Spero che non si dica che è roba da giornalisti, perché, invece, è la storia dello sport a ricordarlo. La rivalità eccita gli appassionati, ed è questo il sale delle sfide perché alla fine la competizione agonistica è una guerra sana. E come in tutte le guerre c’è bisogno del ‘nemico’.
O perlomeno quello che, come ci insegna tristemente l’attualità, è per definizione considerato il cattivo.
Non voglio risalire troppo indietro nel tempo, altrimenti chi non è appassionato di storia potrebbero annoiarsi, ma riandiamo con la mente al duello Valentino Rossi-Max Biaggi. Due grandi atleti, due fuoriclasse, e poca importa se Vale in MotoGP ha avuto più successi di Max.
Come ai tempi di Agostini e Hailwood o Ago e Paso, Giacomo e Phil Read, il bisogno di mettere due uomini uno di fronte all’altro è apparentemente una delle necessità dello sport.
Attenzione: questo non significa semplicemente opporre due protagonisti. Uno dei due deve essere il cavaliere nero, il rappresentante di una forza oscura, avrà sicuramente anche lui dei lati positivi, altrimenti non avrebbe la sua parte della folla ad incitarlo, ma il pubblico deve individuare nell’altro il rappresentante del bene, del giusto. Anche se poi una analisi profonda rivelerebbe a chi si fosse preso la briga di farlo, profonde identità.
Ecco perché gli attuali duelli, l’attuale dipanarsi del motomondiale, ha sì sfide, a volte belle ed interessanti, ma alle quali manca la profondità delle divergenze.
Quando Bagnaia batte Bezzecchi, o viceversa, sono due fratelli che si sfidano. Anche se il Bez si propone diverso con un dialogo più sguaiato rispetto al controllassimo Pecco.
E questo vale anche per Martin, che si pone come avversario, sì, implacabile, certo, ma con sussiego nei confronti di Pecco Bagnaia identificato come ‘caposquadra’, uomo a cui spetta di dimostrare di essere il reale proprietario del numero 1, mentre lui, Jorge, è semplicemente l’outsider, ma con rispetto.
Chi può identificarsi nell’uno o nell’altro, immagini riflesse nel medesimo specchio?
Il campionato 2022 era stato un po’ diverso con Enea Bastianini. Tutte quelle camminate di Tardozzi al muretto del Team Gresini lo avevano fatto identificare come la speranza bianca nel pugilato dei campioni neri. Il team satellite che sfidava l’ufficiale.
L’aspettativa dello scontro fra i due, ora nella stessa squadra, è evaporato nell’incidente fra Enea e Luca Marini e la sfida si è dissolta.
Con la decisione di Marc Marquez, invero unica, di abbandonare il colosso Honda per reinventarsi in quella che è una piccola squadra, ma fondata sulle spalle di quel piccolo gigante che è stato Fausto Gresini, addirittura ritrovando il fratello Alex, le tessere della grande sfida vanno al loro posto.
Già perché molti dei protagonisti della sfida 2024, Bagnaia, Bezzecchi, Morbidelli, tutti su Ducati, sono figli agonisticamente di Valentino Rossi, che i tifosi di Vale considerano anche ora che la polvere dello scontro si è posata, il ‘nemico’.
Ecco perché ogni battaglia per la vittoria, ogni staccata, ogni errore nel 2024 avrà un sapore diverso.
I figli dello Jedi in giallo saranno impegnati in una missione: impedire a Darth Vader, o all’imperatore Palpatin, di risalire su trono che considera suo.
Sarà una prosecuzione del duello Rossi-Marquez, ancorché in tempi diversi. Il riannodarsi di una storia che veramente non è mai finita con quell’offerta di una stretta di mano rifiutata al tavolo della conferenza stampa di Misano 2018.
E questa volta, alla soglia dei 31 anni, sarà Marquez il vecchio contro l’avanzare dei ragazzi.
E’ la storia che si ripete. Abbiamo bisogno di identificarci: c’era chi tifava Muhammad Alì, nella grande boxe e chi, più avanti, aspettava di vedere gli avversari crollare di fronte all’uomo più cattivo del pianeta, Mike Tyson.
Lo sport è un grande, unico, momento di catarsi per gli spettatori e per chi lo pratica. Espelle naturalmente, o essuda, se preferite, tutto il buono ed il cattivo che c’è in noi. Rendendoci migliori, alla fine.
E ora, scegliete la vostra parte di ring. Questo non farà di voi, i migliori o i peggiori. E’ lo sport, ragazzi.