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Il braccio di ferro fra Dorna e KTM conferma il peso della politica in MotoGP

Perché la Dorna non ha voluto dare a KTM altre due moto? Si potrebbe pensare che il rischio che Marquez abbandonasse la Honda fosse troppo alto. Una illazione? Forse, ma a pensare male spesso ci si prende quando è la politica a fare le regole

Il braccio di ferro fra Dorna e KTM conferma il peso della politica in MotoGP

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A pensare male si fa peccato, ma volte volte ci si azzecca. E la domanda alla quale vorremmo avere una risposta è questa: ma perché la Dorna non ha voluto concedere altri due posti a KTM?

La scusa, avanzata da Carmelo Ezpeleta è la possibilità, probabilmente vana, di una new entry fra le case. Ma perché? Si sarebbe potuto dare l’OK per i prossimi due anni, in attesa dell’entrata in vigore del nuovo regolamento che potrebbe portare all’ingresso di BMW nel 2027. Anche se è del tutto improbabile fintantoché la casa bavarese rimarrà ‘Official car’ della MotoGP con una pubblicità ottima ad un prezzo vantaggioso.

Dunque con un pensiero laterale la risposta potrebbe essere: perché con due moto in più per KTM esisteva la reale probabilità - non solo la possibilità - che Marc Marquez decidesse di lasciare la Honda. A quel punto l’HRC si sarebbe trovata quasi nell’impossibilità di proseguire nel suo impegno. Con Mir che fino a poco fa si è offerto in giro, senza successo e senza un pilota di punta.

Non è che così la situazione sia migliore in assoluto: la Honda, ancor più della Yamaha, dovrà uscire dalla sua profonda crisi tecnica per poter attrarre nuovi piloti, scaduto il lungo contratto con Marquez a fine 2024.

Anche la soluzione di riportare Iker Lecuona in MotoGP, è una coperta corta, perché lascia il team Superbike alla ricerca di un difficile sostituto, ma tant’è: di meglio sul mercato in questo momento non c’è.

Con questa spiegazione il braccio di ferro fra Dorna e KTM appare più comprensibile, ma ovviamente la società spagnola dovrà fare qualche concessione alla casa di Mattighofen, una delle quali, probabilmente, sarà l’aumento delle wildcard da tre a sei all’anno.

Del resto con l’introduzione della Sprint race, che dall’inizio dell’anno ha fatto più danni della grandine, la panchina lunga sta diventando una necessità anche per le altre Case.

La MotoGP, comunque, grazie alle novità, è diventato assolutamente un altro campionato. Con caratteristiche tecniche per le moto che vengono preparate appositamente per la gara breve e fisiche per i piloti, diverse.

Come se ad un mezzofondista si chiedesse di eccellere anche nello sprint.

E’ aumentata poi enormemente l’importanza della preparazione del team e nel contempo quella che è sempre stata una gara di velocità, relativamente lunga, appena poco più di 100 Km, è stata trasformata in due gare distinte: in una si premia lo scatto, come nei 100 metri. Nella seconda la consistenza. Con il bonus della pole position che vale doppio perché consente la partenza al palo in entrambe le sfide.

Una nuova realtà che ha annichilito in un colpo solo la mediaticità della lotta per la pole che oggi, al sabato, è superata dalla Sprint race. Nonostante il fatto che la sua importanza sia raddoppiata.

Ci si abitua a tutto, sia ben chiaro, e non si può nemmeno rimanere troppo attaccati alle vecchie usanze, però è indubbio che ormai la MotoGP attuale sia un esperimento in corso d'opera. Un qualcosa di non ancora compiuto che, ahinoi, non attira le nuove generazioni ed in qualche modo disturba le vecchie con un guazzarbuglio di regole applicate o disattese senza logica.

Per tutte le parti in causa è importante ricordare che il pubblico ama i personaggi, ama ed odia i serial winner, ed ha un disperato bisogno di antagonisti per identificarsi nell’uno o nell’altro. Ha bisogno di poter tifare. Lo sport deve mostrare dei valori importanti, da condividere, ma non è assolutamente un ‘vogliamoci tutti bene’. Al contrario è una guerra regolata e onesta. Il contrario della politica, che è spesso disonesta. Ricordiamocelo.

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