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Il brivido, ma non il rischio: lo show della MotoGP è solo una gara tattica

La velocità inganna chi non la fa. Noi sul pizzo della sedia, loro 'in controllo'. Ma va bene così, con i trenini stile Moto3. Marc: "mi sono divertito, ma siamo andati piano, per questo sono stato lì davanti". Rins: "Quando sono arrivato nel gruppo di testa ho realizzato che il passo fosse più lento di quanto mi aspettassi"

Il brivido, ma non il rischio: lo show della MotoGP è solo una gara tattica

Non si correva dal 2019 a Phillip Island, così per mano, anzi manetta, di Jorge Martin è caduto il record sul giro che apparteneva a Jorge Lorenzo dal 2013 in 1.27.899. Martinetor lo ha portato a 1.27.767 che a ben guardare è un passo in avanti minuscolo tenendo conto che sono passati 9 anni dal tempo-mostre di Jorge e tre dall’ultimo GP in terra australe.

Ma insomma questa MotoGP fa passi avanti o no? La domanda non è peregrina se, un occhio alla classifica di oggi evidenzia che il tempo totale sulla distanza della vittoria di Alex Rins con la Suzuki è superiore a quello totalizzato da Marc Marquez nel suo ultimo successo sull’isola, nel 2019: 40’43”729 per il Marcziano, 40’50”654 per Rins.

Per carità, è sempre difficile paragonare un Gran Premio ad un altro, perché ci possono essere mille variabili, ma se pensiamo che tre anni fa Marc se la prese comoda dando all’arrivo oltre 11 secondi al secondo, Cal Crutchlow, si potrebbe aggiungere che Marquez probabilmente potrebbe anche essere andato più forte, in quella occasione.

E questo ci fa pensare a quanto ha detto, oggi, Alex Rins al termine della sua vittoriosa cavalcata con 7 piloti in trenino che hanno terminato la sfida racchiusi in meno di un secondo.

“Quando sono arrivato nel gruppo di testa ho realizzato che il passo fosse più lento di quanto mi aspettassi ed ho cercato di portarmi subito in testa alla gara”.

Più lento. Sempre veloce, eh, ma non tirando al limite. Ritmo maratona, diciamo. Roba da Moto3. Appunto.

“Era da tempo che non si vedeva una gara così combattuta dall'inizio alla fine, sembrava di essere tornati ai tempi della Moto3”, ha infatti chiosato Rins.

Ecco, questa è una cosa che mi fa pensare. Ogni gara è diversa, certo, e la Michelin aveva avvertito tutti fin dall’inizio di stare attenti alle gomme, ma l’impressione è che oggi sia stata più una gara tattica che una alla morte. Ed infatti, se si eccettuano le cadute di Quartararo e Morbidelli, che evidenzia in quale crisi sia la Yamaha, e a parte la sbocciata di Alex Marquez su Jack Miller non ci sono state cadute.

Ragazzi, non massacratemi e ragionate prima di sparare bordate: oggi sono andati piano.

Ehi ehi, lo so: qui l’ultimo classificato è un razzo-missile che guida una moto con circuiti di mille valvole ma c’è una unica differenza, rispetto al 2019, tenendo conto che Mazinga-Dall’Igna nel frattempo ha aggiunto anche l’alabarda spaziale alle Ducati: manca qualcuno che lì davanti abbia abbastanza fiducia di sé da spalancare tutto senza tenersi alcuna riserva.

E concludo con questa osservazione, che non è mia.

“Mi sono divertito nel 2020 a Jerez, penso che quella sia stata la migliore gara della mia carriera. Peccato per come è finita, ma era stata la mia migliore dal punto di vista della prestazione. Anche oggi mi sono divertito, ma devo essere realista. Oggi il passo è stato molto lento e questo mi ha aiutato a restare davanti con gli altri”.

Ora tocca a voi trarre le dovute conclusioni su questi ultimi tre anni. Sipario.

 

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