presente. Hanno fatto più bella figura i fotografi. Per parlare solo degli italiani c'era Milagro con Tino Martino e Callo Albanese, Marco Guidetti e Mirko Lazzari. Già perché se in un modo o nell'altro qualche notizia si riesce a rimediare, magari copiandola da internet, le fotografie bisogna ancora farle di persona. Anche se poi una volta nella rete diventano res nullius. Alla fine una domanda si è costretti a farsela: ma perché spendere decine di milioni di Euro per correre se poi tutto ciò non viene comunicato? Se la cosiddetta 'copertura' dell'avvenimento è affidata a pochi giornalisti, alcuni dei quali freelance. Non lo capiamo. Ma se questa situazione di abbandono ci fa, da vecchi scriba innamorati del nostro sport, star male, d'altro canto comprendiamo perché gli sponsor latitino nel motociclismo. Si fa il minimo, e all'interno di questo minimo la comunicazione non è contemplata come un lavoro quotidiano. Questo è il motivo per cui il motomondiale sta diventando un fenomeno carsico. Invece di fare dei veri risparmi con regole adeguate (ricordatevi, le regole non sono un fatto tecnico, bensì politico) si taglia il tagliabile. Dimenticando che i vecchi appassionati sono, appunto, vecchi ed i giovani oggi sono così distratti da 'dimenticarsi' di quanto sia bello andare in motocicletta. Perché è questo che tutti dobbiamo sforzarci di trasmettere, la passione. Perché senza passione uno sport muore. E a proposito di spese: prima dell'inizio del mondiale ci saranno altri tre test, quello di Sepang2, a Phillip Island e poi a Losail, un bel dieci giorni prima della gara, tanto per complicare la vita e far spendere di più chi avesse voglia di essere presente. * "Kando" è una parola giapponese che indica una soddisfazione profonda, l'emozione intensa e piacevole che proviamo quando ci troviamo di fronte a qualcosa di esclusivo, di particolarmente bello e appagante. La Yamaha ne ha fatto il cavallo di battaglia della sua comunicazione.

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