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MotoGP, Lorenzo: Sono come sono, non come gli altri mi vogliono

Lo spagnolo si racconta fuori dalla pista: "Voglio migliorare, è il mio modo di superare lo stress"

Lorenzo: Sono come sono, non come gli altri mi vogliono

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Solitamente siamo abituati a sentirlo parlare di staccate, gomme, set-up, traiettorie. Questa volta Jorge Lorenzo racconta la parte più intima di sé, lontano dalla pista e dai circuiti. Non c’è la sua M1, bensì la sua vita, gli amici, gli sforzi per arrivare a competere nella MotoGP fino al sogno di costruire un giorno una famiglia tutta per sè con dei figli.   

Hai 29 anni, di cui metà trascorsi dentro al paddock. Quanto è cambiata la tua vita?

“La mia vita professionale – e anche personale – sono cambiate tanto. Ho cambiato team, categorie ma anche amici, manager e persone attorno a me. Tantissime persone. Tante cose buone e cattive sono successe in questi quattordici anni della mia carriera nel campionato. Ho imparato molto e sono migliorato tantissimo come pilota, professionista e atleta”.

Che Jorge Lorenzo era quello degli esordi rispetto al giorno d’oggi?

 “Ero molto insicuro e quello era il mio modo di non farlo notare. Volevo dimostrarmi più duro e forte di quello che ero. Mi atteggiavo e usavo parole nelle interviste che mi facessero  sembrare forte, avevo degli obiettivi molto chiari. Dal di fuori le persone che leggevano le interviste o mi vedevano in TV pensavano che fossi arrogante, vero? Questa è la visione che i fan della MotoGP avevano di me. Ora non assomiglio più tanto a ‘quel ragazzo’ di quando avevo sedici-diciassette anni. Sono cambiato parecchio ma non ho mai modificato il mio modo di agire quando sono nei box o nei minuti prima di partire per la gara. Continuo ad essere molto serio e concentrato. Non scherzo davanti alle telecamere come fanno altri riders. E non voglio farlo. Non voglio cambiare il mio modo di lavorare o di essere per far colpo sui fan. Voglio essere come sono; Se ti piace bene, se no.. è la mia di vita, e la vivo come voglio io, non come le altre persone vogliono che mi comporti.”

C’è stato un momento nella tua carriera in cui hai pensato di staccare?

“Se hai talento – come penso di averlo io – puoi scegliere due strade. Puoi essere contento di finire terzo, quarto, quinto ed essere sul pezzo per tanti anni, guadagnare i tuoi soldi e andare a casa. Oppure, puoi approfittare del tuo talento al massimo e lavorare sodo tutto il giorno, 8 ore al giorno in palestra o su una moto e provare a pensare: cosa posso fare per migliorarmi?’. Questa è la strada che io ho scelto molti anni fa; sacrificare gran parte della mia vita per ottenere i risultati  e le performance migliori. Potevo anche scegliere la prima strada, vincere qualche gara, tenermi nella top 3 e stare qui 10 anni in più, ma non è il mio modo di essere”.

Quali sono le motivazioni che ti hanno accompagnato in questi anni?

“Ognuno ha motivazioni diverse e puoi trovarle in tanti modi. Alcune riguardano i soldi, altre volte vuoi stupire, altre ancora sono date dal volersi migliorare ogni giorno. Quando mi sento sotto pressione – e sono nervoso – voglio migliorare ogni giro ed è il mio modo per superare lo stress. Questo è uno dei miei segreti: ogni giro un miglioramento. Se cominci a pensare a quello che potrebbe succedere in gara – specialmente in negativo– allora cominci ad agitarti. Nel corso degli anni ho sempre solo pensato al giro successivo, a fare meglio del giro precedente”.

Cosa conta per te nella vita?

“La vita può essere semplice ma anche molto complicata. Ci sono tante cose importanti: gli amici, la famiglia, la situazione economica – cose a cui devi fare attenzione perchè altri possono giocare con i tuoi soldi e prendere delle decisioni sbagliate – e devi trovare il compromesso tra il duro lavoro e goderti quello che hai. Non tornerai mai a 25 o 28 anni di nuovo! A volte penso: perchè continuo con questa vita di sacrifici? Ma un’ altra parte di me mi dice che se smetto sto buttando via qualcosa come il talento che ho, e che può portarmi tante cose positive nella vita. È dura smettere”.

Per quanti anni ti vedremo in sella alla Moto?

"Quanto? Non lo so. Cinque o sei anni fa pensavo che avrei fatto ancora un paio d’anni e poi avrei smesso. Quel paio d’anni è passato e anche di più, e mi diverto ancora tanto, ottengo ancora i miei risultati e cado molto meno. Alla fine cominci a pensare due anni alla volta"

Per un pilota non è molto facile avere tanto tempo libero.

Sicuramente ho l’opportunità di godermi la vita, ma la mia ambizione e il mio perfezionismo non mi consentono di godermela a pieno perché voglio il massimo da me stesso e dalla mia carriera. È vero, significa non avere molto tempo, ad esempio all’inizio della mia carriera non facevo mai festa dopo una vittoria. Ora si fa sempre qualcosa nella motorhome, ci si beve un paio di birre, c’è la musica, si balla e festeggio con il mio team. Ma a parte questi momenti faccio la vita di un Buddista! Non come immagineresti un pilota degli anni 70 come Barry Sheene o James Hunt. Se vivi in quel modo non puoi essere al top. Sono altri tempi. Non dico sia impossibile godersi le cose, ma non come in passato se vuoi vincere il titolo mondiale.

Quando rientri a casa riesci a staccare l’etichetta del 99?

“Sì. È importante trovare quel compromesso. Sono bravo a spegnere il cervello. In palestra sono super concentrato. A casa con la PlayStation o al cinema con gli amici o con la mia fidanzata sono tutto per loro; è fondamentale separare le cose”.

Sei un atleta riconosciuto in tutto il mondo. È un pro o un contro?

Una delle cose peggiori dell’essere famoso o importante in uno sport è che sei sempre circondato. A volte da persone che ti costringono a fare cose che non hai voglia di fare. Non è molto positivo. Ma è qualcosa che le star dello sport devono accettare. E quando ci fermiamo ci sono tantissime cose che non sappiamo fare! Abbiamo sempre qualcuno che fa qualcosa per noi! Non è il massimo ma è così che si vive quando si hanno soldi e potere”.

Quanto è difficile circondarsi delle persone giuste?

“Queste cose le impari quando sbagli, con l’esperienza. Vedi che alcune parti della tua vita devono essere controllate con molta più precisione. Altre non importano tanto e puoi lasciare che le persone lavorino per te. Non è semplice”.

Gli anni passano anche per te. Le cadute iniziano a farsi sentire.

“Prima, quando ne avevi 15, 20, dopo una dura gara il lunedì ti sentivi ancora fresco come una rosa! Adesso è più tosta. Quando fai festa ci vogliono due giorni per riprenderti! Dopo una gara pesante è come una maratona , e la cosa più brutta è che peggiora di anno in anno! Ma non sono ancora vicino ai 40, quando sarà decisamente peggio. È importante mantenere la dieta, allenarsi tanto e mantenersi positivi, divertendoti con quello che fai. Prendi ad esempio Rossi, con il Ranch e tutti i giovani intorno a lui sembra più giovane di loro. Ha rinnovato l’energia per continuare nel MotoGP. È importante tenere vivi i sogni e la motivazione.

Ultima domanda, qual è la prossima grande sfida? Qualche piccolo Lorenzo magari?

È una cosa grande diventare padre e creare la propria famiglia, ed è importante non fallire. Non si deve creare questa famiglia con la persona sbagliata. Penso che si debba essere molto sicuri e ci sono persone che non danno la stessa importanza a questo, fanno bambini e poi tutto va storto. Bisogna trovare la persona giusta. Non ho fretta, ma penso sia normale volere una famiglia e certamente anche io lo voglio”.

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