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Chi ha ucciso la MotoGP? Il mondiale scatta a Portimao, ma il via è al buio

Oggi il principale quotidiano sportivo italiano, la Gazzetta dello Sport, non dedica spazio alla presentazione del team satellite Aprilia, il Corriere dello Sport fa un colonnino. Quelli politici tacciono, ormai da anni. La MotoE si affida ad uno Youtuber. E Sky, che ormai si è accorta dell'andazzo manderà in streaming ed in chiaro su Youtube la Sprint race

Chi ha ucciso la MotoGP? Il mondiale scatta a Portimao, ma il via è al buio

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Cinque giorni all’alba, il GP inaugurale del 2023, a Portimao. Anzi quattro perché sabato ci sarà il debutto della Sprint Race. C’è eccitazione, attesa, paginate nei quotidiani per lanciare la MotoGP? Macché!

Sul Corriere dello Sport c’è un colonnino per la presentazione (virtuale, sia mai!) del team satellite dell’Aprilia che quest’anno si presenta anche con uno sponsor italiano, Sterilgarda, mentre la Gazzetta dello Sport decide di ignorare completamente lo svelamento di una squadra che è anche italiana.

Sui media mainstream c’è solo la F.1, anzi sarebbe meglio dire c’è solo la Ferrari, partita malissimo in entrambi i Gran Premi che ha disputato. Si parla, ma guarda un po’ di Vasseur, di Alonso, ci mancherebbe altro, e si da spazio persino ad una richiesta di dati rubati in un cyberattacco alla Ferrari. Ma di MotoGP nemmeno l’ombra.

Eppure la MotoGP parla, e molto, anche italiano: ci corrono Ducati ed Aprilia, il campione del mondo è Pecco Bagnaia, e vabbè che è sabaudo, ma Torino una volta è stata anche capitale d’Italia se ben ricordo.

Addirittura, cari Direttori di quotidiani, ci sono sei piloti italiani in lizza per il titolo e complessivamente sono 12 le moto italiane in pista, 8 Ducati e 4 Aprilia.

Non so ancora chi troverò in sala stampa giovedì, mi auguro di vedere molti colleghi con cui condivido passione e nazionalità, ma già so che dei quotidiani politici ci sarà sicuramente Matteo Aglio per La Stampa. Perché scrive per GPOne. Poi vedrò quasi sicuramente Massimo Calandri de La Repubblica, irreversibilmente contagiato dalla passione di Carlo Pernat. Spero però di non fermarmi qui.

Ricordo, perché batto i circuiti da molto tempo, che durante il biennio dei successi di Marco Lucchinelli e Franco Uncini, trovavo tutti i quotidiani, persino Il Tempo ed il Messaggero. Eravamo una bella pattuglia.

E’ vero, non c’era internet ed i siti web come GPOne.com, per cui se volevi le notizie dovevi procurartele sul campo. Oggi è più semplice, ma non per questo il motociclismo deve uscire dall’orizzonte degli eventi come sta accadendo.

Venerdì scorso ero a Vallelunga per la presentazione del Mondiale MotoE ed ho ascoltato Claudio Domenicali mentre chiacchierava con i suoi ospiti, visto che è Ducati a fornire il prototipo elettrico: “pensate, quest’anno parteciperà un pilota Youtuber molto bravo, Luca Salvadori - diceva il Ceo (lo so ascoltare è maleducazione), e poi aggiungeva - i miei figli ora ne parlano e lo seguiranno. Fino all’anno scorso nemmeno sapevano cosa fosse la MotoE”.

Giusto, Claudio e bene avete fatto visto che tra l’altro nel mondiale MotoE sono coinvolti anche colossi come ENEL e MICHELIN, ma (provare) a centrare un bersaglio, cioè il campionato elettrico, per cavalcare un trend, l’elettrificazione, che sembra dover salvare il mondo, accorgendosi poi che il core business, quello che ha portato Ducati al record di fatturato, è disatteso, mal seguito, addirittura ignorato, come ti fa sentire?

Ehi, parliamo poi dell’unica casa che quest’anno ha avuto il coraggio di fare una presentazione come Dio comanda e che quanto a marketing può insegnare molto anche a diverse case automobilistiche. Ma gli altri? Cosa fanno, cosa stanno facendo Honda e Yamaha e un po’ anche KTM ed Aprilia per promuovere il campionato?

Non lo so. A me sembra che stiamo facendo poco, molto poco. Ho solo un filo di speranza vedendo che la Dorna, a lungo ostinatamente repressiva, si sta aprendo al mondo nuovo. E spero che non sia troppo tardi. Spero anche che i piloti, le case, i team, comincino ad esprimersi come questo sport merita: con semplicità e coraggio, magari in direzione ostinata e contraria, come cantava Fabrizio De Andrè. Perché il motociclismo è uno sport giovane e per i giovani.

Campioni delle due ruote: Ayrton Senna, Michele Alboreto, Alain Prost, Nigel Mansell non erano personaggi politicamente corretti. Ricordatevelo quando rispondete alle domande dei giornalisti. E questo vale per manager e team manager. Forse allora i quotidianoni si accorgeranno del motociclismo e se mi parlate di dare il buon esempio, per quanto riguarda il calcio, sport sovrano, basta lui da solo a dare quello cattivo.

Sono deluso dalla posizione attuale del motociclismo. Era, forse, uno sport povero quando Roberto Gallina si spostava con una corriera e sua moglie Gabriella cucinava la pastasciutta, ma ci ha dato due mondiale, con Marco e Franco nel 1981 e 1982.

Ora forse siamo uno sport ricco, ma temo che gli investimenti stiano andando nella direzione sbagliata perché c’è meno spazio sui giornali, meno spettatori nei circuiti, non siamo argomento di conversazione e c’è bisogno di uno Youtuber - che a me piace personalmente, vorrei fosse chiaro, perché apprezzo il talento - per far parlare della MotoE nonostante dietro ci siano stati begli investimenti.

Qualcuno si chieda dove stiamo sbagliando. E, ovviamente, mi auguro di essere Cassandra, e spero in questo fine settimana di vedere paginate e paginate, servizi in TV, spero vivamente di essere smentito. Intanto Sky di qualcosa si accorge e decide di trasmettere in chiaro, su Youtube, la prima Sprint Race dell'anno.
Quousque tandem abutere, Catilina*, patientia nostra?

*Mettete qui i nomi di chi ritenete responsabili della attuale disaffezione.
 

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