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MotoGP, Brivio: "Quando Mir ha tagliato il traguardo ho sentito un vuoto dentro"

L'INTERVISTA COMPLETA "Mi sono bloccato per qualche secondo: poi ho visto gli altri esultare e mi sono buttato. Mir e Rossi? Quando ho conosciuto Vale aveva già 5 mondiali, Joan era un rookie. Il nostro segreto? Siamo una squadra felice"

MotoGP: Brivio:

In un anno condizionato dall’emergenza sanitaria mondiale; nell’anno del centesimo anniversario della fondazione di Suzuki; a distanza di sessanta anni dal debutto nel Motomondiale; dopo soli cinque anni dall’arrivo di Davide Brivio: Joan Mir in sella alla sua GSX-RR, vince il titolo MotoGP 2020 e porta nuovamente la Casa di Hamamatsu alla vittoria.

Partito da un foglio bianco nel 2015, Brivio ha raggiunto l’apice del successo in classe regina riuscendo a far conciliare, nel miglior modo possibile, il metodo giapponese e quello europeo. La lotta, per il team capitanato da questo ragioniere programmatore - questi sono stati i suoi studi - non è ancora terminata. Suzuki è pienamente ingaggiata nella sfida per la seconda posizione mondiale e, anche se con minor aspettative, per il campionato costruttori 2020.

Brivio: "Abbiamo conquistato cinque doppi podi, siamo competitivi con entrambi i piloti"

Cosa dire? È stato qualcosa di storico, abbiamo fatto qualcosa di fantastico. Se fossi un regista e pensassi di realizzare un film su questo mondiale non riuscire ad immaginarlo così bello! - ha detto Brivio al culmine della gioia - Abbiamo vinto un campionato del mondo durante il centesimo anniversario e anche in un anno difficile. Comunque, abbiamo fatto qualcosa di storico. In più a distanza di venti anni dall’ultimo titolo, insomma, non lo avremmo potuto immaginare meglio di così. Certamente sono felice per ognuno di noi perché abbiamo iniziato questo progetto alcuni anni fa da zero. Ci siamo uniti con molte persone, tutte molto motivate. Persone, che nella maggior parte dei casi, non avevano mai vinto prima, quindi avevano la giusta motivazione per provarci, ma specialmente i piloti. Joan è stato incredibile, credo che siamo di fronte a qualcuno di speciale. Anche Alex ha fatto un lavoro incredibile, basta pensare al suo infortunio e ad un paio di errori, senza di questi avrebbe potuto essere qui anche lui. Penso che questa stagione abbia mostrato che siamo competitivi con entrambi i piloti e Joan è stato di sicuro più consistente, ha fatto più podi e meno errori e ha vinto il titolo. Abbiamo conquistato cinque doppi podi, quindi questo dimostra che siamo competitivi con entrambi i piloti. Siamo davvero fieri di quello che abbiamo fatto.”

Nel 2014 la Suzuki ha annunciato il suo ritorno in MotoGP. Il primo weekend è stato proprio a Valencia ed è stato molto difficile. Avresti mai pensato che sei anni dopo quella moto avrebbe vinto il titolo mondiale?

Brivio: "Abbiamo corso il primo GP nel 2014 con De Puniet e Valencia rompendo un motore"

Oggi non ho pensato a quella gara. Ma ricordo che fu davvero difficile. Abbiamo preso parte al Gran Premio di Valencia nel 2014 con Randy De Puniet come wild-card. Ricordo che abbiamo avuto dei problemi con il motore, dopo durante l’inverno abbiamo scoperto che era un problema dell’elettronica che ha causato la rottura del motore stesso. Come wild-card ne puoi cambiare solo tre e quando siamo arrivati la domenica mattina ce ne era rimasto solo uno. Questo ci ha costretto a partire dalla pit-lane. Quell’inverno eravamo davvero in ansia perché quando a gennaio siamo andati a Sepang per i test abbiamo rotto di nuovo il motore. Quindi fu un inizio davvero difficile e mi sono chiesto come avremmo potuto iniziare il campionato. Ma dopo gli ingegneri hanno lavorato moltissimo e hanno trovato il problema nell’elettronica.”

Brivio: "I mondiali sono tutti emozionanti, anche quello vinto con Rossi, ma questo è speciale"

Hai detto che questo è stato il campionato più emozionante per te, è davvero così?

Per quanto riguarda l’emozione, è stata ovviamente grandissima. Intendiamoci, tutti i campionati sono emozionanti, compreso quello che ho vinto con Valentino. Questo è stato davvero speciale, non so se più degli altri. Di sicuro quest’anno c’è stata una situazione difficile, per il team e per i piloti, è stato un anno di crescita. Per questo motivo tutti noi ci siamo sentiti parte di questo viaggio. Non lo realizzo ancora, penso che ci vorrà un po’. Magari questa notte o domani realizzerò quello che abbiamo fatto, di sicuro è qualcosa che resterà nei miei ricordi per sempre. È qualcosa che ho sempre sognato di fare, ma che ho sempre pensato sarebbe stato complicato da raggiungere. Ce l’abbiamo fatta e sono davvero fortunato ad aver realizzato il mio sogno. Sono sempre stato un appassionato di moto e inizialmente immaginavo di diventare un meccanico, ma dopo mi sono reso conto che non sono bravo e ho dovuto ripiegare su qualcos’altro. Sono passato dalla Superbike, alla 500 per poi realizzare il sogno di arrivare in MotoGP. Insomma, sono davvero fortunato.”

Come sei riuscito a costruire il campionato con il team? Perché richiede molto lavoro far lavorare molte persone diverse tutte insieme. Quanto sono differenti gli ingegneri della Suzuki rispetto a quelli con cui hai lavorato in Yamaha?

Brivio: "All'inizio sapevamo che avremmo avuto risorse scarse, poco affidabilità ed una moto poco veloce"

Quando abbiamo iniziato nel 2015 abbiamo subito capito che questo progetto sarebbe stato difficile, sapevamo che avremmo avuto risorse scarse, problemi di affidabilità, una moto non performante. Volevamo trovare persone motivate, con passione, che non avrebbero mollato. Abbiamo con noi tre ragazzi che hanno lavorato in un factory team ma la maggior parte vengono da team privati, alcuni dalla Moto2, per loro arrivare alla Suzuki MotoGP era un traguardo e non un posto dove andare se non ne hai un altro. Abbiamo creato un gruppo davvero affiatato e appassionato, un team dove le persone sono sempre felici e che hanno un buon rapporto tra di loro, senza conflitti. Non dobbiamo assolutamente sottovalutare il fatto che in questo sport i piloti sono davvero importanti. Dei bravi piloti hanno di conseguenza un buon team. La grandezza del gruppo la vedi nei momenti difficili. Quando mi sono unito a Suzuki ho trovato la situazione che c’era in Yamaha venti anni prima. Ho trovato persone umili, che volevano provare a vincere, che volevano trovare la giusta strada per il successo. In quel momento la Yamaha aveva già vinto e le dinamiche nel team cambiano quando hai più confidenza e vinci. Suzuki in quel momento era davvero un campo aperto e c’era una buona cooperazione. Si parlava e si discuteva, è stato un gran viaggio insieme.”

Kevin Schwantz: "Nelle Suzuki di oggi le stesse doti della moto che guidavo io"

Kevin Schwantz ha detto che nelle moto che guidano oggi i tuoi piloti vede ancora le caratteristiche della moto che guidava lui, secondo te questo è importante? Pensi che la scelta di Guintoli come test rider sia stata l’elemento chiave per il successo di oggi?

Non so se la moto di oggi sia simile a quella che guidava Kevin Schwantz e tanto mento se abbia le stesse caratteristiche. La compagnia è la stessa e immagino anche il pensiero. Non so se la moto di adesso sia la figlia di quella di Schwantz, magari gli ingegneri hanno continuato quel concetto. Comunque, i nostri piloti sono contenti della moto, hanno molto feeling. Riguardo Guintoli, avevamo deciso di creare il team per i test in Europa, di solito tutti lo hanno in Giappone e si testa sui circuiti giapponesi. Abbiamo deciso di prendere un test rider europeo e abbiamo scelto Sylvain. Siamo contenti del lavoro che ha fatto perché è capace di selezionare ogni singolo aspetto della moto e i suoi commenti sono davvero simili a quelli dei nostri piloti. Un’altra decisione importante è sicuramente stata quella di scegliere Alex e Joan, ci hanno dato un contributo importantissimo.”

Brivio: "I Gran Premi consecutivi penso che abbiamo aiutato più i nostri avversari"

La stagione 2020 tutto è stato diverso rispetto agli altri anni. Qual è stata per voi la principale differenza?

È stata diversa la preparazione perché siamo stati tutti in lockdown. Dopo i test in Qatar siamo stati costretti a stare tutti a casa, ma devo dire che i nostri ingegneri non hanno mai smesso di lavorare. Anche durante la quarantena hanno continuato a fare dei meeting e sviluppare idee per la moto. Dopo abbiamo provato semplicemente a ricominciare.Ci sono state diverse differenze quest’anno, come le tre gare di fila, che vanno bene, ma in passato non ci sono mai state. E inoltre, fare due gare sullo stesso circuito in due weekend consecutivi. Questo penso abbia aiutato più i nostri avversari che noi. Siamo veloci a trovare il giusto set-up su ogni circuito, ma il secondo weekend gli altri si avvicinavano creandoci più difficoltà. Queste sono state le principali differenze rispetto al passato, ma le abbiamo gestite bene.”

Quest’anno la Suzuki ha celebrato il centesimo anniversario della fondazione e sessanta anni dall’inizio della partecipazione nel Motomondiale, c’è stato qualcosa di magico che ha influenzato il vostro lavoro?

No, non penso. Sappiamo che quest’anno si celebrano alcune tappe importanti ma abbiamo continuato a lavorare come sempre. Non abbiamo avuto più pressione o bisogno di spingere di più, né bisogno di più motivazione perché per noi è sempre la stessa, sia l’anno del centesimo anniversario che uno normale. Per noi è stata come una stagione come le altre: lavorare, essere concentrati e cercare di fare il massimo.”

Brivio: "Ho cominciato a pensare al titolo solo un paio di Gran Premi fa"

Quando avete capito di poter vincere il Mondiale? È possibile che adesso la Suzuki consideri l’idea di avere un team satellite nel 2022?

Personalmente ho cominciato a pensare al campionato solo quando Joan è passato in testa alla classifica, quindi un paio di gare fa. In quel momento ho pensato: siamo in ballo, allora balliamo. Quindi, solo negli ultimi due o tre weekend. Per quanto riguarda il team satellite non lo so, è qualcosa su cui discutere in Giappone nei prossimi mesi. Non so quale sarà la reazione, ma io penso che sia abbastanza avere solo un factory team, perché è stata una buona stagione quindi penso sia abbastanza. Sto giocando. Abbiamo bisogno di discuterne e decidere in modo serio per il 2022.”

Suzuki ha una moto davvero buona ma allo stesso tempo ha il budget più basso, le altre Case spendono molto di più in MotoGP. Pensi che questo vi abbia aiutato e vi abbia portati a pensare in modo più intelligente per concentrarvi su alcune cose?

“Per intenderci, la Suzuki è una compagnia grande ma non come le altre. Non hanno risorse illimitate, quindi bisogna essere più creativi per cercare di pensare di più. Probabilmente abbiamo uno staff più piccolo degli altri, a volte pensiamo di allargarci ma poi pensiamo anche che questo potrebbe portare più confusione. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra poche e troppe persone nel team. Penso che abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, ma ci sono sicuramente delle aree in cui possiamo migliorare. Con la situazione COVID penso che dobbiamo rimanere così, chiederemo più personale in futuro.”

Brivio: "Suzuki la moto perfetta? E' bilanciata e si sposa bene con i piloti"

Durante questa stagione ogni pilota e team manager ha detto che Suzuki sia la moto perfetta, questo vi ha messo sotto pressione? Inoltre, avete dovuto gestire la pressione psicologica su un ragazzo giovane Mir?

Non so se sia davvero la moto perfetta, penso che sia davvero bilanciata in ogni area. Poi anche la combinazione tra la moto e i piloti. Alex è davvero bravo e Joan ha imparato come gestire le gomme e guidare la moto nel modo migliore. La moto non è perfetta, perché non lo è mai. Di sicuro ha un pacchetto bilanciato. Quelle dichiarazioni non ci hanno messo sotto pressione. Riguardo Joan, psicologicamente abbiamo scoperto quanto sia forte, è sempre rilassato e concentrato. Cerca sempre di vincere, quando è partito dodicesimo ad Aragon il suo unico pensiero era come recuperare più posizioni possibili. Non abbiamo dovuto lavorare troppo su questo aspetto, è un pilota forte.”

Brivio: "Confronto fra Mir e Rossi? Valentino era già cinque volte campione del mondo"

Hai detto che Joan è speciale, riesci a fare un confronto tra lui e Valentino?

Non è facile, cioè quando ho iniziato a lavorare con Valentino lui era già un cinque volte campione del mondo, quindi era già un pilota maturo. Joan è arrivato da noi come rookie, probabilmente è determinato e penso si sia visto ieri. Era fuori dalla Q2 e nelle FP3 aveva l’ultima possibilità per entrarci e l’ha sfruttata, ha grande determinazione. È difficile compararli perché per Joan questo è solo l’inizio, lo dovremmo vedere in futuro. Probabilmente ci vorranno ancora un po’ di anni per arrivare ad essere completamente maturo. Per essere l’inizio abbiamo una buona situazione.”

Brivio: "Rimanere motivati? Quando vinci vuoi farlo di nuovo"

Adesso che avete vinto il mondiale come farai a far rimanere alta la motivazione nel team?

“Fortunatamente ho un po’ di esperienza con le vittorie. Quando vinci vuoi farlo di nuovo. Inizialmente non hai mai vinto nulla, poi vinci la prima gara, poi quella dopo e dopo due o tre ore cominci subito a pensare di vincere la successiva. Spero che sarà lo stesso, non penso che perderemo la motivazione perché abbiamo già vinto. È fantastico vincere e noi vogliamo farlo di nuovo. Vogliamo provare ancora questa sensazione. Non è facile, ma ci proveremo.”

Brivio: "Sarà Mir a decidere se usare il numero 1 nel 2021, spetta a lui"

Pensi che Joan utilizzerà il numero uno nella prossima stagione?

Non lo so. Non ne abbiamo discusso ancora, sarebbe bello ma non lo sappiamo. È una decisione dei piloti, e anche una questione legata al merchandising. Mi piacerebbe se tenesse il numero uno sul cupolino il prossimo anno, ma non sta a me decidere, è una scelta di Joan.”

Quando Mir ha tagliato il traguardo e siete diventati campioni del mondo, cosa ti è passato per la mente? La tua con Suzuki è stata una storia difficile ma anche breve, per arrivare a questo punto ci hai messo solo cinque anni.

È stato strano perché era un momento che sognavo da tanti anni, da quando ho iniziato a lavorare con Suzuki. Forse per la pressione ma quando ha tagliato il traguardo mi sono sentito vuoto. Non avevo neanche la forza di esultare o di abbracciare le persone. Mi sono bloccato per qualche secondo. Poi ho visto gli altri e mi sono buttato nel gruppo, è stato un momento strano. Ci dovrò pensare.“

Audio raccolto da: Nicole Facelli


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