E’ andata come doveva andare. Nessuna sorpresa. Bagnaia ha fatto il Bagnaia vincendo sia la Sprint che il Gran Premio. Undici vittorie. Un record. Non è servito. Martin, dal canto suo, ha fatto il…Martinator: implacabile, inarrestabile, anche quando anche lui ha commesso errori inspiegabili. Non si è mai arreso. Ha inseguito, caparbio, tenace, uscendo apparentemente indenne da ogni situazione che lo ricacciava indietro.
Il tutto senza perdere la semplicità che è il suo maggior pregio. Una dote nella quale è accomunato con il suo rivale-amico Pecco. Perché questo è stato il mondiale urlato sottovoce di due protagonisti che non ci hanno mai dato la sensazione di considerare l’altro un avversario. Nel senso di nemico.
Più che un mondiale di motociclismo ci è parso di assistere ad una partita di tennis. Bello sport, per carità, ma che sappiamo concludersi sempre con l’abbraccio dei due contendenti sotto rete. Una cosa che ci ha sempre sorpreso, non perché l’abbraccio fra due sportivi sia un fatto inedito, al contrario, ce ne sono stati di bellissimi, in atletica soprattutto, ma perché il motociclismo che è rischio, velocità, coraggio, paura, genera emozioni forti, che a volte è difficile contenere. Non è un mistero che ci piacciono sfide più colorite, ma bisogna rendere onore a questi due ragazzi mai sopra le righe.
Poi c’è stato il ritorno di Marc Marquez: inutile girarci attorno, Marc ha fatto un rientro fantastico. E’ stato la pietra di paragone per l’intero schieramento di partenza, non solo per Jorge e Pecco. La MotoGP gira ancora intorno a lui e non abbiamo mai avuto il benché minimo dubbio che la Ducati se lo sarebbe fatto sfuggire.
E’ vero che a 31 anni probabilmente Marc non è più il Terminator di una volta. E come potrebbe? Quattro anni di inferno, quattro operazioni. Ce lo ricordiamo inchinato con la fronte appoggiata ad un guardrail al Sachsenring nel 2023, dopo cinque cadute. Bruciato. Quando decise di non partire pensammo: è finito. Invece ha lasciato ardere lo stoppino nella cera fino a vedere la fiamma ardere di nuovo. Chiunque abbia vissuto da atleta non può non capire, perché ad un certo punto della vita il corpo non risponde più come nel passato. E’ un meccanismo usurato. E’ solo la mente ed il ricordo di ciò che una volta era semplice fare, a spingerlo.
E’ stato un mondiale di tre storie, vissute in contemporanea e, a modo loro, tutti e tre i protagonisti, Pecco, Jorge e Marc hanno vinto la loro personale battaglia.
E’ facile dire che il colpo grosso lo ha fatto Martin, un titolo che con un pilota diverso sarebbe stato quasi una vendetta, ma che con lui è solo il risultato di tanto lavoro. Bagnaia dal canto suo non è riuscito a confermarsi, ma conquistare il terzo titolo consecutivo nella classe regina è un po’ come scalare l’Everest senza ossigeno. Una impresa che vale più delle singole vittorie. Quanto a Marquez, il suo è stato un ‘all in’, una scommessa. Non fosse riuscita si sarebbe ritirato. Senza rimpianti.
Poi dopo questi tre ci sono stati tutti gli altri, ognuno di loro con le loro storie, i sogni, che quando si infrangono cercare di raccoglierne i pezzi a terra è pericoloso: c’è il rischio di ferirsi.
La ferita più dolorosa, senza dubbio, è stata quella di Enea Bastianini che fra bonus per il terzo posto perso di Ducati e quello KTM ha lasciato sul tavolo una cifra vicina al milione. E pure pensiamo che più che al denaro Enea abbia fatto male l’andamento della stagione, perché il suo talento è fuori di dubbio.
Come quello di Pedro Acosta che alla fine dei giochi per appena due punti è arrivato dietro all’ex caposquadra della casa di Mattighofen, Brad Binder. Per loro c’è il pensiero in più di una situazione i cui confini non sono ancora del tutto definiti.
Da martedì, comunque, si ricomincia perché i cambiamenti a cui assisteremo a partire dai test di martedì sono tanti. Pensate solo al futuro del neocampione del mondo che abbandonerà il conosciuto per l’ignoto alla guida di una Aprilia. Un po’ come divorziare, con dolore, e cercare subito nella nuova fiamma l’intensità di un rapporto che anche se finito racchiude una storia.
Photo: ©Pierluca Brunetti