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MotoGP, Biaggi: "nello Junior Team Aprilia in MotoGp, ma non da proprietario"

VIDEO - "Ho già una squadra in Moto3, ma se mi coinvolgessero mi piacerebbe e ci penserei. L'amore per la mia 250? Abbiamo segnato un'epoca di successi in Italia"

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Max Biaggi è stata senza dubbio la vera star dell'Aprilia All Stars a Misano, la grande festa della Casa di Noale. Ha condiviso la scena con tutti i piloti del presente e del passato di Aprilia, ma il momento che ha davvero mandato in visibilio la folla è stato quello in cui è salito in sella alla sua 250 iridata del 1995 proiettando la mente di tutti all'epoca in cui il Corsaro dominava nella classe di mezzo. 

Al termine di una giornata in cui si è anche cimentato nel ruolo di istruttore in pista per un gruppo di fortunati partecipanti alla Pro Experience, Max ha parlato di tanti argomenti e parlando anche degli scenari aperti dal ritiro di Suzuki in MotoGP, che in qualche modo lascia spazio al sogno di vedere Biaggi e Aprilia assieme in un'ipotetico Junior Team nella classe regina.

"Ho già una squadra in Moto3 e mi rendo conto che non è scontato avere un team con tredici, quattordici persone. Quando pensi che una squadra in MotoGP richiede venticinque o trenta persone, e che la MotoGP è anche molto più complessa come moto, magari non mi sentirei di fare una squadra da Team Owner, ma pensare ad una partecipazione, qualora Aprilia me lo chiedesse, potrei prenderla sicuramente in considerazione. Anche se non è semplice per Aprilia fare un secondo team e neanche fare questa cosa che ho appena detto". 

Oggi ti sei calato nel ruolo di istruttore, come è andata con gli allievi della Pro Experience?
"Per me oggi è stata la prima volta in cattedra, un vero esperimento. Aprilia oggi con questa Pro Experience ha dato la possibilità a chi è appassionato davvero di questo brand di scendere in pista con le persone che l’hanno davvero costruita questa moto, nel lontano 2009. Scendere in pista con dei piloti Aprilia da’ la possibilità di capire cose che non sono scontate. La pista ha tutto un andamento diverso rispetto alla strada. Però devo dire che ho trovato degli alunni volenterosi, tanto affamati di imparare, di capire cosa serve per migliorare. Ovviamente c’è poi il subconscio, perché ognuno di loro cerca di migliorare ma è anche frenato dalla paura, perché è quello che ti frena e che non ti fa azzardare. Però ho visto che dalla mattina al pomeriggio tutti hanno fatto dei passi in avanti. Sia perché hanno familiarizzato col circuito, sia perché hanno imparato qualcosa con noi. Questa è stata la grande soddisfazione per me che li ho visti migliorare".

Pendevano dalle tue labbra.
"Sai, non è semplice capire certe cose quando le ascolti e non è semplice seguire qualcuno in pista che ti fa vedere come fare certe cose. E’ molto complesso andare forte in moto, però ho visto nel loro sguardo la soddisfazione e questo mi ha fatto capire di aver fatto un buon lavoro. Poi che abbiano girato un secondo in più o uno in meno, quello conta relativamente poco". 

Il momento davvero incredibile di questa due giorni è stato vederti in sella alla tua 250 del 1995. Perché secondo te dopo tanti anni quella moto nera con te in sella fa ancora emozionare così tanto?
"Perché ha segnato un’epoca, quella degli anni 90’. Sono stati degli anni che hanno segnato un decennio di successi in Italia, perché noi vincevamo solo in 250. Non c’erano piloti che dominavano nella classe regina o in 125. Il nostro dominio nella classe intermedia ha aperto una passione, poi noi siamo stati molto trasversali. Siamo stati forti in pista, ma anche fuori abbiamo aperto un percorso diverso con un pubblico generalista che non era proprio appassionato di moto". 

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