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Incidenti di...percorso, perché ha ragione Bautista ma anche la Carrasco

Lo scambio di accuse fra Ana ed Alvaro per la scivolata di quest'ultimo a Jerez ci fa tornare in mente Silverstone 1982 e la collisione fra Sheene e Igoa: non possono stare in pista contemporaneamente mezzi e piloti troppo diversi nelle prestazioni

Incidenti di...percorso, perché ha ragione Bautista ma anche la Carrasco

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La recente polemica fra Ana Carrasco e Alvaro Bautista, per la scivolata del ducatista causata, secondo lui, dalla eccessiva differenza di velocità fra la sua Ducati V4R  e la Yamaha R6 standard di Ana mi ha fatto venire in mente quando si pensava meno alla sicurezza.

Era il 1982 e prima del Gran Premio di Silverstone erano state ‘organizzate’ delle prove libere - un track day, secondo le attuali denominazioni - alla quale parteciparono, tutti assieme, piloti di varie categorie del mondiale.

Immaginate la differenza di velocità ed accelerazione, le diverse traiettorie, così accadde che Patrick Igoa, in sella ad una Yamaha 250 urtò un altro concorrente e la sua moto rimbalzò in pista dove venne urtata da Jack Middelburg e centrata in pieno da Barry Sheene che sopraggiungeva con la sua Yamaha 500.

Barry, come sempre, riportò diverse fatture e, una volta uscito dall’ospedale, si lamentò del fatto che gli organizzatori lasciassero provare assieme moto così diverse per quanto riguarda velocità ed accelerazione.

Non stiamo parlando di capacità dei piloti: il francese Igoa non era un fermo, ma di differenza di prestazioni fra una 250 ed una 500 che, se la rapportiamo ad oggi, è un po’ quella fra una SBK è una SSP.

Se poi sopra ci mettiamo piloti di differenti levature, il divario cresce ancora. Non entriamo nel merito del caso in questione, se abbia ragione Ana che nel suo miglior giro ha preso oltre 10” dal leader, o Alvaro.

Quel che è certo è che far scendere in pista piloti in sella a mezzi con disparità di prestazioni così evidenti è foriero di incidenti. Cinque secondi, che è il distacco medio di una SBK da una SSP è ancora una differenza affrontabile, dieci secondi probabilmente no.

Ovviamente Ana Carrasco non è un pilota amatore, ed al di là del mondiale vinto, sa dove si mettono le ruote in pista, ma anche Bautista ha ragione perché trovarsi di fronte un pilota che gira dieci secondi più lentamente è un problema. Un problema che va affrontato velocemente e che può dare luogo ad incidenti, anche gravi.

Recentemente sono stato teste tecnico in un processo causato da una collisione fra due piloti in un campionato minore, dovuta ad un rallentamento dovuto ad un problema meccanico. Erano prove ufficiali e sappiamo che si spinge al massimo e qualunque imprevisto ha a che fare con i tempi di reazione.

La Yamaha 500 di Barry Sheene portata via dal carro attrezzi. Nella foto di copertina l'articolo su The Times che ricorda lo schianto

L’imprevisto deve il suo nome proprio alla…imprevedibilità. Il che include essere impreparato alla rapidità con la quale si raggiunge un’altra moto mentre ci si approccia alla staccata. I motivi possono essere tanti: un guasto, ma anche la differenza di velocità massima, o un anticipo sensibile del punto di frenata.

Personalmente non rimango mai stupito quando due campioni duellano in curva, ma dal fatto che si fidino così ciecamente l’uno dell’altro mentre si approcciano al punto di staccata. Lì la differenza di un metro appena può significare la collisione.

O una caduta nel tentativo di evitarla.

Per questo far girare assieme mezzi molto diversi, o piloti di differente esperienza e velocità è un errore. E naturalmente il sesso dei piloti coinvolti non c’entra nulla.

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