Claudio Domenicali può essere contento. Grazie a Marc Marquez, più che alla vittoria di Pecco Bagnaia nella ‘Race of Champions’, si parlerà ancora a lungo delle prestazioni della nuova V4S 2025.
L’anima racing della casa di Borgo Panigale ha infatti acceso i cuori dei campioni protagonisti che si sono divisi in due categorie: quelli che l’hanno presa come una sfilata veloce, una celebrazione, forse sapendo dentro sé stessi che non avrebbero potuto essere protagonisti, ed un gruppetto, invece, che ha dato l’anima.
I nomi? Bagnaia, Iannone, Bulega, Marquez, Bezzecchi, Di Giannantonio. E ci fermiamo qui perché, forse con la sola eccezione di Rinaldi che è stato messo da parte ed in qualche modo ci teneva, né Martin, né Bastianini credo si siamo impegnati. Anche loro sono il passato.
Ovviamente hanno tirato tutti, non scherziamo: mi sono divertito molto a leggere i commenti sui social, ovviamente al 99% incentrati sul contatto Bulega-Marquez (c’è stato? Sembrerebbe di di si, ma perché un attimo prima Nicolò ha rialzato ed è caduto lo stesso?). Cosa che ha ovviamente scatenato le tifoserie. Era una gara od una esibizione? Già perché questo da sola fa la differenza.
Perché se era solo una esibizione, la vittoria, il confronto, gli sfottò, su chi ha vinto e chi ha perso, semplicemente non hanno senso.
Ma non era una esibizione, era una gara. Vera. I piloti si sono schierati ed hanno dato il 100%. Qualcuno anche il 101%. E non è stato Marquez.
Marquez ha fatto…il Marquez, come Bagnaia ha fatto il Bagnaia, sempre in testa, calcolatore, preciso. Con uno Iannone in scia che - dategli il tempo di riabituarsi - farebbe ancora la sua figura in MotoGP.
Ho visto migliaia di gare, motomondiale, F1, e ovviamente anche esibizioni e in nessuna occasione ho visto piloti veri accontentarsi, perché se sei un atleta vero gareggi sempre per vincere. O dare la migliore dimostrazione di te stesso in quella occasione. Perché è così che si comportano i campioni.
Se infatti il terzo ed il quarto non dessero il massimo, che valore avrebbero il primo ed il secondo?
Ieri sono scattati i Giochi Olimpici, è stata accesa la fiamma. E la fiamma è questo: accendersi nella competizione. Dare il massimo. Il mio rispetto va a chi non si risparmia, a chi non si da per battuto, a chi nel nostro sport guarda per primo la moto dopo una caduta per capire se può ripartire. Magari per fare ultimo, però concludendo la gara. Perché bisogna sempre finire ciò che si è iniziato.
Per cui l’approccio giusto alla Race of Champions di ieri è giustamente rendere omaggio alle due sfide di giornata: quella fra Pecco e Andrea e la successiva, fra Nicolò e Marc.
Mi è piaciuto molto che Nicolò non abbia mollato nell’ultimo giro, nonostante fosse in evidente difficoltà ed in crisi di gomme. Aveva già rischiato poche curve prima, ma per lui - com’è evidente per chi ama questo sport - era una GARA, e dietro c’era Marquez, otto volte campione del mondo. Perché mollare?
Al contrario, gliel’ha resa difficile, ma è bastato arrivare un po’ largo alla ‘Misano’, lasciare la porta aperta e lo spagnolo si è infilato. Le sue parole nella conferenza stampa dicono tutto.
“Andrò da Nicolò e gli regalerò il casco che ho usato in gara – ha spiegato Marc - voglio chiedergli se vi è stato o meno un contatto, dato che non l’ho percepito. Ho solo sentito il rumore della moto in terra. Non so se ha frenato in maniera più aggressiva del solito per chiudere la linea, ma in ogni caso le gare sono le gare, e abbiamo avuto una conferma anche al via, dove è non mancato un contatto (fra Bez e Diggia N.d.R.). Nicolò stava facendo una bella gara e spero sia a posto”.
Gara. Marquez lo ha ripetuto più volte, e per dare maggior valore alla sua affermazione ha aggiunto: “Non ho problemi a riconoscere che ora Pecco è il riferimento della MotoGP e della Ducati. E’ un grande pilota dal quale cercherò di imparare, per avvicinarmi alle sue prestazioni il più possibile. Se avrei provato lo stesso sorpasso su Bagnaia? Certo, è stata una manovra naturale, nulla di folle. E’ una giornata di festa e mi dispiace che Nicolò sia caduto: quando metti dei piloti in pista l’adrenalina è alta, è una vera gara”.
Dunque, tifosi di entrambe le barricate, dovreste aver capito ieri perché Ducati ha ingaggiato Marc Marquez. Non un pilota a fine carriera, ma un fuoriclasse che la carriera ha rischiato di rovinarsela, ed in parte lo ha fatto, per tornare in sella a pochi giorni da un grave incidente, con un braccio rotto tenuto insieme da una placca e qualche vite.
Una follia? Certo, con il senno di poi, una vera pazzia. Ma era pazzo anche Katayama quando corse ad Abbazia con una clavicola fratturata, e Kevin Schwantz, e senza dubbio lo era anche Biaggi su Rossi a Suzuka e Rossi su Stoner a Jerez.
Ci piacerebbero il motociclismo e l’automobilismo se i piloti torcessero il polso o alzassero il piede? Non credo.
Qualche anno fa si accese una polemica se il motociclismo fosse o meno uno sport di contatto, come la boxe, la lotta, il judo. No, certamente non lo è ma i contatti avvengono anche nelle piste di atletica, e bisogna farci i conti. E quando avvengono sono la concatenazione di eventi. E’ questa la realtà, per chiunque abbia un po’ di esperienza.
E per chi si domanda il perché, vi invito alle lettura de La Rana e lo Scorpione ei Esopo. Un po’ di cultura (per chi sa capirla ed apprezzarla) non fa mai male.
Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: "Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda." La rana gli rispose "Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!"
"E per quale motivo dovrei farlo?" incalzò lo scorpione "Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!" La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione.
Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto. "Perché sono uno scorpione…" rispose lui "È la mia natura!"