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SBK, Rea: Superbike di serie? Più vicine a quelle della 8 Ore piuttosto!

Johnny controcorrente: "a Suzuka corrono moto ufficiali, le vorrei anche nel Mondiale" e: "la partenza invertita avvantaggia me che vengo dal cross"

SBK: Rea: Superbike di serie? Più vicine a quelle della 8 Ore piuttosto!

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Tra i tanti ospiti d’onore presenti a Silverstone, il più rilassato, perché esente da impegni promozionali, era il numero uno della Kawasaki Superbike Jonathan Rea.

Il due volte Campione del Mondo gironzolava nel paddock inglese in una modalità “off” così evidente da esaltare ancor di più il suo accento (nord)irlandese rispetto a quello proposto nei giorni di gare: “è bello essere qui -si diverte Johnny- osservando i piloti alla guida si possono imparare tante cose; le MotoGP piegano di più in curva rispetto alle Superbike, nonostante i tempi sul giro tra le due categorie siano simili”.

Cosa ne pensi del momento attuale che vive la SBK?

 “Io credo che le due gare divise nel weekend portino più pubblico nei circuiti, specialmente il sabato. In Italia la SBK sta crescendo sempre di più, perché Mediaset sta facendo un ottimo lavoro in pista. Il problema? È il gap che passa tra le marche presenti: Kawasaki e Ducati dominano, le altre Case soffrono”.

Molti caldeggiano un regolamento per avvicinare le moto a quelle di serie, ma Johnny la pensa diversamente: “anziché toccare il regolamento tecnico ogni anno, tentando di avvicinarlo alle moto di serie -sostiene- si dovrebbero incoraggiare le Case ad investire in SBK, proprio come fanno a Suzuka”. Rea ha partecipato e vinto alla 8 Ore e sa cosa dice: “provate a chiedere a Bradl, a Lowes e a Van Der Mark quante differenze ci siano tra le Honda e Yamaha preparate per la 8 Ore rispetto a quelle del Mondiale… le CBR ed R1 giapponesi sono davvero competitive, perché assistite ufficialmente dai rispettivi reparti corse”.

Il pilota Kawasaki conosce la storia del campionato dove è la prima stella: “gli unici costruttori attualmente presenti seriamente nel Mondiale -puntualizza Rea- sono Kawasaki e Ducati. Questa è una categoria nata dal prodotto di serie e poi profondamente elaborata. Se guardiamo i regolamenti e le epoche, questa SBK è la più standard di sempre. La Ducati di Foggy, le Honda RC45 e VTR erano super moto davvero speciali, da corsa”.

La Honda ora sta soffrendo non poco in SBK: “ma è difficile fare commenti precisi senza sapere cosa succede all’interno della azienda -spiega Rea, che ha corso anni per l'ala dorata- l’anno scorso la CBR Fireblade ha vinto a Sepang con Hayden e Van Der Mark ha centrato diversi podi. Con la moto nuova Bradl e Ten Kate vivono un periodo di apprendimento”.

A fine 2018 Ducati lascerà il bicilindrico a favore del V4; sarai ancora in SBK o…?

Ho ancora un anno con la Kawasaki, poi vorrei un nuovo progetto di due anni”.

Il paddock della MotoGP nutre un grande rispetto ed una profonda stima per Rea, ritenuto un pilota che potrebbe andare forte anche coi prototipi: “è bello sentire questi apprezzamenti -ammette Johnny- i piloti più veloci del Motomondiale sono i migliori del mondo: per essere forti in MotoGP serve un giusto equipaggio costituito da una moto factory ed un team di livello, non si viene qui tanto per fare presenza. Quando io sostituii Stoner nel 2012 sulla Honda HRC arrivai da un periodo nel quale non potei riposare, perché impegnato con le derivate e subito dopo nel Motomondiale. Però, a Misano ed a Aragon mi sono divertito a guidare la migliore moto di quel periodo, sono andato a punti due volte, quello era il mio obiettivo”.

Ora saresti abbastanza veloce per correre in MotoGP?

Onestamente penso di avere perso la barca buona per arrivare in MotoGP ma, guardando Zarco che ha 27 anni ed è la rivelazione della MotoGP, tutto è possibile”. Infatti… “ora il fisico del pilota si preserva di più perché le moto hanno l’elettronica che evita molte cadute, adesso le moto sono più sicure che mai, in pista ma anche su strada. Nel passato molti piloti si ritiravano al più tardi trentacinquenni, ora possono continuare a correre: Valentino Rossi è l’esempio, lui è super allenato ed in forma”.

Valentino, che in strada non guida la moto, si limita allo scooter; da uno come Rea, proveniente da un posto dove le gare stradali rappresentano la cultura motociclista, la risposta si rivela inaspettata: “io non ho la patente per la moto -ride Johnny- quindi non giro in moto per le strade; entro la fine dell’estate vorrei riuscire a passare l’esame di guida, ma la mia idea è di avere motociclette old style, come le cafè racer anni ’70. Per ora guido la moto da cross nei campi in terra”.

Proprio grazie alla moto da cross hai imparato a partire forte…

Il nuovo regolamento, che stravolge la griglia di partenza della seconda manche, per me e per la mia moto, che frena forte ed è agile, è vantaggioso, ma questa soluzione non funziona per tutti. Chi fa le regole non deve focalizzarsi su questi aspetti, deve invece migliorare per livellare la competitività tra le Case”.

 

 

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