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QJ Motors, licenziate Gonzalez: ma il team Gresini non ne sa niente

UPDATED "Sappiamo della polemica suscitata da questo comunicato, di cui stiamo accertando la provenienza: a noi ufficialmente non è arrivato nulla. Stiamo verificando la fonte. Comprendiamo il disappunto ci scuseremo, ma il pilota non ha colpe"

QJ Motors, licenziate Gonzalez: ma il team Gresini non ne sa niente

E’ apparsa dal nulla una nota, accreditata alla QJ Motors, che chiede al team Gresini l’immediato licenziamento di Manuel Gonzalez,reo’ di avere indossato a Motegi una Hachimachi, la fascia in tessuto tradizionale giapponese come simbolo di impegno e perseveranza.

Il motivo è l’errato parallelismo fra il simbolo del Sol Levante, ed il passato guerriero del Giappone, che certo non ha lasciato buone impressioni in Cina e Corea.

Per cercare di saperne di più abbiamo interpellato direttamente il team Gresini, rimasto in Giappone in attesa della trasferta australiana.

“Sappiamo della polemica suscitata da questo comunicato, di cui stiamo accertando la provenienza - ci ha detto il portavoce della squadra - a noi ufficialmente non è arrivato nulla. Stiamo verificando la fonte. Comprendiamo il disappunto di chi, in Cina, al di là di chi abbia emesso questa nota, si sia sentito in profondo disaccordo con il simbolo. Ovviamente non riteniamo responsabile il pilota (le fasce sono in vendita dappertutto in Giappone N.d.R.), ma ce ne scuseremo. Al di là del politicamente corretto, se qualcuno si ritiene offeso, è giusto scusarsi”.

Fin qui la risposta del team Gresini. Aggiungiamo, da parte nostra, che questa polemica non è nuova: era nato quando Johann Zarco indossava il casco con il simbolo del sole nascente. A più riprese era stato chiesto a Johann di cambiare il disegno del casco, ma Johann, tenendo fede al suo essere un uomo indipendente e non sottoponibile a pressione, detto urbanamente, se ne era sempre fregato.

Al di là dei simboli e dell’apparenza di questi a passati più o meno sgraditi, la cosa importante di questa vicenda è acclarare la fonte di questo supposto comunicato di QJ Motors. Il QR code che si vede in alto a destra dello scritto in cinese rimanda alla applicazione WeChat (il corrispondente di Whatsup cinese).

“Al di là del contenuto, il messaggio non sembra scritto da una persona con conoscenza dei nostri contratti”, ha aggiunto il portavoce del team Gresini.

Il mistero dunque rimane: chi ha emesso quel comunicato, visto che il destinatario - il team Gresini - non lo ha ricevuto ufficialmente? Ne ha scritto anche il collega Simon Patterson, anche lui senza indicare una fonte certa. Del resto parliamo del Qianjiang Group, che ha sede in Wenling, 480 Km da Shanghai e da lavoro a 14.000 persone, producendo ogni anno 1.200.000 veicoli a due ruote e oltre 2 milioni di motori. Lo stabilimento copre un'area di 670.000 metri quadrati,

Un gruppo di questa portata può permettersi un comunicato di questo tipo, in questo modo?

Per la cronaca, sull'Hachimachi la scritta recita: "Ichi ban", che significa numero 1!

AGGIORNAMENTO - Abbiamo verificato ed il comunicato è effettivamente sul sito cinese di QJ Motor a questo indirizzo. Peraltro sul suddetto sito c'è solo la foto del secondo pilota del team Gresini, Albert Arenas e non quella di Gonzalez, che ha vinto il GP del Giappone ed è 6° nel mondiale. Pur comprendendo le rimostranze di QJ Motors, non ci sembra che la strategia adottata per comunicare il loro disagio sia azzeccatissima. E questo si può capire visto la relativa mancanza di esperienza nel mondo delle competizioni.

In casi come questo solitamente si redige un comunicato congiunto nel quale una parte spiega i motivi del disappunto e la controparte fa a sua volta le proprie dichiarazioni, che possono includere delles cuse formali. Un comunicato nel quale si pretende la testa di un pilota, un lavoratore, che peraltro ha fatto ciò che hanno fatto tanti altri nel paddock di Motegi, non ci sembra propriamente una mossa politicamente corretta, visto che poi di questo parliamo.

Un po' come quando la nostra ex Presidente della Camera, Laura Boldrini, chiese la rimozione della scritta Mussolini Dux dall'obelisco che si trova al Foro Italico a Roma. O all'abbattimento di statue originariamente dedicate a dittatori. La storia non si abbatte e, in certi casi, è proprio un memento agli errori (e orrori) del passato.

 

 

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