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MotoGP, Dovizioso: "Piloti troppo giovani? Anche i grandi a volte non sono maturi"

"Per cambiare i regolamenti serve un lavoro sul lungo periodo. Marquez lotterà per vincere ad Austin, ma per lui non sarà facile riuscirci"

MotoGP: Dovizioso:

Dopo una tragedia è normale interrogarsi su quello che potrà essere fatto per evitare che si ripeta. Negli ultimi giorni in molti sono intervenuti su quanto è successo a Jerez, proponendo soluzioni o evidenziando le criticità che ci sono nelle classi minori. Anche Andrea Dovizioso è intervento sul tema, evidenziando come questo argomento debba essere trattato in tutta la sua complessità.

Un’opinione limitata serve a poco, bisognerebbe mettersi a un tavolo a parlare con vari esperti: chi corre, chi fa le piste, chi scrive i regolamenti - ha spiegato - L’aspetto palese è che, nonostante i grandi passi in avanti in termini di sicurezza, purtroppo alle cadute dove il pilota rimane in pista non c’è soluzione, non riesco a immaginarne nemmeno una al momento. In questo tipo di dinamiche non si può fare molto. Anzi, il fatto che ora i circuiti siano molto più sicuri fa dimenticar quanto sia facile che accadano certe cose per quanto si spinge e per quanti rischi si prendono”.

C’è chi ha detto che i piloti sono troppo giovani.

È vero che ci sono sempre più giovani che corrono, magari non hanno molta esperienza, ma non vorrei dire altro perché a volte non vedo atteggiamenti più maturi da piloti più grandi - ha sottolineato Andrea - Ho una mia idea, ma non voglio sparare come fa qualcuno solo perché è arrabbiato. In questi casi bisogna essere costruttivi”.

Il Dovi sarebbe disponibile a confrontarsi con Dorna e la FIM.

“Andrebbe bene, ma esistono delle dinamiche per cui non basta un’opinione per essere cambiate - ha avvertito - Se si volesse modificare l’età minima bisognerebbe fare una lavoro a lungo termine, quando ci sono degli investimenti importanti non si cambiano le cose da un giorno all’altro”.

In attesa di sapere se i piloti saranno coinvolti in certe decisioni, Dovizioso si concentra sul Gran Premio che inizierà domani, il suo secondo sulla Yamaha.

Sono contento di essere qui, perché Austin è una pista completamente diversa da Misano e questo non può essere che positivo per il mio adattamento” ha detto.

Un percorso che necessiterà di tempo, ma Andrea è convinto che farlo in gara sia la cosa migliore.

“Avrò più tempo per lavorare e capire la moto, non può che essere positivo in vista del prossimo anno - ha affermato - È vero che non guido la M1 2021, ma sono convinto che il DNA sia lo stesso, come credo che i miei riscontri siano molto importanti per gli ingegneri perché posso fare dei confronti con la moto che guidavo prima”.

In questo momento, per il Dovi la priorità è conoscere la Yamaha, perché la ruggine accumulata nell’anno sabbatico sembra già esser sparita.

Logicamente quando sono tornato gli altri piloti avevano fatto 2 test e 13 gare e questo ti dà degli automatismi che hai perso dopo 10 mesi fermo. Però parliamo di dettagli, che escono fuori in qualifica o quando spingi al limite, non sono preoccupato di particolari mancanze - ha spiegato - Se fossi tornato dopo lo stop sulla Ducati mi sarebbe mancata solo una piccola spinta, quindi i risultati di Misano sono frutto solo di una moto completamente diversa che devo ancora scoprire”.

Avrà l’occasione di continuare il suo lavoro già domani, senza badare troppo ai risultati. A differenza di altri piloti, quindi non resta che chiedergli chi vincerà domenica.

Se negli ultimi anni avessi scommesso sui vari vincitori, avrei perso un bel po’ di soldi - ha scherzato - Marquez sarà sicuramente molto competitivo, ma faticherà a vincere perché questo è una pista che si adatta bene alle caratteristiche sue e della Honda, ma è anche una delle più dure per il fisico. Lotterà per la vittoria, ma non sarà facile ottenerla”.


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