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La MotoGP ha bisogno di eroi, ma anche di personaggi capaci di arrivare al cuore

Jarvis: "l'assenza dei grandi personaggi ha penalizzato la MotoGP. Se pensiamo al passato, negli anni precedenti il mondo della MotoGP era molto incentrato su Marc Márquez e Valentino Rossi". Il numero 1 di Yamaha centra il punto, ma ormai si è superato anche questo muro: lo sport è partecipazione all'evento. Una volta erano i quotidiani a creare l'attesa ed i personaggi, ora non basta più nemmeno la TV. La Dorna sta affrontando il cambiamento

La MotoGP ha bisogno di eroi, ma anche di personaggi capaci di arrivare al cuore

La stagione 2023 è alle porte e non c’è dubbio che, con l’arrivo del nuovo format gara sprint+Gran Premio, sarà un campionato diverso.

Non è chiaro chi abbia voluto questo cambiamento, se sia stata una spinta delle TV o, piuttosto per una decisione Dorna. Quel che è certo è che dietro alla novità si nasconde il desiderio di un recupero.

Recupero di spettatori nei circuiti, ma anche di telespettatori dietro le TV e, perché no, spazio sui giornali, diminuito enormemente negli ultimi anni.

Un fenomeno che ha molte ragioni, non escluso un mondiale sempre più dilatato e costoso da seguire, senza un vero supporto delle Case coinvolte. Un segnale di questa disaffezione lo si potrebbe vedere nel ritiro della Suzuki, o con la Yamaha ridotta al un solo team, ma anche al modo di presentarsi delle squadre ormai ridotte e fredde apparizioni social.

In questo senso, dopo il doppio titolo iridato - MotoGP e Superbike - solo la Ducati è stata una piacevole eccezione.

Il fatto è che tutto ciò, unito alla uscita di scena quasi contemporanea di grandi protagonisti come Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Andrea Dovizioso e mettiamoci anche l’ordalia patita da Marc Marquez, hanno privato la MotoGP di personaggi. Attenzione: non parliamo di personaggi nel senso ‘social’, bensì di atleti che si sono meritati l’attenzione dei tifosi a suon di risultati.

Al momento mancano quei serial winner che, anche in altri sport, attraggono su di sé l’attenzione dei media e fanno sognare. In questa ottica servono anche i non-personaggi. I Pedrosa ed i Dovizioso, perché fanno da contraltare. E’ la normalità che batte il genio. Anche questo piace alla gente.

E poi c’è la capacità di creare storie e, sotto questo punto di vista, il motociclismo negli ultimissimi tempi ha fatto veramente poco rispetto alla sua antagonista, la Formula 1, dove i manager parlano fuori dai denti, si ascoltano le risposte spesso non politicamente corrette, dei piloti via radio. Perché il mondo va in questa direzione, ma l’appiattimento non si confà all’agonismo che è sopraffazione, seppur sportiva.

Dunque bisogna inseguire i gusti della gente, ma guidandoli nella direzione voluta. Scimmiottare è la peggiore delle idee. Ve lo ricordate Jorge Lorenzo quando faceva le scenette alla Rossi, o lo stesso Marquez?

Erano solo brutte copie. Ma Jorge e Marc non hanno mai avuto bisogno di ciò per essere due grandi protagonisti e personaggi del motociclismo.

Così la domanda che speedweek ha fatto a Lin Jarvis, numero uno di Yamaha racing va interpretata. L'impatto del ritiro di Valentino Rossi è stato forse sottovalutato?

"Non c'è dubbio che Valentino Rossi avesse un fascino, una storia e un carisma unici... È un nome conosciuto in tutto il mondo e l'assenza di Valentino ha sicuramente avuto un impatto negativo sul Campionato del Mondo. Ma un altro fattore è stata l'assenza di Marc Márquez, che ha avuto problemi fisici nello stesso periodo in cui Valentino se n'è andato. Se pensiamo al passato, negli anni precedenti il mondo della MotoGP era molto incentrato su Marc Márquez e Valentino Rossi. E anche Marc è un fenomeno. È un otto volte campione del mondo che è stato fuori dai giochi per due anni. Quindi, uno è stato il fattore Valentino, due il fattore Marc Márquez e tre credo che la Formula Uno abbia fatto un ottimo lavoro negli ultimi due anni per generare un grande interesse da parte del nuovo pubblico, in parte grazie alle serie Netflix e al modo in cui sono cambiati i social media. La Formula Uno è diventata 'alla moda'", ha detto Jarvis.

Ecco, questo è un punto: cavalcare le mode invece di subirle. Allearsi invece di combatterle, dunque in un certo senso controllarle. Ciò che sta, timidamente, iniziando a fare anche la Dorna, pur con enormi difficoltà perché per la società spagnola aprirsi al nuovo mondo social è un po’ come dare il permesso alla figlia diciottenne e vergine di uscire e rimane fuori casa con un 50enne.

La conferma ce l’abbiamo avuta pochi giorni fa parlando, a Vallelunga con il pilota/youtuber Luca Salvadori, che quest’anno debutterà in MotoE con i colori del team Pramac in coppia con Tito Rabat. Luca ha un animo social e di questa esperienza vuole trarre il massimo, Sia dal punto di vista agonistico che professionale. Dunque si interrogava su cosa la Dorna gli permetterà di fare. Sperimentava dove piazzare le GoPro. Insomma voleva, vuole, della MotoE fare il suo show, indipendentemente da ciò che farà la TV. Vuole, desidera, fare il suo prodotto.

Dalle sue parole abbiamo compreso la resistenza dell’apparato, con un sorriso perché lo conosciamo bene. Salvadori, del resto, fa bene ad insistere perché la MotoE a tutt’oggi è trasparente per gli appassionati che non amano l’elettrico, ma forse attraverso un pilota youtuber o, se preferite, uno youtuber pilota, potranno vederla sotto altri occhi.

Su questo cammino si stanno avviando altri piloti, come Aleix Espargarò, tanto che Luca si domandava: chi è uno youtuber? Semplicemente chi pubblica i propri contenuti su quel canale. E dobbiamo ammettere che, contrariamente al passato, oggi trascorriamo molto più tempo sui vari social di intrattenimento che dietro ad una TV. E questo perché rispetto al vecchio tubo catodico, come si diceva un tempo, oggi c’è una seppur limitata capacità di partecipazione.

Lin Jarvis questo lo ha compreso.

"Cinque anni fa era l'opposto. La Formula 1 era in difficoltà, eravamo il punto di riferimento per molti aspetti. Dobbiamo tornare a essere più attivi. Valentino non tornerà, dobbiamo abituarci a questo. Abbiamo bisogno di un Marc in forma e di Honda di nuovo in gioco. Anche la Honda è un punto di riferimento importante e al momento non è al massimo. Non sono assolutamente al punto in cui dovrebbero essere. Quindi ci sono molti fattori, ma credo che la cosa positiva sia che la competizione è super e lo spettacolo in TV è ancora molto buono - ha sottolineato il boss della Yamaha - Dobbiamo lavorare di più per cambiare l'approccio con cui promuoviamo lo sport per acquisire di nuovo importanza. Lo sport e l'industria devono unirsi. Dobbiamo collaborare, sederci insieme ed esaminare ogni aspetto su cui possiamo lavorare".

Mi sembra, questo, un approccio molto intelligente che però purtroppo cozza drammaticamente con la recente richiesta, partita proprio dalla Yamaha, di restringere in qualche modo lo shakedown dei test di Sepang. Ne abbiamo parlato. E’ problema superato. Ma come diciamo spesso, un po’ a tutti, bisogna fare pace con il proprio cervello e fare seguire le parole ai fatti.

Ci piace, per esempio, che TV8 trasmetterà in chiaro le prime sei Sprint Race, sperando evidentemente di attrarre pubblico. La F.1 in proposito è già avanti visto che consentirà ai team Principal di intervenire dal muretto della pitale. Ma questo in fondo già lo fa Sky facendoli parlare. Forse la differenza è che saranno loro a scegliere quando intervenire.

Si va senza ombra di dubbio verso la condivisione degli avvenimenti. La partecipazione. Del resto quando lo sport diventa così bulimico da aver bisogno del doppio delle gare per suscitare interesse, significa che c’è stata assuefazione e si cerca con la quantità di sopperire alla qualità che negli anni ci hanno dato piloti capaci non solo di vincere, ma anche di entrare nella storia. E naturalmente non parliamo delle GP Legends, dove un posto sulla lavagna non si nega a nessuno.


 

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