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Il 'lungo'di Bagnaia: considerazioni sul politicamente corretto

Pecco ritratta: dichiarazioni fuori dal contesto, ma non è vero. Le sue sono dichiarazioni corrette. Il punto è un altro: a meno di considerate l'intera MotoGP composta da tutti fuoriclasse, c'è bisogno di recuperare il valore del pilota su quello del mezzo

Il 'lungo'di Bagnaia: considerazioni sul politicamente corretto

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Com’era prevedibile, ogniqualvolta un pilota si lascia andare ad una dichiarazione un po’ meno scontata delle altre, nasce una polemica o meglio: si discute di quanto affermato. E come sempre c’è chi è d’accordo e chi meno.

Non ci sarebbe nulla di male. Purtroppo corollario di situazioni come questa, poi è la scontata affermazione di aver estrapolato ‘fuori dal contesto’ le dichiarazioni e quindi di avergli dato una valenza diversa.

A questo teatrino non si è sottratto Francesco Bagnaia che, accortosi di non aver rispettato la liturgia del politicamente corretto ha provato a saltare il fosso per lungo per correggere il tiro e lo ha fatto con i nostri cugini di Motorsport.com. Ma cosa aveva detto, innanzitutto?

Ecco qui le domande e le risposte incriminate, così come le abbiamo riportate:

Gli incidenti sembrano stare aumentando, secondo te perché?
“Da due anni si cerca di vincere al primo giro, anche chi non ha il potenziale per farlo cerca di superare 6 piloti in un giro. Non funziona così, siamo tutti al limite e siamo tutti in pista per raggiungere l’obiettivo massimo, ma se io freno già al limite, è sbagliato cercare di fare qualcosa di più. Gli incidente capitano maggiormente nelle prime fasi di gara perché c’è troppa agitazione. Bisognerebbe ragionarci su per migliorare la situazione perché così non è sicuro”.

Quale potrebbe essere la tua idea?
“Ormai tutti possono vincere, non ci sono più quei 6 o 7 decimi di differenza che c’erano in passato fra moto ufficiali e moto clienti, servivano a limitare gli incidenti. I Fantastici 4 (Rossi, Stoner, Lorenzo e Pedrosa ndr) erano i piloti più forti in assoluto, ma avevano anche le moto ufficiali, gli altri non avevano neanche il potenziale tecnico per stare davanti. Ora il livello è estremo, tutto è spostato verso il limite. Ogni pilota ha la possibilità per vincere, Augusto Fernandez oggi ha fatto 4°, è un campione del mondo ma è anche al debutto in MotoGP. Sicuramente il passo gara non è stato velocissimo, a parte quello che ha tenuto Bezzecchi, e questo ha fatto in modo che il gruppo sia stato unito. Secondo me bisognerebbe tornare ad avere un po’ di gap fra le moto ufficiali e quelle clienti, o trovare una soluzione per evitare certi incidenti”.

Pecco quindi, sulle sue stesse parole ha  puntualizzato: “Ciò che è stato pubblicato è fuori contesto a causa dell'interpretazione che alcuni ne hanno dato. Mi è stato chiesto di parlare di sicurezza e delle ragioni dell'aumento degli incidenti e ho semplicemente cercato di fare un'analogia, dicendo che prima non succedeva. Credo che anni fa ci fossero meno contatti perché c'era molta differenza tra i primi piloti e gli altri. Ora è tutto molto più compatto. Io stesso, che sono arrivato in MotoGP con un team satellite (Pramac), come posso suggerire di creare differenze tra le moto ufficiali e quelle satellite? L'aumento del numero di cadute è dovuto alla grande parità nel Campionato del Mondo. Siamo tutti più vicini e freniamo tutti al limite. Anche quando si parte dalle retrovie e si sa di non avere il passo per stare davanti, si cerca di guadagnare più posizioni possibili alla partenza per sfruttare al meglio le nuove gomme. Ecco perché ci sono così tanti incidenti nella prima parte della gara”.

A questo punto siamo noi ad essere un po’ confusi: in che modo è stata mal interpretata la dichiarazione di Pecco?

Noi leggiamo su Motorsport: “Dobbiamo recuperare un po' di quella differenza tra le moto ufficiali e quelle dei clienti, o trovare una soluzione per evitare certe situazioni”. Oppure, per esempio, su GPOne: “Secondo me bisognerebbe tornare ad avere un po’ di gap fra le moto ufficiali e quelle clienti, o trovare una soluzione per evitare certi incidenti”.

Frase leggermente diversa, identico significato. Dobbiamo recuperare un po’ di quella differenza tra le moto ufficiali e quelle dei clienti. Oppure: bisognerebbe tornare ad avere un po’ di gap tra le moto ufficiali e quelle clienti.

Dov’è lo scandalo? Peraltro: c’è sempre un po’ di differenza fra le moto ufficiali e quelle clienti, anche oggi, seppur minima. Per esempio l’anno passato nella prima parte di campionato la Desmosedici GP21 di Bastianini era più a punto della GP22 di Bagnaia, poi nella seconda metà di stagione la storia si è ribaltata.

Certo, oggi non è come nel 1980 quando, con una Suzuki RG 500 privata Franco Uncini arrivò quarto assoluto diventando il privato più veloce del mondo. All’epoca c’era grande differenza fra privati ed ufficiali, ma gli ufficiali erano pochi ed i privati tanti. E poi: all’epoca la Suzuki RG la acquistavi - ripeto acquistavi - dall’importatore locale. Il leasing nemmeno esisteva.

La storia attuale dice invece che i piloti ufficiali, nel nostro caso della Ducati, Bagnaia e Bastianini, hanno una specie di ius primae noctis sulle evoluzioni, mentre Pramac, VR 46 e Gresini ricevono aggiornamenti in base ai risultati dei singoli piloti.

Ma questo poi non è sempre vero perché, nel caso della Pramac per esempio, Johann Zarco si sobbarca a volte lo sviluppo dopo quello di Michele Pirro proprio per non far rischiare gli ufficiali.

Dunque: non è proprio che Pecco abbia detto una stronzata, come ha stigmatizzato Hervé Poncharal di Tech3, che avendo una lunga militanza come proprietario di un team privato, non vorrebbe essere nuovamente precipitato nel Bronx dei team satellite, anzi dei privati alla Uncini 1980. Ma quello è uno schema che non può tornare mai più.

Dunque, per la seconda volta: nessuna stronzata di Pecco, piuttosto una ovvietà perché se ci fosse maggiore differenza fra team ufficiali e satellite, probabilmente, come afferma Bagnaia “ci sarebbero meno contatti perché c'era molta differenza tra i primi piloti e gli altri”.

Il piemontese argomenta ancora: “l’aumento del numero di cadute è dovuto alla grande parità nel Campionato del Mondo. Siamo tutti più vicini e freniamo tutti al limite. Anche quando si parte dalle retrovie e si sa di non avere il passo per stare davanti, si cerca di guadagnare più posizioni possibili alla partenza per sfruttare al meglio le nuove gomme. Ecco perché ci sono così tanti incidenti nella prima parte della gara”.

Essendo giovane Pecco dimentica un’altra, enorme, variabile: le gomme. Nel passato privati ed ufficiali non disponevano delle stesse mescole e carcasse delle superstar. E gli pneumatici fanno la differenza, come concorderà Simon Crafar, attuale commentatore della Dorna che nel 1998, a Donington, inflisse una paga spaziale - 11 secondi! - nientemeno che a Mick Doohan azzeccando un paio di gomme Dunlop superprestazionali.

Dunque Bagnaia non ha bisogno di tirar fuori la classicissima “è stata estrapolata una mia dichiarazione fuori dal contesto”. La dichiarazione è stata quella, parola più, parola meno. Il significato, inequivocabile: se ci fosse una maggiore differenza fra moto ufficiali e private si rischierebbe di meno e non ci sarebbero i trenini.

Peccato che ormai, indietro non si torni. Dove invece qualche passo in avanti si può fare è sulla gestione di queste navicelle spaziali che si chiamano MotoGP. Moto superpotenti ma che, diciamo, consentono a quasi tutti i piloti che arrivano nella classe regina, gente dotata di grande esperienza di sfruttarle, diciamo, al 90/95% delle loro possibilità.

Ciò minimizza la differenza fra fuoriclasse e semplici campioni (in MotoGP pippe non ce ne sono) favorendo il tipo di gare a cui stiamo assistendo da qualche anno, con molti vincitori diversi in una stagione.

E che questo favorisca lo spettacolo, scusatemi, è tutto da dimostrare. Certo, fa piacere agli sponsor dei team satellite: come negare che la pole di Fabio Di Giannantonio al Mugello l’anno passato abbia favorito il team Gresini? Ma è tutto qui.

Il pubblico ama i serial winner, questa è la verità e dai vincenti si aspetta la riconferma. Quando questa non arriva è solo una delusione. Ma se l’intero apparato della MotoGP è stato portato per le orecchie a diminuire le differenze prestazionali fra le moto - a partire dalla centralina unica - di cosa stiamo parlando? Del nulla.

Pecco, non ti devi scusare di ciò che hai affermato, né correggere il tiro. Hai detto ciò che hai detto, non sei stato frainteso, hai dichiarato la pura e semplice verità. Le MotoGP, certe MotoGP, sono quasi tutte uguali e ciò è particolarmente vero per quanto riguarda le Ducati.

Ovviamente se Bezzecchi non disponesse di una Desmosedici così vicina come prestazioni alla tua, probabilmente al suo posto a vincere sarebbe stata un’altra marca. Magari, senza Ducati così forti sulla linea di partenza, via anche Martin e Zarco, avrebbe vinto Fernandez. E' ciò che vogliamo?

No. Ciò che il pubblico si aspetta è una sfida fra giganti. I soliti. Pesi massimi della MotoGP, non Carneadi. E a meno di considerate l'intera MotoGP composta da tutti fuoriclasse, c'è bisogno di recuperare il valore del pilota su quello del mezzo. perché il pilota, se è un fuoriclasse, una differenza la fa. E qui mi fermo.

 

 

 

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