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From Hero to Zero: la (brutta) storia di Gardner e Fernandez

Remy e Raul solo gli ultimi due giovani bruciati dalla (mala) gestione dei team satellite della MotoGP, succubi delle Case, per la corsa verso la classe regina. Aggiungiamo Darryn Binder e proviamo a capire cosa non funziona nel Circo della MotoGP che non protegge né porta avanti i suoi campioni

From Hero to Zero: la (brutta) storia di Gardner e Fernandez

Massì, bruciamone un’altro, tanto cosa vuoi che sia?
Sembra essere questo il minimo comune denominatore del management attuale della MotoGP. Fatta, ricordiamo, da team che al di fuori delle Case ufficiali, delle squadre vere hanno poco, a cominciare dalla gestione dei propri piloti, che non decidono, affidandone gli ingaggi alle Case madri, appunto.

Del resto questa è la risultanza della gestione più generale dell’intero Circo, che poggia interamente sulle spalle delle Dorna che garantisce il pagamento delle moto. Così ai team cosiddetti satelliti - a diverso livello, fortunatamente - non resta che coprire le spese di gestione: Hospitality, tecnici, meccanici, viaggi. Tanto tutto il resto è nelle mani di Dorna, che paga le moto - direttamente alle Case questo è bene sottolinearlo - ed alle fabbriche che ingaggiano i piloti preferiti ‘parcheggiandoli’ nelle loro sottostrutture.

Un esempio. Ieri si è corso il GP d’Austria che, al di là di ciò che è successo in pista, ci ha offerto una immagine di ciò che avviene nel paddock dove stanno per essere bruciate tre carriere agli inizi. Alla certezza che Darryn Binder, attualmente nel team WithU Yamaha, dovrà cercarsi un posto in Moto2, si è aggiunto Remy Gardner che assieme a Raul Fernandez formava la squadra di debuttanti nel team Tech3.

KTM al campione del mondo della Moto2 Remy Gardner: sei libero

Al figlio del grande Wayne, iridato in 500 nel 1987, è stato infatti comunicato ieri che anche se Miguel Oliveira, già opzionato da Aprilia per il team satellite, non dovesse accettare l’offerta di KTM che rinominerà la squadra francese con le livree GasGas, dovrà considerarsi libero. Dopo un solo anno, con un titolo iridato Moto2 alle spalle e senza aver avuto la possibilità, con una moto scarsamente competitiva, di dimostrare il suo valore.

Una sorte toccata anche, ma con un inizio diverso, a Darryn Binder che senza aver fatto sfracelli in Moto3 alla fine del 2021 è stato offerto il posto in squadra addirittura in MotoGP al fianco di Dovizioso per l’unico motivo di avere un contratto già firmato per il team di Moto2, poi soppresso di Petronas.

Fernandez, vicecampione della Moto2, qui in Austria davanti ad Andrea Dovizioso

L'unica logica del Circo finora è stata una corsa dissennata verso la MotoGP

Forse solo Raul Fernandez, che per rompere il contratto con KTM dovrà rassegnarsi a pagare una penale, cadrà in piedi, ma le considerazioni fatte sopra non cambiano.

Con questa ‘politica’ dei giovani, dove fino ad oggi l’unica logica è stata una corsa dissennata dalle categorie inferiori verso la MotoGP, non lamentiamoci se la classe regina del motociclismo non ha personaggi. Un personaggio, infatti, per diventare tale deve poter mostrare il suo carattere, non solo in pista. Una cosa che polli allevati in batteria quali sono molti dei piloti delle categorie inferiori non possono permettersi. E senza carattere non si diventa personaggi. A meno che esserlo si riduca ad avere dei bei colori su casco e tuta ed un numero di gara alla quale rigorosamente non si vuole rinunciare, anche se in carriera non si è mai raggiunto traguardi importanti.

Attualmente Darryn Binder, Gardner e Fernandez hanno, rispettivamente, 10, 9 e 5 punti e sono terzultimo, penultimo ed ultimo del mondiale MotoGP se escludiamo dal computo Bradl, Pirro e Savadori che gareggiano nel ruolo di collaudatori.

Sono così scarsi Gardner, Fernandez e Darryn Binder? Forse meno di quanto sembrano

Sono così scarsi, questi tre? E se si perché gareggiano nella classe regina che attualmente ha un ‘livello altissimo’, come si continua a dire, pur non presentandosi con la valigia?
Non sarà forse che hanno avuto la sfortuna di approdare in squadre poco o nulla competitive? Noi scommetteremo su questa seconda opzione. C'è anche l'esempio di Iker Lecuona, scaricato dalla KTM che ora sta facendo meglio di quanto abbia fatto Bautista con la Honda in Superbike.

L’unico lato positivo della attuale situazione, determinata anche dalla malaugurata uscita della Suzuki, è che nel 2023 forse non dovrebbero esserci rookie. A meno che HRC non decida di sostituire Nakagami con Ogura o Chantra nel team LCR.

Questo consentirà ai sopravvissuti di farsi un po’ di esperienza. Un risultato difficile da ottenere in uno sport che ha corso dissennatamente verso lo Star System senza averne lo stato, sulle spalle di grandi campioni ed autentici fuoriclasse scomparsi i quali la MotoGP ha perso i suoi riferimenti. Semplicemente oggi non c’è più quasi nessuno da tifare e gli spettatori vanno ai Gran Premi per questo.

Se persino Fabio Quartararo attende con ansia il ritorno di Marc Marquez per potersi ‘pesare’ contro di lui, di cosa stiamo parlando?
Se volessimo fare veramente un favore alla classe regina, dovremmo favorire la crescita delle squadre, lasciando libera solo la fornitura di motori. E’ vero, le prestazioni sarebbero meno livellate, ma che importanza avrebbe?

***Comunque ieri al Red Bull Ring i primi 10 classificati sono finiti nell’arco di 17 secondi, che è il tempo che più o meno mediamente separava i primi dieci nel 2000 quando c’erano ancora le 500 2T.***

Una volta un pilota privato con talento poteva pensare di fare carriera con una Suzuki privata, pensiamo a Franco Uncini 4° assoluto nel mondiale nel 1980. Oggi un due volte iridato come Alex Marquez è arrivato 14° a quasi 27” con la Honda. E Vinales, terzo a Silverstone, ha fatto solo 13° a 20” dal vincitore. Continuiamo pure a dire che questa è la MotoGP più competitiva di sempre, e che il pilota nel motociclismo fa ancora la differenza. Che sono necessarie tante moto ufficiali per pareggiare lo schieramento, quando sappiamo perfettamente che con l’aumento delle complicazioni e sempre di più il team (e la Casa ufficiale con il suo supporto) a fare la differenza. Continuiamo a prenderci in giro. A perdere giovani. A non avere personaggi. Gli anglosassoni dicono: from Zero to Hero. La MotoGP funziona al contrario: from Hero to Zero! Ma perché dovrei tifare un pilota che una settimana è un eroe e quella successiva è uno zero?

(Nella foto, per chi non lo riconoscesse, è Remy Gardner, campione mondiale uscente della Moto2 la cui carriera è a rischio dopo una stagione in sella alla KTM del team satellite Tech3, nel quale non ha brillato nemmeno il vicecampione del mondo della Moto2 e suo ex compagno di squadra Raul Fernandez che l'anno passato era visto come una stella nascente. I due nel 2021 hanno collezionato 13 vittorie e 24 podi su 18 GP complessivamente)

 

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