Tu sei qui

Valentino Rossi, l'odio per Marquez, ed il male che può fare a Bagnaia

Creare nemici del motociclismo è l’ultima cosa che Valentino Rossi, da quel grande pilota che è stato, ed è, dovrebbe fare. Perché come ci sono gli odiatori di Marquez, ci sono gli odiatori di Rossi, e questi deboli di mente, ora, potrebbero riversare le loro frustrazioni su Pecco, che non lo merita

Valentino Rossi, l'odio per Marquez, ed il male che può fare a Bagnaia

Nessuno campione, in nessuno sport, è pesato solo dai numeri. E poi quali nel motociclismo? I titoli, il numero di vittorie, quello delle pole? Sono altre le cose che colpiscono l’immaginazione e fanno amare e ricordare un atleta. Quanto abbia vinto è l’ultimo dei fattori. Un esempio nel nostro sport? Kevin Schwantz. Un solo titolo, un buon numero di vittorie, ma non assoluto, tante cadute, eppure il #34 è ancora oggi considerato un Mito.

Ma questo è solo un inciso perché ci è parsa strana la recrudescenza di odio vomitata nuovamente da Valentino Rossi su Marc Marquez approfittando del microfono amico di Migno nel suo videoblog.

Sono passati quasi dieci anni è il livore non si è attenuato. Capiamo: Vale si è sentito defraudato del supposto 10 titolo, che però non può dire che avrebbe vinto con certezza perché nel corso della stagione Lorenzo aveva vinto più di lui, ma questi sono dettagli.

Non entriamo nemmeno di striscio nella diatriba. Dire che a Phillip Island Marquez abbia corso contro Rossi, dopo che ha tagliato per primo il traguardo davanti a Lorenzo togliendogli 5 punti, è paranoia. Ha fatto la sua strategia, anche se ha rallentato Vale e Iannone che, per inciso, poi ha battuto l’amico Valentino in volata. Un pilota è libero di correre come vuole per arrivare al suo risultato. E questo Vale lo sa benissimo, perché in mille occasioni ha fatto la sua strategia che non era quella di mettere la testa in carenatura ed andare il più veloce possibile. Un esempio: contro Casey Stoner a Laguna Seca. L’unico modo per batterlo era rallentarlo, fargli saltare i nervi: ci riuscì.

Dunque torniamo a noi: a Sepang. Lì Marquez ha rallentato Rossi. Si, si può dire. Un fallo di reazione per le accuse (giuste? Ingiuste?) portategli con violenza in sala stampa. Stoner si sarebbe semplicemente fatto venire il mal di stomaco dalla rabbia, Marquez ha reagito.

Col senno di poi ad essere buoni si può dire che Vale non ha valutato l’avversario, ma se entrando nel ring insulti uno che picchia forte, ti devi aspettare che picchi più forte o che la rabbia, il nervosismo, lo destabilizzi. Successe con Casey, non è accaduto con Marc.

Comunque queste sono storie vecchie. Come disse il buon Max Biaggi, un fuoriclasse contro il quale Rossi ha usato tutta la sua potenza di fuoco, il motociclismo non è musica classica. Oggi c’è la TV, ed i maledetti social, ma nel passato in pista non si sono fatti sconti. Ci si è sempre picchiati come fabbri. O magari più sottilmente, con frenate a centro curva. O metodi più subdoli.

Kenny Roberts ci ha messo dieci anni a mandare giù il rospo del tranello tesogli da Freddie Spencer ad Anderstorp, che grazie a quel successo nel 1983 vinse il titolo della 500 per un solo punto, ma tre titoli conquistati o quattro non hanno fatto di lui un rancoroso.

E 8 titoli contro 9, 9 contro 9 o 10 contro 9, visto che Valentino Rossi si è ormai ritirato e gioca con le automobiline, non cambieranno di un atomo ciò che pensiamo di loro. Ma forse Vale non ne è così convinto ed ha pensato, vedendo i recenti successi di Marc Marquez, che fosse necessario rinfocolare l’odio. Buttare benzina sul fuoco. Questo si chiama soffrire ancora per qualcosa di irrisolto, qualcosa con cui ancora non si è fatta pace. Ed è un brutto modo di vivere.

Non sono mai stato un tifoso di Rossi, mi piaceva di più il sofferente Biaggi, più delicato, più umano sotto la scorza del Corsaro, ma ho sempre ammirato non solo le qualità di guida di Valentino - questo sarebbe scontato - ma l’intelligenza che ha sempre avuto di dare le risposte giuste al momento giusto, la capacità di fare gruppo, di farsi amare. E vi dirò di più: quando ha iniziato a non vincere più, perché lo sport non fa sconti all’età, ho scoperto il dono più importante di Rossi, quello che tutti dovremmo imitare: l’amore per lo sport, per la competizione, voler essere in pista, comunque. E non preoccuparsi più di essere battuto, felice di quella cucciolata che è la VR46 Academy.

Ecco, proprio pensando a quello che è attualmente il leader di quel gruppo, Pecco Bagnaia, ci è dispiaciuta molto l’uscita di Valentino Rossi nel videoblog. Perché come ci sono gli odiatori di Marquez, ci sono gli odiatori di Rossi, e questi deboli di mente, ora, potrebbero riversare le loro frustrazioni su Pecco, che non lo merita.

Creare nemici del motociclismo è l’ultima cosa che Valentino Rossi, da quel grande pilota che è stato, ed è, dovrebbe fare. Alain Prost ed Ayrton Senna si sono odiati, ed è stato questo sentimento a spingerli oltre i prorpi limiti, ma io non ricorderò Alain per aver definito Ayrton 'un serpente', ma per quella breve conversazione via radio ad Imola quando entrambi confessarono di sentire la mancanza reciproca.
 

Articoli che potrebbero interessarti

 
 
Privacy Policy