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Max Biaggi applaude Dani Pedrosa: "un Campione fra i ragazzi"

"Ringrazio Max, ma non mi farò tentare da un ritorno: sono felice così. Per me e per la KTM avere due moto sul podio, con la mia molto vicina, è stato molto gratificante"

Max Biaggi applaude Dani Pedrosa: "un Campione fra i ragazzi"

E’ arrivato a Jerez con la wildcard di pilota collaudatore della KTM, Dani Pedrosa, ma fin dalle prime prove ha fatto subito vedere che non avrebbe recitato il ruolo di comparsa. Primo nella FP1, sesto in qualifica, sesto nella Sprint Race, c’era da domandarsi, ed infatti glielo abbiamo domandato, se non gli fosse balenata l’idea di un ritorno.

Non ci sarebbe nulla di strano: soprattutto fra le auto lo hanno fatto fior di piloti, da Niki Lauda a Michael Schumacher  a Freddie Spencer e per un pilota a cui è mancato solo il titolo mondiale nella classe regina…beh, perché no?

“No, le corse in auto non sono come quelle in moto - ha risposto quando glielo abbiamo domandato - sto bene così. Sono molto felice e mi piace molto quello che sto facendo, e anche nella Sprint mi sono divertito: ero sesto, ma ero vicino, ho visto Brad e Jack lottare lottare sino alla fine. Per me e per la KTM avere due moto sul podio, con la mia molto vicina, è stato molto gratificante".
 

Tutti attorno a Dani per sentire le sue impressioni: la KTM pende dalle sue labbra

“Non mi ha sorpreso - aveva già detto il giorno prima Max Biaggi vedendolo in azione durante le prove - è ciò che accade quando un Campione torna fra i ragazzi. Il Gran Premio sarà diverso, ma se entrerà nei primi dieci avrà fatto un grande risultato”.

L’omaggio di Biaggi è la conferma di un talento indiscusso: Dani del resto è stato stato pilota ufficiale Honda in top class dal 2006 al 2018, dove ha raccolto 31 vittorie in una carriera costellata di cadute con gravi conseguenze dipese dal suo fisico da fantino. E ciò nonostante ‘il piccolo samurai’, è stato a pieno diritto fra i protagonisti in una generazione di piloti che ha annoverato Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Marc Marquez. Come a dire: i migliori del decennio.

C’è dell’altro. In un’era, quella attuale, in cui si arriva in MotoGP senza aver vinto un titolo, lui non ci è arrivato per caso.

Pupillo di Alberto Puig che lo ha fatto debuttare con una Honda in 125 nel 2001, Dani ha vinto il titolo nel 2003 e, l’anno successivo, quello della 250. Il debutto in MotoGP ce lo ricordiamo tutti perché ebbe la sfortuna di tamponare e tirare giù il suo compagno di squadra Nicky Hayden rischiando di fargli perdere il mondiale, all’Estoril, in Portogallo.

In quella occasione, come in innumerevoli altre, Dani Pedrosa si è sempre comportato da campione e da uomo, senza mai innescare polemiche, tanto che si può affermare che nel corso della sua intera carriera non ha mai rinunciato all’onore per difendere una caduta, o un suo errore. Sempre pacato, sempre disponibile, mai acido, Dani anche quando ha deciso di separarsi dal suo mentore, Alberto Puig, ha evitato quella che sarebbe stata una facile polemica.

Poi, nel breve periodo, alla fine del 2013, in cui Puig è entrato in una zona d’ombra, Pedrosa e Marquez hanno formato una coppia incredibile per il team Repsol Honda sino al 2018. Anni in cui Marquez ha conquistato 5 Mondiali con Pedrosa al suo fianco: 2013, 2014, 2016, 2017 e 2018. Così che ora, dopo l’incidente di Marquez proprio qui a Jerez nel 2020, guardando ai due anni precedenti, dapprima a fianco di Jorge Lorenzo e poi del fratello Alex, c’è chi dice che Marc avesse bisogno di Dani per la messa a punto fine della Honda RC213-V. Una dote, quella di collaudatore, che a Pedrosa è stata sempre riconosciuta e conseguenza diretta di un fisico che non gli ha mai consentito di guidare di forza.

Per questo ai più è apparso incomprensibile quando, con Puig questa volta al timone del team HRC, la Honda dopo averlo spinto al ritiro ha deciso di rinunciare a lui anche come collaudatore. Una sfiducia dipesa sempre dal quel suo fisico da lanciatore di coriandoli che Nomura, allora presidente Honda, non riteneva adatto allo sviluppo della RC213-V.

Un pregiudizio che invece non ha avuto KTM che lo ha invece corteggiato e fortemente voluto per guidare lo sviluppo del suo progetto.
Alla luce di quanto abbiamo visto a Jerez, una scelta assolutamente azzeccata.

 

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