La presentazione del team Honda, passata con noncuranza dall’arancione Repsol al rosso (?) Castrol, in Indonesia ci ha stupito perché nell’arco dell’intera manifestazione non è stato nominato Romano Albesiano, nuovo direttore tecnico dell’HRC. Sul palco c’è andato Alberto Puig, e fra l’ex iridato Joan Mir e Luca Marini non c’era l’ingegnere cuneese la cui carriera è iniziata in Cagiva per poi approdare in Piaggio nel 2005.
Laureato in ingegneria aeronautica Albesiano può essere identificato come il papà della RS-GP e se Gigi Dall’Igna ha sdoganato gli spoiler in MotoGP, a Romano dobbiamo una iterazione decisamente sofisticata delle carenature ad effetto suolo.
Una idea che sarebbe piaciuta a Soichiro Honda che, a differenza di qualsiasi altra Casa non si è mai legato a schemi, costruendo motori a due e quattro tempi, a due, tre, quattro, cinque, sei cilindri fino ad arrivare alla genialità dei pistoni ovali!
Una storia, quella delle corse, iniziata 76 anni fa con il debutto della Honda al Tourist Trophy, nel 1959. Dieci anni prima, nel settembre del 1948, Soichiro Honda aveva fondato la Honda Motor Co., concentrandosi inizialmente su motori ausiliari per biciclette. Già nel 1949, l’azienda lanciò la sua prima motocicletta completa, la Dream D-Type, equipaggiata con un motore a due tempi da 98 cc. Questo modello, sebbene modesto, incarnava la filosofia di Honda: innovazione tecnologica e accessibilità. Tuttavia, il Giappone del dopoguerra era ancora in ricostruzione, e partecipare a una competizione internazionale come il TT, allora dominato da case europee come Norton e MV Agusta, era impensabile. Soichiro, però, sognava già allora di portare le sue moto in Europa, convinto che le corse fossero il banco di prova definitivo.
Una convinzione forte, incrollabile, così che nel 1954, durante il discorso di inaugurazione del circuito di Suzuka, Soichiro annunciò pubblicamente l’obiettivo di competere al TT. Il progetto prese forma con la creazione della divisione racing e motori come il 4 cilindri da 125 cc, progettato da Kiyoshi Kawashima. Nel 1959, la Honda era pronta per il debutto nella classe 125 cc del TT con il modello RC142, pilotato da Naomi Taniguchi e altri.
1959: Il Debutto Storico all’Isola di Man
La partecipazione della Honda al TT del 1959 fu un evento epocale. Le moto giapponesi, leggere e tecnologicamente avanzate, stupirono per la loro affidabilità. Taniguchi concluse la gara al sesto posto, mentre il team ottenne il premio per la miglior squadra esordiente. Non fu una vittoria, ma dimostrò che Honda poteva competere con i colossi europei. Questo successo parziale fu il trampolino per il dominio negli anni ’60, culminato con il primo titolo mondiale nel 1961.
L’Eredità del 1949 e del 1959
Il 1949 rappresentò l’anno in cui Honda pose le basi della sua cultura ingegneristica, mentre il 1959 segnò l’ingresso nel mondo delle corse internazionali. Questi due momenti sono intrinsecamente legati: senza l’audacia degli inizi, non ci sarebbe stata la rivoluzione tecnologica degli anni ’60. Oggi, il TT rimane un simbolo della tenacia di Honda, che da piccola officina divenne un leader globale.
Il primo pilota a vincere con la Honda, con le due e quattro ruote fu Kunimitsu Takahashi, l’ultimo samurai, scomparso due anni fa. Lo incontrammo proprio grazie alla HRC, ad un Gran Premio e ci vennero i brividi quando, parlandoci mimò (foto) la posizione raccolta che assumeva alla guida del suo piccolo bolide.
Il piacere della velocità è un sentimento che avvicina, nei Gran Premi, ingegneri e piloti. I secondi la sperimentano di persona, ma il linguaggio è comune. Così quando nella presentazione Alberto Puig ha detto ai presenti che non si dovevano aspettare risultati immediati, ma che la dedizione dei piloti e dell’intera HRC era totale e finalizzata a tornare ‘lì dove è giusto che la Honda sia’, cioè fra i vincenti ci è spiaciuto non vedere sorgere quel sorriso, così rapido ad apparire e sparire, dal volto di Romano Albesiano.
E’ vero: Romano è qui in pista a Sepang, ma sono due ore di aereo per Jakarta e la sua presenza ci avrebbe evitato di pensare che gli eredi di Soichiro, forse un po’ si sono vergognati di avere un responsabile tecnico italiano. Ma non può essere: la forza di Honda è sempre stata quella di imparare dalle corse. Il che include portare fra le proprie file, strappandolo all'Aprilia, uno dei migliori ingegneri della MotoGP.