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A.A.A. Cercasi serial winner disperatamente: la MotoGP è senza un protagonista

Non c'è da stupirsi se tutti pendono dalle labbra di Marquez: basta un suo post sui social e ecco che siamo qui ad attendere il ritorno del messia. Del resto con 9 piloti diversi su tre GP diversi, qualche dubbio viene

A.A.A. Cercasi serial winner disperatamente: la MotoGP è senza un protagonista

Nove piloti diversi sono saliti sul podio delle prime tre gare. Ciò significa che nessuno si è ripetuto e questo mondiale è ancora in cerca d’autore.

C’è chi, in questo, vede un segno straordinario della durezza del campionato che, on any given Sunday, vede tutti i piloti incredibilmente vicini fra di loro, divisi da pochi decimi o centesimi.

Sarà, ma per noi è semplicemente il segno di moto ormai veramente tutte molto vicine fra di loro, con prestazioni plafonate da mille accorgimenti tecnici grazie ai quali la maggior parte dei piloti della MotoGP - che vi arrivano, bisogna dirlo, da una buona selezione - riescono a sfruttarle al massimo.

Il sistema  moto-elettronica unica-monogomma-concessioni funziona. E funziona così bene che finalmente anche l’Aprilia è riuscita a cogliere la sua prima vittoria nella classe regina. Un risultato eccellente che d’altra parte conferma che se metti un ‘pacer’ davanti al gruppo dei front runner, anche un modesto maratoneta riesce a tenere il passo dei migliori. Intendiamoci: non è colpa dell'Aprilia, le attuali regole sono una specie di pareggiamento.

Ma va bene così…o no? Perché abbiamo già visto che ogni volo pindarico - guardiamo il caso dello shapeshifters anteriore della Ducati - può essere abbattuto dal fuoco di contraerea delle altre Case. Ormai neppure la regola della unanimità nelle votazioni che la MSMA si era data per evitare che potesse essere bloccata a maggioranza qualsiasi fuga tecnica in avanti, conta più: il ’supervoto’ della Dorna nella GP Commission la ha azzerata.

A questo punto l’unica differenze sullo schieramento di partenza è il layout dei motori: quattro cilindri in linea o a V. Un po’ poco.

Però, dicono, così lo spettacolo ne guadagna. A noi non sembra. E oggi ci troviamo di fronte ad una classifica mondiale il cui leader è, meritatamente sia ben chiaro, Aleix Espargarò, con appena 45 punti. Un pilota sempre veloce in prova ma che in carriera non ha raccolto molto: questa è stata la sua prima vittoria in MotoGP.

Alle sue spalle Brad Binder e Enea Bastianini.

Ed i campioni del mondo dove sono? Beh, Marc Marquez a casa, come sappiamo, anche se non ci stupiremo di rivederlo ad Austin domenica prossima. Anzi il suo post social ha messo tutti in fibrillazione. Poi c’è l’iridato uscente Fabio Quartararo quinto (a -10 punti) dietro ad Alex Rins e Joan Mir sesto (a -12).

Marc, dicevano, è 15° a -34 punti dalla vetta dopo aver saltato due gare su tre.
E poi ci sono i dispersi in azione: Jack Miller (11°), Morbidelli (12°), Vinales (13°), Bagnaia (14°). Tutti piloti che hanno vinto Gran Premi, mica delle comparse.

Dunque spiegatemi: voi fate il tifo per i migliori o per gli outsider? Volete che i fuoriclasse si battano l’uno contro l’altro o vi accontentate di vedere sempre vincitori diversi di cui il pubblico, ma spesso anche gli appassionati, sanno poco o nulla?

Oggi inneggiamo all’Aprilia, che non ha mai vinto nella top class, due settimane fa abbiamo detto quanto sono fighi quelli della KTM che durante l’inverno non avevano mai alzato la testa e alla prima di campionato ci siamo strappati i capelli per la Ducati dell’anno prima che nelle mani di Enea Bastianini a Losail ha fatto una bellissima gara.

Nel frattempo, a sprazzi, si fanno vedere un po’ tutti: Darryn Binder all’esordio dalla Moto3, Luca Marini, Marco Bezzecchi. Le uniche certezze in fondo al gruppo sono Andrea Dovizioso, Raul Fernandez e Remy Gardner ma non ci crediamo: vedrete che la gloria arriverà anche per loro. Devono solo saper attendere. Nella MotoGP di oggi conta la situazione: a Rio Hondo abbiamo avuto l’aereo cargo che non è arrivato, a Mandalika la gomma di legno, come diceva Capirossi. Basta saper attendere.

Siamo sicuri che è questa sia la MotoGP che vogliamo? Una MotoGP che fa sussultare i telecronisti come sedicenni eccitate quando una moto si imbiscia un po? Perché queste MotoGP non devono ‘muovere il culo’, come amava dire Marco Lucchinelli, macché! Devono andare dritte come un fuso.

Ormai, ma qui si deve dire fortunatamente, nemmeno le cadute creano pathos. Le gomme mollano ad angoli incredibili quando il pilota è già in terra. Solo Marc Marquez, bontà sua, riesce a stupirci e spaventarci con botti da anni ’80. Non sarà perché cerca di fare ciò che nessun altro prova a fare? Boh, rimane un punto interrogativo.

Ma ve lo ricordate quel Gran Premio di Spagna del 2020, quando a Jerez Marquez faceva un altro sport prima della rovinosa (e sfortunata) caduta che lo tiene lontano dalle piste da due stagioni, praticamente?

Ormai, ma speriamo di sbagliarci, quel Magic Marc non esiste più ma se fossimo semplicemente in un’era di passaggio. In attesa del prossimo fenomeno?
A.A.A. Cercasi serial winner. Disperatamente.

P.S. Non fate finta di non capire: la MotoGP con il cappio al collo non serve a nessuno. E' troppo cervellotica. Apparentemente è più difficile metterla a punto che guidarla. E' fatta per far godere tutte le case, una volta per una.

 

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