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MotoGP: I piloti chiedono chiarezza nelle regole: Dorna e FIM, tocca a voi!

Due parole di Paolo Simoncelli, incontrato a Portimao, ci hanno ricordato che il business non è tutto, che la vittoria non è tutto, che esistono delle responsabilità da prendersi e altre da delegare. E che forse è il momento per la FIM di prendersi le proprie responsabilità nella gestione di questo sport

MotoGP: I piloti chiedono chiarezza nelle regole: Dorna e FIM, tocca a voi!

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I piloti della MotoGP lo hanno detto chiaramente, ieri: bisogna che la FIM si svegli e applichi chiaramente un regolamento che è decisamente perfettibile.

Il problema è che non ci risulta che all’interno dell’organismo presieduto da Jorge Viegas si sia fatto molto per inserire figure con esperienza nel campo giuridico o dei media. Due settori in cui la Federazione Internazionale è decisamente carente.

Dopo aver firmato un contratto pluriennale con la Dorna, la FIM ha scaricato sulle spalle dell’organizzatore spagnolo praticamente quasi ogni responsabilità, finendo per finire a fare il passacarte, più che l’organo che dovrebbe preoccuparsi della ‘salute’ della MotoGP, che fra tutte le specialità del motociclismo è sicuramente il suo fiore all’occhiello. Quello che fa entrare nelle sue casse milioni di euro.

D’altro canto Viegas, sulle orme di Vito Ippolito, il precedente Presidente venezuelano, pur condividendo con lui un passato sportivo - Vito, figlio di Andreas, illuminato team owner degli anni ’70, Jorge addirittura ex pilota nelle classi intermedie - non è certo un uomo aggressivo. Ed invece probabilmente il motociclismo in questo periodo avrebbe bisogno di qualcuno che, pur con tutti i limiti di uno sport nelle mani della Dorna, prendesse maggiormente il toro per le corna. Ma per farlo avrebbe bisogno di collaboratori eccellenti: che non ci sono.

Ora però è il momento di svegliarsi: il caso della sanzione comminata a Marquez in Portogallo, mal scritta e foriera di dispute legali di cui lo sport farebbe volentieri a meno, è la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Le parole di Jack Miller sono una chiara indicazione sul da farsi

Senza entrare nel merito, ha ragione Jack Miller che ieri ha detto fuori dai denti che gli incidenti nel motociclismo capitano e capiteranno sempre, ma bisogna essere in grado di gestirli.

Ciò comunque che appare chiaro, dall’esterno, è che nella MotoGP i piloti non abbiano più un riferimento a cui rivolgersi. Voglio dire: nel passato (e scusatemi se ne parlo spesso) c’erano dei piloti-guida. Parlo di Barry Sheene, Kenny Roberts, Virginio Ferrari, molto attivi sul piano della sicurezza. Erano uomini che in pista non facevano sconti, ma che non avrebbero mai messo a repentaglio la sicurezza di un collega. Basti ricordare quanto si incazzò Roberts ad Anderstorp nel 1983 per un sorpasso di Freddie Spencer che lo mando fuori pista e per il quale, ma questo è un dettaglio, alla fine KR perse il mondiale.

Chi è oggi il leader fra i piloti? Nessuno. Non ce n’è. Ci sono stati troppi ritiri: Rossi, Dovizioso, Lorenzo, Pedrosa…anche se nessuno di loro poi, alla fine, ha mai ricoperto il ruolo che negli anni ’70 furono capaci di svolgere Sheene ed Agostini riuscendo a far eliminare il Tourist Trophy dal mondiale nel 1977 aprendo la strada al GP sul circuito di Silverstone.

Ma lo sapete perché oggi manca questa figura di leader? E’ semplice: perché il sistema FIM-Dorna fa di tutto (la prima non facendo nulla, la seconda mostrando il volto buono di chi ascolta) per non favorirne la nascita. L’assenza totale di risposte da parte delle Federazione e la figura di buon padre dei piloti di Carmelo Ezpeleta, finiscono infatti per scoraggiare la coesione. Ne abbiamo avuto un esempio ad Austin, anni fa, quando nell’occasione del disastro di Fukushima, Casey Stoner, l’unico che si opponeva fortemente al Gran Premio, fu ‘assediato’ finché capitolò.

Oggi il problema è che ai piloti manco il bersaglio contro cui scagliarsi

Il problema non può essere la mancanza di solidarietà, quando mai i piloti sono stati tutti d’accordo? Parliamo pur sempre di grandi rivalità. Il fatto è che nel passato c’era una istituzione contro cui sollevarsi: era la FIM. Ingaggi bassi, circuiti troppo pericolosi, c’era un ‘nemico’ comune contro il quale allearsi. E l’allora presidente, Nicolas Rodil Del Valle, il dittatore da abbattere.

Oggi manca il bersaglio: Jorge Viegas è persona amabile, ma nonostante sia un ex pilota forse è troppo distante dai piloti di oggi. E Carmelo Ezpeleta è un manager troppo astuto per mettersi in mezzo. E’ un mediatore…che alla fine però decide da solo. Il caso della Sprint Race è emblematico: se avesse veramente coinvolto i piloti sarebbe stato un tiremmolla. Ha deciso, mettendo tutti davanti al fatto compiuto. Mossa abile, sia essa condivisibile o meno.

Simoncelli: "ormai conta solo la MotoGP, vogliono far fuori Moto3 e Moto2 è chiaro"

I fatti di Portimao, però, ci portano, anzi ci riportano alla realtà di una gestione sportiva lungi dall’essere sufficiente. La Dorna non può fare tutto, nonostante abbia fatto molto. E l’IRTA non è più l’associazione che conoscevamo. Nata per tutelare gli interessi dei team. Basti pensare al fatto che la maggioranza delle squadre che la rompono siano della Moto3 e Moto2, che contano sempre meno. Anzi nulla.

Paolo Simoncelli, incontrato passeggiando nel paddock è stato sincero e brutale come è sempre: “ormai conta solo la MotoGP, ci vogliono fare fuori, è ormai chiaro - ci ha detto, aggiungendo - ma io amo questo sport e finché sarà possibile ci sarò”.

Ecco, gli uomini come Simoncelli sono rari, oggi, e non solo nel nostro sport. Anche nella vita. Bisognerebbe pensare che il business non è tutto, che la vittoria non è tutto, che esistono delle responsabilità da prendersi e altre da delegare. E che forse è il momento per la FIM di prendersi le proprie responsabilità nella gestione di questo sport.

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